Sabina, volontaria in Abruzzo: "L'Aquila ha ancora bisogno di aiuto" scritto da admin 11 Gennaio 2010 Anche Ginger aveva lanciato l’appello per trovare volontari per l’Abruzzo, colpito dal terremoto del 6 aprile, e proprio due mesi dopo vi aveva raccontato attraverso un’intervista l’esperienza di Marco, volontario a Onna con la Protezione Civile per una settimana. Ora, a nove mesi di distanza, diamo la parola a Sabina, della diocesi di Novara, partita per la zona colpita dal sisma con la Caritas Piemonte. Sabina ci racconta come svolgeva la sua attività di volontariato in quelle zone e, nella seconda parte dell’intervista che pubblicheremo tra pochi giorni, ci fa entrare nelle tendopoli e nella citta dell’Aquila per ascoltare le paure della popolazione e vedere le macerie che ancora coprono le strade. La testimonianza di Sabina vuole anche essere un invito rivolto a tutti i giovani a offrirsi come volontari a favore dei terremotati: "C’è grande bisogno di volontari – ci dice – L’emergenza è rientrata solo in parte. Il silenzio che è calato fa erroneamente pensare che l’Aquila non abbia più bisogno di aiuto. La realtà è molto diversa". Com’è nata la tua decisione di partire come volontaria per l’Abruzzo? Era da tempo che ci pensavo ma i vari impegni quotidiani avevano la meglio… fino a quando ho deciso di fermarmi ed organizzarmi. Sono bastate poche telefonate e dopo pochi giorni sono partita. Il motivo è più difficile da spiegare. Volevo solo dare un mio personale contributo. L’ho fatto per aiutare gli altri ma anche per me stessa. Di fronte alla tragedia dell’Aquila mi sono sentita impotente, sono rimasta a guardare e ad ascoltare alla tv, per diversi mesi, il bollettino degli eventi. Poi mi sono detta che qualcosa, se pur nel piccolo, dovevo e potevo fare. Come si svolgeva la tua attività di volontariato? Quali erano i tuoi compiti? Il mio periodo di permanenza all’Aquila è stato limitato a due settimane, dal 18 al 31 ottobre 2009. Siamo partite in sei con la Caritas Piemonte. Destinazione il campo base Caritas a S. Antonio a Pile (tendopoli che accoglie solo volontari della Caritas dell’Umbria e del Piemonte e che da qualche mese ha avviato il servizio distribuzione vestiti e alimenti per gli aquilani). La prima settimana è stata dedicata al servizio presso il campo base stesso con varie mansioni addetta alla cucina, al guardaroba e al servizio consegna viveri. La giornata iniziava alle 7.30 circa e terminava intorno alle 22 con il lavaggio piatti e il riordino della cucina. Ho aiutato ad organizzare il magazzino vestiti (togliere gli indumenti dai cartoni che giungevano al campo e sistemarli sugli scaffali cercando di dare un ordine abbastanza logico), sistemare i registri “cibo” e “vestiti” annotando nome, cognome del nucleo, numero dei componenti, classificazione della casa e note importanti, allestire il “centro di ascolto” sotto il grande tendone posto all’ingresso della tendopoli in modo da assicurare la necessaria privacy alle persone che raggiungevano il campo… Stante la necessità di dedicare tempo e ascolto a chi esprimeva il bisogno di scambiare due parole, abbiamo cercato di rendere accogliente lo spazio disponibile, organizzando nei momenti di maggior calma un momento per il the. E’ stato un bel successo. Alcune persone tornavano solo per parlare un po’… Nella seconda settimana sono stata destinata al campo CRI di Centi Colella. Le mansioni assegnatemi sono state la preparazione della sala mensa, la distribuzione dei pasti, il riordino della sala mensa, il lavaggio delle pentole e talvolta la preparazione della frutta sotto la supervisione dei cuochi. Il referente all’interno del campo è stato il Maresciallo Siddi del Corpo Militare della CRI. La buona organizzazione del lavoro e il sereno clima di gruppo mi ha consentito di fare una bella esperienza di condivisione e di collaborazione con volontari del soccorso e con il corpo militare della CRI. Solo nei momenti di pausa, dalle 15 alle 18, era possibile parlare con le persone presenti presso la tenda-bar allestita nel campo. In questa fase l’ascolto è stato comunque limitato a rari e brevi momenti. Mi sento soddisfatta dal momento che ho potuto sperimentare l’ascolto nel primo periodo e contribuire ad assicurare un ambiente pulito e dignitoso agli aquilani presenti nelle tendopoli durante il momento della consumazione dei pasti, nel secondo periodo. Come un giovane può partire come volontario per l’Abruzzo e come può ancora aiutare in altro modo la sua popolazione? Consiglio a tutti, giovani e meno giovani, di rispondere alla richiesta di volontari che anche la Caritas Diocesana sta portando avanti. Ci si può rivolgere alla Caritas Diocesana appunto, alla propria Parrocchia, ai referenti della pastorale giovanile, ai gruppi scout della propria zona. E’ importante avere un gruppo di riferimento, anche per avere un sostegno nell’elaborare l’esperienza che si sta affrontando. La popolazione dell’Aquila a mio parere ora ha un forte bisogno di ascolto e di sostegno a livello relazionale. Occorre che vengano avviate politiche sociali a favore di chi si trova senza lavoro e senza reddito. I magazzini sono stracolmi di materiale, quindi non penso sia opportuno organizzare al momento raccolte i generi alimentari e di vestiario. Io personalmente ringrazio la Caritas per avermi dato l’opportunità di vivere questa esperienza che mi ha obbligato ad aprire un po’ di più gli occhi, allargando la mia visuale. L’ascolto ancora una volta ha favorito e stimolato l’incontro ed il confronto, per poi portarmi alla riflessione e quindi alla maggior comprensione dell’altro. Ascoltare, parlare, ridere e scherzare (e in alcuni momenti piangere) con l’altro, ma anche pulire la mensa, preparare il pranzo o la cena, lavare le pentole, hanno significato “l’esserci”, “condividere” e percorrere insieme un pezzetto di strada. Guarda le foto scattate da Sabina nella fotogallery qui sotto Leggi altre testimonianze di volontariato: Silvia e l’animazione in oratorio Animare i bambini in un Paese che non c’è: l’esperienza di Melly Claudia, la Romania e la Caritas