#ScrivimiAncora – La tua storia d’amicizia: “ERAVAMO INSEPARABILI, MA COSTANTEMENTE SEPARATI” scritto da admin 27 Ottobre 2014 Ginger Generation regala la locandina e i libri di #ScrivimiAncora autografati da Sam Clafiln, Lily Collins e il regista Christian Ditter; per poterveli aggiudicare vi abbiamo chiesto di raccontarci la storia di una vostra amicizia a distanza; le risposte vengono pubblicate e le più votate potranno vincere la locandina e i libri autografati di #ScrivimiAncora e altre premi di Violetta. Ecco la risposta di AlaskaChiara! Se vi piace, condividetela per aiutarla a vincere. La nostra storia inizia all’età di 7 anni,all’altezza di 1 metro e venti per me e 1 metro e dieci per lui( sono sempre stata io la più alta, nonostante lui non lo volesse ammettere mai.) Giuro che non vi annoierà, vi toglierà solo pochi minuti della vostra vita ma vi prometto che ve la cambierà. Il primo giorno della prima elementare ero agitatissima … Pensavo di non essere pronta,di non essere in grado, che nessun bambino avrebbe giocato con me. Il suono della campanella si sovrappone al “CLICK” della macchinetta di papà (che nonostante le mie preghiere voleva immortalare il momento),e così inizia il mio primo vero giorno di scuola. Tutto,come avrete capito,si prospettava terrificante. Ma poi qualcosa accadde. Un bambino magrolino con il viso in fiamme mi chiese con voce tremante: “Gli altri non mi sembrano un gran che,posso stare qui?”In realtà tutti i posti erano occupati e non aveva molta scelta … Feci un cenno col capo e lui si sedette. Dopo pochissimo tempo iniziammo a parlare,cose molto stupide,tipo quanto fossero belle per lui le Tartarughe Ninja o quanto io amassi Hamtaro… Ma da quella conversazione nacque qualcosa. E io sapevo che sarebbe destinata a divenire un qualcosa di veramente,veramente importante. Passammo le elementari insieme,il ridere fino alle lacrime,il giocare a Basket insieme,le risate,le litigate,le richiamate con le scuse,le gare di corsa,le recite,erano all’ordine del giorno per noi. Mi ricordo ancora quella partita di basket, quando l’ avversario che mi marcava mi colpì e mi spinse per togliermi la palla,e mi ricordo di come dopo essere caduta e aver sbattuto la testa,lui mi accompagnò subito in bagno (ma non prima di dare una sberla al ragazzo e non prima di prendersi il cartellino rosso). Risi così tanto,quando nel bagno fece il replay dell’accaduto con tanto di sberla al vento, che aumentai solo il dolore alla testa. Ricordo ancora quando mi fece così arrabbiare che gli presi con forza il viso e gli incollai la faccia al muro (LETTERALMENTE)ma lui non reagì come volevo,si mise a ridere come un matto e così ancora più arrabbiata con la stessa violenza lo “scollai” e alla fine ci mettemmo a ridere insieme fino alle lacrime(ma credo di avergli fatto la ceretta su una guancia e deve essere stato molto doloroso) Ricordo anche quando lui non mi invitò alla sua festa (avevamo appena litigato) e gli mandai volutamente un bigliettino con gli auguri il giorno prima,beh non sono superstiziosa ma mettetela come volete,il giorno dopo ai gonfiabili si ruppe il femore. Ero molto dispiaciuta per lui(ero piccola e pensavo veramente che fosse tutta colpa mia)e alla fine lui mi perdonò,ma non prima di vendicarsi,a pranzo a casa sua,mettendomi un kilo di salsa extra piccante sull’hamburger. Stavo condividendo pezzi di vita insieme a lui,memorie che al sol ricordo mi avrebbero fatto scoppiare a ridere. Passammo anche le medie insieme .O perlomeno fino al secondo anno,nel quale mi annunciò piangendo che l’azienda del padre qui a Roma aveva fallito e che si dovevano trasferire al nord. Lontano,molto lontano.536 KM. 5 3 6 kilometri. Sentivo che per me erano invalicabili. Sono un tipo che piange molto di rado per le cose che accadono nella realtà,ma che è capace di piangere le notti perché il personaggio preferito muore nel libro che sta’ leggendo. Sono fatta così. Ma quella notizia fu una delle poche cose che mi fece piangere davvero,davvero,davvero tanto. Nonostante questo non mi arresi,anzi non CI arrendemmo. Ogni anno per le festività(Natale,Pasqua,ponti vari …)viene a Roma dai parenti e ci incontriamo sempre,ripensiamo al passato,ridiamo,e scattiamo qualche foto con la promessa di una chiamata. L’estate dell’anno scorso mi invitò a stare da lui per una settimana,e non mi sembrava vero. Era come in un sogno. Però quando salii sul treno,con valigia e libro in mano capii che non era un sogno ma una realtà. In quella settimana ci divertimmo come ai vecchi tempi,tra pigiama party,film horror,patatine e cheeseburger. Che dire questa è la mia storia. Appena lessi Scrivimi Ancora capii che quella era la NOSTRA storia e mi sembrava ad ogni capitolo di leggere un vecchio diario scritto chissà in quale momento. Concludo e vi dico una cosa: non perdete mai la speranza,perché se ci tenete veramente a una cosa,allora non dovete permettere di farvela sfuggire di mano.