Sanremo 2018: recensione e riassunto alla seconda puntata scritto da Claudia Lisa Moeller 7 Febbraio 2018 E meno due! Finita anche la seconda serata del Festival di Sanremo 2018. Come è andata questa seconda serata di Sanremo 2018? L’anteprima, scopro o almeno ieri non l’avevo notato, dura quasi un’oretta. Dalle 20.30 (fine del TG 1) alle 21.25 si sono esibiti i giovani. Declassificati e quasi schifati dalla gara ufficiale i giovani non fanno parte del Festival. Vengono rilegati all’anteprima. Peccato. Anche perché la canzone (a mio giudizio) di Lorenzo Baglioni Il Congiuntivo poteva non solo essere una possibile vincitrice del festival giovane, ma anche del festival vero e proprio. La categoria Sanremo Giovani, esistente dal 1984, è una scelta a mio avviso discutibile. Perché escludere i giovani “ignoti” dalla concorrenza dei grandi? Perché se hai fatto un talent automaticamente partecipi con i grandi? In più negli ultimi anni abbiamo ascoltato brani decisamente più belli di molti di quelli presenti nella categoria big. Fabrizio Moro con Pensa sbancò nel 2007, Gabbani avrebbe già potuto vincere un Festival di Sanremo nel 2016 con “Amen”. Comunque Favino appare e finalmente con un giorno di ritardo inizia a svolgere anche lui la funzione di conduttore. Non se la cava nemmeno troppo male fingendo (?) di non sopportare la collega elvetica e ci ricorda che il Festival non è fatto solo dalla bionda svizzera. Non sempre tutte le gag riescono, ma finalmente Favino entra nel vivo dell’azione e rivendica un palco che è anche suo. Si sottopone pure alla funzione di “reggi microfono” durante la serata, ma dimostra che finalmente Favino ha preso coraggio e si prende il suo spazio ed interviene nello show. Michelle Hunziker, durante la prima puntata aveva salutato il parentado in sala, oggi manda i suoi omaggi anche alla mamma. Spero che nelle prossime puntate saluti anche la sua barboncina. A questo punto… Ma Ciaouuuu! Domenica 19 novembre vi aspetto a @bookcitymilano dalle 14.00 presso L’Auditorium del Museo Leonardo Da Vinci di #Milano. Con @michirici di @corriere presenterò il mio libro #UnaVitaApparentementePerfetta edito da @librimondadori! Alla fine per chi vuole faccio delle dediche! ❤️ buona serata da me e superlilly Un post condiviso da Michelle Hunziker (@therealhunzigram) in data: Nov 9, 2017 at 9:56 PST Inoltre la conduttrice si sente in dovere di essere l’anima giovane di questo Sanremo 2018 e infarcisce il suo discorso di termini giovanili slang (“di brutto!”) e anche linguaggio non proprio forbito (“Che casino!”). (Riflessioni: l’anno scorso una delle meravigliose vallette di Sanremo era la nuova moglie di Eros Ramazzotti, Marica Pellegrinelli. Non è che l’anno prossimo ci tocca la figlia di Eros che ieri era strategicamente seduta vicino al direttore della RAI? D’altronde ci fu già in passato, nel 1989, un’edizione condotta da “I figli di…”. Mh. L’anno prossimo sarebbero 30 anni da quella edizione, non è che ci tocca il revival?) Finalmente comprendo alla seconda serata dove sia rimasto l’elemento sessantottino annunciato negli spot e per il momento assente in questo Sanremo 2018. Claudio Baglioni ha voluto nel suo Festival una struttura “siamo tutti uguali e pari. Niente gerarchie. Peccato che solo lui interagisca con gli ospiti e il lavoro più impostato e ripetitivo di presentare i pezzi spetta a Hunziker e Favino. Una finta parità, ma in realtà solo Baglioni interagisce con gli ospiti VIP e gli altri due sono relegati alle funzioni più “meccaniche” della kermesse. Gli ospiti, poi, devono tutti duettare con Claudio e possibilmente intonare un suo brano. In più la mancanza di una vera propria classifica dei brani, ma solo