francesco guccini – Via Paolo Fabbri 43 scritto da admin 22 Gennaio 2016 Fra “krapfen” e “boiate” le ore strane son volate, grasso l’ autobus m’ insegue lungo il viale e l’ alba è un pugno in faccia verso cui tendo le braccia, scoppia il mondo fuori porta San Vitale e in via Petroni si svegliano, preparano libri e caffè e io danzo con Snoopy e con Linus un tango argentino col caschè! Se fossi più gatto, se fossi un po’ più vagabondo, vedrei in questo sole, vedrei dentro l’ alba e nel mondo, ma c’è da sporcarsi il vestito e c’è da sgualcire il gilet: che mamma mi trovi pulito qui all’ alba in via Fabbri 43! I geni musicali preannunciati dai giornali hanno officiato e i sacri versi hanno cantati, le elettriche impazziscono, sogni e malattie guariscono, son poeti, santi, taumaturghi e vati: con gioia e tremore li seguo dal fondo della mia città, poi chiusa la soglia do sfogo alla mia turpe voglia…. ascolto Bach! Se solo affrontassi la mia vita come la morte, avrei clown, giannizzeri, nani a stupir la tua corte, ma voci imperiose mi chiamano e devo tornare perchè ho un posto da vecchio giullare qui in via Paolo Fabbri 43! Gli arguti intellettuali trancian pezzi e manuali, poi stremati fanno cure di cinismo, son pallidi nei visi e hanno deboli sorrisi solo se si parla di strutturalismo. In fondo mi sono simpatici da quando ho incontrato Descartes: ma pensa se le canzonette me le recensisse Roland Barthes! Se fossi accademico, fossi maestro o dottore, ti insignirei in toga di quindici lauree ad honorem, ma a scuola ero scarso in latino e il “pop” non è fatto per me: ti diplomerò in canti e in vino qui in via Paolo Fabbri 43! Jorge Luis Borges mi ha promesso l’ altra notte di parlar personalmente col “persiano”, ma il cielo dei poeti è un po’ affollato in questi tempi, forse avrò un posto da usciere o da scrivano: dovrò lucidare i suoi specchi, trascriver quartine a Kayyam, ma un lauro da genio minore per me, sul suo onore, non mancherà… Se avessi coraggio, se aprissi del tutto le porte, farei fuochi greci e girandole per la tua fronte, ma sai cosa io pensi del tempo e lui cosa pensa di me: sii saggia com’ io son contento qui in via Paolo Fabbri 43! La piccola infelice si è incontrata con Alice ad un summit per il canto popolare, Marinella non c’ era, fa la vita in balera ed ha altro per la testa a cui pensare: ma i miei ubriachi non cambiano, soltanto ora bevon di più e “il frate” non certo la smette per fare lo speaker in TV. Se fossi poeta, se fossi più bravo e più bello, avrei nastri e gale francesi per il tuo cappello, ma anche i miei eroi sono poveri, si chiedono troppi perchè: già sbronzi al mattino mi svegliano urlando in via Fabbri 43! Gli eroi su Kawasaki coi maglioni colorati van scialando sulle strade bionde e fretta, personalmente austero vesto in blu perchè odio il nero e ho paura anche d’ andare in bicicletta: scartato alla leva del jet-set, non piango, ma compro le Clark, se devo emigrare in America, come mio nonno, prendo il tram! Se tutto mi uscisse, se aprissi del tutto i cancelli, farei con parole ghirlande da ornarti i capelli, ma madri e morali mi chiudono, ritorno a giocare da me: do un party, con gatti e poeti, qui all’ alba in via Fabbri 43!