Uncharted: la recensione del film con Tom Holland scritto da Federica Marcucci 17 Febbraio 2022 Uncharted esce oggi al cinema portando per la prima volta sullo schermo l’eroe della Naughy Dog Nathan Drake. Diretto da Ruben Fleischer e interpretato da Tom Holland, Mark Wahlberg, Sophia Ali, Tati Gabrielle e Antonio Banderas il film si inserisce nella saga canonica andando a dare vita a una storyline prequel che ha già preparato il terreno per un sequel. LEGGI ANCHE: Uncharted, Tom Holland: “Nat Drake è il mio Indiana Jones” Dalla PlayStation al cinema Adattare un prodotto da un media a un altro non è mai facile. Che si tratti di un romanzo, un’opera teatrale o, come in questo caso, di un videogioco chi realizza l’adattamento mette in alto delle scelte soggettive ma che, in ogni caso, devono andare d’accordo con il medium scelto. Niente di nuovo insomma. Ci tenevo a fare questa precisazione perché sicuramente tanti fan della saga di Uncharted (quella videoludica) di sicuro storceranno il naso dopo la visione affermando che “è meglio giocare alla Play” e che “i videogiochi non si possono adattare”. Senza entrare in merito al discorso sulla necessità o meno di portare questo franchise al cinema, credo sia comunque giusto valutare Uncharted per quello che è – senza chiaramente svincolarlo dal suo contesto di riferimento. Uncharted è un film d’avventura in cui Tom Holland, Mark Wahlberg ma anche Sophia Ali, Tati Gabrielle (sempre cattivissima) e Antonio Banderas riescono a intrattenerci tra momenti comici, adrenalina e fughe rocambolesche in giro per il mondo. Se amate viaggiare uno dei motivi per guardare Uncharted è poter buttare un occhio sulle location pazzesche che vanno da Barcellona alle Filippine, passando per New York. Che cos’ha di diverso Uncharted rispetto ai film dello stesso genere? Tutto e niente. Sicuramente il film sfrutterà l’onda di popolarità di Tom Holland, reduce del successo di Spider-Man: No Way Home, per portare al cinema sia chi conosce Nathan Drake, sia chi lo scoprirà in questa occasione. Motivo per cui i riferimenti (più o meno furbetti) alla saga non mancano. In conferenza stampa lo stesso regista ci aveva raccontato quanto durante la produzione si fossero tutti molto divertiti a disseminare il film di citazioni e easter-egg, per la gioia dei fan. Non manca neanche una certa volontà registisca di riprendere il ritmo tipico dei videogiochi: un dettaglio che ci fa capire che dietro Uncharted c’è del lavoro, ed è anche ben fatto. Come dicevamo prima non è il videogioco, ma probabilmente non vuole neanche esserlo. Ma allo stesso tempo il film non può fare a meno di richiamare, negli schemi narrativi e sul fronte visivo, tante saghe e film d’azione del passato. In primis Indiana Jones, personaggio a cui, tra l’altro, lo stesso Nathan Drake è ispirato. È quindi molto difficile (e sopratutto sbagliato) parlare di “mancanza di originalità” nel momento in cui siamo di fronte a un’opera che a sua volta deriva da altre, e altre ancora – come spesso accade, ma che prova a trovare la sua direzione presentandoci un protagonista acerbo alle prese con la sua prima avventura. Ma che sopratutto prova a intrattenerci, a farci divertire: e scusate se è poco di questi tempi! Per la cronaca: quando George Lucas ideò Indiana Jones si ispirò ai serial di avventura degli anni ’30 e ’40, che potrebbero essere quindi i bis-nonni di Uncharted!