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Vasco Rossi e Ligabue, sfuriata su Facebook: “Basta con i confronti!”

scritto da Alice Ziveri

Da tempo, ormai, i media hanno iniziato una sorta di sfida virtuale fra i due cantanti rock più amati dagli italiani, Vasco Rossi e Ligabue.
Un confronto che a nessuno dei due è mai andato giù, una sfida volta a fare vendere i giornali che fa passare in secondo piano la musica. Sabato, Vasco si è espresso sulla sua pagina Facebook con un lungo scritto, uno sfogo scaturito dall’ennesima manfrina, questa volta in casa Chiambretti: “Dopo la polenta e i tortellini, ecco Vasco versus Ligabue”.
“E noi…ancora con i falsi patetici e tristi sorrisi sulle labbra a fare finta di niente” scrive Vasco, “mentre tutto il lavoro, la passione, l’amore, l’entusiasmo, le lacrime, il sangue e il sudore, la sofferenza, l’angoscia, la rabbia e la soddisfazione che mettiamo nel nostro “mestiere” viene sostituito da una stupidaggine, da un commento superficiale, da un insulto ipocrita, da una risata, da quantità di vendite, di spettatori, di capelli in testa, da abitudini, da comportamenti, da antipatie e dalla bellezza di una cintura per chitarra, o dal e dalla sarcasmo del conduttore, che alla fine decreterà che comunque siamo poi quasi alla pari, uno ha più capelli e l’altro più danni……cancellando così anni di musica e passione”.Rimarca poi come sia solo “un appiattimento banale e volgare” quello di mettere a confronto l’opera di due artisti, che non fanno quello che fanno per cimentarsi “in delle gare o in delle corse”. Rinnova poi la sua stima per Ligabue, nella diversità e nelle somiglianze: “E poi siamo completamente differenti… io della generazione di sconvolti, lui di quella dei disperati… io col mio rock disperato, e lui con il suo rock confortante. Siamo vicini di casa ma molto distanti nel tempo. Diversi di carattere e di modi di fare. Non ci vogliamo affatto male. Lui fa la sua musica, io la mia… Per quel che ci conosciamo devo dire che ci siamo sempre trovati d’accordo su tutto. Compreso quello di fare musica diversa e non suonare mai insieme dal vivo?!! Ci siamo sempre rispettati. E nei momenti importanti lui c’è sempre stato e io non dimentico”.
Anche Ligabue ha detto la sua, sottolineando come per anni abbia ripetuto decine e decine di volte le stesse risposte alle stesse domande insistenti, a proposito di questa fantomatica sfida, ingoiando e capendo che è quello che fa vendere i giornali.
“Per otto anni, prima di vivere di musica, ho fatto mestieri di ogni tipo. Esperienza sufficiente per poter oggettivamente dire che c’è di peggio, eehhh c’è di molto peggio.
Così c’ho fatto il callo e ho messo questa roba nel novero dei pegni da pagare a fronte di privilegi come per esempio, quello di salire su un palco.
Però, e qui veniamo alla vera nota dolente, nonostante quel è tutto un gioco, è tutto un gioco che in tanti ripetono, io ho sempre pensato che a fare le spese di beghe come queste è sempre stata, purtroppo, la musica.
La mia musica e la sua musica.
Perché è chiaro che sia io che lui mettiamo tutti noi stessi in quello che scriviamo e cantiamo.
E’ evidente in chiunque non sia sordo (o lo voglia fare) che scaviamo entrambi dentro di noi con sofferenza e senza pietà per cercare di produrre qualcosa che possa essere all’altezza di tutto l’amore che riceviamo.
E quando cerchi di dare tutto quello che puoi, con tutto il lavoro, l’attenzione, la passione, il talento, la tua totale partecipazione e il tuo totale impegno per poi vedere ogni cosa ridotta alla domanda se ti senti o no il numero uno, sai che purtroppo a farne le spese è la musica.
Ne fa le spese l’informazione sulla musica.
Questa musica di cui c’è così tanto bisogno e che, nel frattempo, viene così facilmente bistrattata.
Questa musica a cui si danno così tante responsabilità e a cui si chiede così tanto e nel frattempo la si ascolta e la si giudica così sbrigativamente.”
Porta come esempio la conferenza stampa di Campovolo, un grandissimo evento in cui gli spunti per parlare “di musica, di testi, di concerti, di allestimenti, di storia personale, di fan” sarebbero stati moltissimi, ma sono stati sprecati per il solito argomento senza senso: 4 domande su 7 erano su Vasco. Conclude dicendo che tornerà al silenzio, tornerà a lasciare che i media facciano il loro gioco senza ascoltarli, e riaprirà bocca solo quando il nervosismo toccherà ancora una volta un punto limite. “Qualsiasi cosa verrà buona pur di avvelenare il clima cercando un’escalation mediatica. Ma soprattutto verrà buona per evitare di fare qualcosa di veramente importante tipo, per esempio, provare a capire veramente (e provare a spiegarlo) cosa ci sia nelle nostre rispettive canzoni che riesce a produrre magie così grosse come l’amore e la fiducia che in così tanti provate per me e che in così tanti provano per lui”.