Sakineh: il mondo si mobilita per evitare la lapidazione scritto da Francesca Parravicini 2 Settembre 2010 Un destino crudele, iniquo e soprattutto triste quello che sembra attendere la quarantatreenne Sakineh Mahammadi Ashtiani, iraniana, colpevole di adulterio e dunque condannata alla pena della lapidazione. Un macello legalizzato dalla Sharia, la legge musulmana. L’inizio della fine L’odissea di Sakineh è iniziata nel luglio del 2006, quando venne condannata a 99 frustate (poi subite) per aver avuto due rapporti extraconiugali dopo la morte del marito e nel settembre dello stesso anno fu anche accusata dell’omicidio del marito, quando uno dei due uomini con cui aveva avuto un rapporto ricevette la medesima accusa. Sakineh, apparsa alla tv di stato iraniana, confermò le sue colpe. Una confessione, come è stato dimostrato, estorta dopo due giorni di torture. La donna è nel braccio della morte del carcere di Tabriz da quattro anni e sta per subire la pena capitale della lapidazione perché l’adulterio è un delitto contro l’intera società e dunque va punito. Il mondo per Sakineh La vicenda di Sakineh non è passata inosservata. Amnesty International si è mobilitata insieme ai figli della donna e il filosofo Bernard-Henri Levy ha creato una petizione a cui hanno aderito anche il presidente francese Sarkozy e la moglie Carla Bruni, che ha scritto una lettera indirizzata a Sakineh: "Come si può tacere davanti alla notizia della sentenza? Spargere il vostro sangue, privare due bambini di una madre, ma perché? Perché avete vissuto, perché avete amato, perché siete una donna, un’iraniana? Con tutta me stessa rifiuto di accettarlo." ha scritto la premiere dame. In Italia il ministro Mara Carfagna farà esporre una gigantografia della donna sul palazzo del Ministero delle Pari Opportunità e i Verdi hanno già organizzato una manifestazione di fronte all’ambasciata iraniana. Una lunga strada E’ strano pensare che nel nostro civilissimo e avanzato mondo accadano ancora eventi del genere. Si parla tanto di donne, dei loro diritti, ma a conti fatti, cosa si ha tra le mani di concreto? Sicuramente c’è stato un grande passo in avanti, ma la strada da percorrere è ancora lunga e molto accidentata. Esistono ancora tanti pregiudizi, dottrine distorte, che vedono la donna come un’entità passiva e succube dell’uomo, libera solo di essere moglie e madre. Sarebbe bello vedere il giorno in cui la distinzione uomo/donna non esisterà più e saremo un tuttuno, un unico grande universo fatto di diversità, in cui esercitare il proprio diritto di vivere e amare non sarà più un miraggio.