Roberto Saviano: il monologo tra futuro e immigrazione ad Amici 14 scritto da admin 12 Aprile 2015 Per la prima puntata del serale di Amici 14 troviamo il famoso giornalista e scrittore, nonché autore del best seller Gomorra, Roberto Saviano. Quasi al termine della puntata, Maria De Filippi richiama l’attenzione di tutti, soprattutto dei ragazzi, consigliando loro di guardare il mondo da diverse prospettive, ampliando il nostro orizzonte. Fa così ingresso Roberto Saviano, che accolto da una miriade di applausi, si rivolge al pubblico con un monologo interessante e profondo, sui giovani, il futuro e l’immigrazione. Saviano si concentra sui giovani, un pubblico con il quale lo scrittore è solito confrontarsi. Secondo il giornalista, sono proprio i ragazzi a scrivere, giorno dopo giorno, il futuro. Spesso, però, i giovani, per potersi realizzare, devono partire e lasciare il proprio paese nativo, proprio come succede agli immigrati. Lo stesso Roberto Saviano ha dovuto lasciare la sua terra, Napoli, per inseguire i suoi sogni e proprio parlando della sua personale storia, Saviano cita un passo di uno scrittore marocchino, Thar Ben Jelloun. Il protagonista del libro domanda ad una ragazzina di 14 anni cosa vuole fare da grande. La risposta della bambina è semplice e chiara: partire. Partire non è un mestiere, ma un’azione impegnativa che fa nutrire la speranza di trovare, poi, un posto nel mondo. Saviano cerca di far riflettere sul senso profondo di questa azione, del partire, verbo che spesso nei tg e nei giornali, viene associato ai barconi, a Lampedusa ed agli immigrati. In un certo senso accogliamo queste storie in maniera poco empatica, non accorgendoci che spesso siamo noi i primi a lasciare la nostra terra, per cercare speranza altrove. L’abbiamo fatto in passato, volendo trovare più fortuna in altri paesi, come New York, e lo facciamo tutt’ora, spinti dalla voglia di costruirci un futuro più roseo di quello che si prospetta qui. Parlando proprio di informazione, Saviano afferma che: “L’informazione è come un lago ghiacciato, ci puoi pattinare sopra, scivolandoci, stando in piedi, puoi appagarti di un titolo, puoi appagarti di un’opinione oppure puoi rompere quel ghiaccio tuffarti andare in fondo e farti un’opinione tua, prendere diverse fonti, avere un’idea, cambiarla.”. Proprio per non rimanere in superficie, lo scrittore mostra delle foto e dei video, riguardanti una bambina costretta a vivere nel terrore e nella violenza di un campo profughi siriano e dei ragazzi, che nascosti nei doppi fondi delle auto, cercano di scappare dal loro paese per trovare fortuna altrove. Tutte storie drammatiche, che spesso ascoltiamo come sottofondo nei telegiornali, senza soffermarci sull’aspetto più emotivo e profondo. Senza condividere pienamente gli stati d’animo di paura e sofferenza, che questi ragazzi di 18-20 anni vivono ogni giorno. Ragazzi, ancora troppo piccoli, ma già così forti da rischiare di perdere tutto, compresa la loro stessa vita, per sperare in un domani migliore. Saviano termina il suo monologo, accostando il termine partire con quello del resistere. Per lo scrittore, infatti, resistere significa avere fede e speranza di migliorare la propria vita. Citando Piero Calamandrei, padre della costituzione italiana, Saviano fa un parallelismo tra i partigiani e chi lascia tutto per portare avanti la propria battaglia di ideali e sogni. Così come i partigiani hanno dato la loro vita, testimoniando con la resistenza la loro fede nella giustizia, noi oggi dobbiamo combattere per vincere una società umana e solidale, avversa ad ogni tipo di dolore. Leggi qui il riassunto della prima puntata di Amici 14!