francesco guccini – Parole scritto da admin 22 Gennaio 2016 Parole, son parole, e quante mai ne ho adoperate e quante ancora lette e poi sentite, a raffica, trasmesse, a mano tesa, sussurrate, sputate, a tanti giri, riverite, adatte alla mattina, messe in abito da sera, all’ osteria citabili o a Cortina e o a Marghera. Con gioia di parole ci riempiamo le mascelle e in aria le facciamo rimbalzare e se le cento usate sono in fondo sempre quelle non è importante poi comunicare, è come l’ uomo solo che fischietta dal terrore e vuole nel silenzio udire un suono, far rumore. Mio caro amore, si è un po’ come commessi viaggiatori con campionari di parole e umori a ritmi di trecento e più al minuto; amore muto, beati i letterari marinai, così sul taciturno e cerca guai, così inventati e pieni di coraggio… Io non son quei marinai, parole in rima ne ho già dette e tante, strano, ma ne faccio dire nostalgiche, incazzate, quanto basta maledette, ironiche quel tanto per servire a grattarsi un po’ la rogna, soffocati dal collare adatto per i cani o per la gogna del giullare. Poi andare sopra un palco per compenso o l’ emozione: chi non ha mai sognato di provare? Sia chi ha capito tutto e tutto sa per professione ed ha un orgasmo a scrivere o a fischiare, sia quelli che ti adorano fedeli, senza intoppi, coi santi non si scherza, abbasso il Milan, viva Coppi! Amore sappi, beato chi ha le musiche importanti, le orchestre, luci e viole sviolinanti, non queste mie di fil di ferro e spago; amore vago, mi tocca coi miei due giri costanti fare il make-up a metonimie erranti: che gaffe proprio all’età della ragione… E sì son tanti gli anni, ma se guardo ancora pochi, Voltaire non ci ha insegnato ancora niente, è questo quel periodo in cui i ruggiti si fan fiochi oppure si ruggisce veramente ed io del topo sovrastrutturale me ne frego; chi sia Voltaire, mi dite? Va beh, dopo ve lo spiego. E se pensate questi i vaniloqui di un anziano, lo ammetto, ma mettiamoci d’ accordo conosco gente pìa, gente che sa guardar lontano e alla maturità dicon sia sordo perchè i rincoglioniti d’ ogni parte odian parecchio la libertà e la chiamano “vagiti”, o “ostie” d’un vecchio. Amore a specchio, è tanto bello urlare dagli schermi, gettare a terra falsi pachidermi coprendo ad urla il vuoto ed il timore. Qui sul mio onore, smetterei di giocar con le parole, ma è un vizio antico e poi quando ci vuole per la battuta mi farei spellare… E le chiacchiere son tante e se ne fan continuamente, è tanto bello dar fiato alle trombe o il vino o robe esotiche rimbomban nella mente, esplodono parole come bombe, pillacchere di fango, poesie dette sulla sedia, ghirlande di semantica e gran tango dei mass-media. Dibattito in diretta, miti, spot, ex-cineforum, talk-show, magazine, trend, poi T.V. e radio, telegiornale, spazi, nuovo, gadget, pista, quorum, dietrismo, le tangenti, rock e stadio deviati, bombe, agenti, buco e forza del destino, scazzato, paranoia e gran minestra dello spino. Amore fino, lo so che in questo modo cerco guai, ma non sopporto questi parolai, non dire più che ci son dentro anch’ io, amore mio, se il gioco è essere furbo e intelligente ti voglio presentare della gente e certamente presto capirai… Ci sono, sai, nascosti dietro a pieghe di risate che tiran giù i palazzi dei coglioni, più sobri e più discreti e che fan meno puttanate di me che scrivo in rima le canzoni, i clown senza illusione, fucilati ad ogni muro, se stan così le cose dei buffoni sia il futuro. Son quelli che distinguono parole da parole e sanno sceglier fra Mercuzio e Mina, che fanno i giocolieri fra le verità e le mode, i Franti che sghignazzano a dottrina e irridono ai proverbi e berceran disincantati: “Frà Mina e Frà Mercuzio son parole, e non son frati !”