una suddivisione in promossi, limbo e bocciati è un’altra idea da ’68. Niente voti, niente classifiche, niente primi della classe. Vi ricorda qualcosa? Sì, i niente voti. Mancavo poco che non dessero l’equivalente del 18 politico con qualche coccarda di consolazione per tutti ed abolissero il vincitore. Insomma l’idea del 68 qui è quella di un mondo senza (apparenti) autorità o gerarchie, in cui regna un’uguaglianza che prevede che alcuni sono più uguali di altri. Arriviamo al momento sorpresa. Io alle 22,06 sono rimasta interdetta. Forse colpa del mio raffreddore. Claudio Baglioni prima ricorda che lui viene chiamato il “dittatore” artistico e poi imita un famoso incipit di un discorso di Mussolini. Era una battuta? Perché il quel momento un enorme monoscopio non ha oscurato tutto? Perché non hanno mandato una replica di Don Matteo e chiuso il Festival alla velocità della luce? MA LO PUÒ FARE? #Sanremo2018 pic.twitter.com/0Dv9USA0iK — trashitaliano.it (@trash_italiano) 7 febbraio 2018 In un momento come questo, dove pochi giorni fa un uomo ha aperto il fuoco contro gente di colore, ci si chiede perché la RAI non abbia subito condannato il gesto. In più se non si può inquadrare Salvini perché della Lega, ma presente in sala come spettatore: perché può un conduttore parlare così di Fascismo in prima serata? Io fossi stata uno dei colleghi di Baglioni me ne sarei andata. Proprio in quel momento Pippo Baudo appare e pensi: “Ma sai che i suoi Festival sembrano davvero avvincenti? Perché non gli diamo il prossimo Festival?” Quest’anno più che mai pensi che forse Pippo Baudo, in fondo, non è così vecchio. Porta bene gli anni, è ancora signorile, ha stile, portamento. Perché non ridare a lui Sanremo? Sanremo si conferma lo specchio di un paese immobile. Quando annuncia che vorrebbe prendere lui in mano il Festival, spereresti in quel momento in una chiamata divina dai vertici della RAI per far sì che ciò avvenga. Salvo poi notare la stizza di Elio e le storie tese costretti ad aspettare la fine di una storiella nota e stranota del primo incontro tra Baudo e Hunziker. Pippo Baudo è migliore di molti conduttori in giro, ma il suo amore per l’aneddoto da nonno spegne ogni possibile conduzione agile e scattante. Giustamente il frontman Elio commenta seccato la scenetta. Sì, le musiche quest’anno a Sanremo sono sempre più in secondo piano. Se durante la prima serata Fiorello ha portato il buon umore, questa volta ci pensa una donna. Franca Leosini con la sua esegesi di “Piccolo Grande Amore” ha portato un po’ di buon umore a Sanremo 2018. Anche se mi aspettavo un piglio più forense da parte sua, indagando sul vero romanticismo di questo brano. Anche questa serata è costellata di super ospiti internazionali e non che servono a distrarre l’attenzione dai cantanti in gara. Ma perché? C’è pure un siparietto in cui vediamo ballare Hunziker e Favino come due calienti ballerini sulle note di Despacito (!). E alle 00.26 quando tutti vorremmo solo andare a dormire troviamo Michelle Hunziker leggere con trasporto l’intro di “Samarcanda” di Vecchioni che purtroppo ha un po’ di disguidi tecnici nella sua performance. Non poteva farlo questo Favino che di professione fa proprio l’attore? All’1 arriva il Mago Forrest, momento ufficiale di ilarità, ma proprio così tardi doveva venire…? Voto? 6- Non è né meglio, né peggio della prima serata. Questa edizione per il momento non brilla proprio per essere scoppiettante. Ricordo al direttore artistico un motto del 68: “La noia è contro-rivoluzionaria!”. Spero che le prossime serate, con i duetti in particolare, succeda qualcosa di più avvincente. E tu cosa ne pensi di questa seconda puntata di Sanremo 2018?