GingerGeneration.it

Robert Pattinson: la prima parte dell’intervista per Style

scritto da Laura Boni

Dopo la consacrazione ufficiale ad idolo delle teenager, Robert Pattinson ora sta cercando di dimostrare le sue capacità come attore più maturo. In occasione dell’uscita nelle sale di Come l’acqua agli elefanti, la rivista italiana Style ha intevistato Robert e hanno parlato di questo nuovo momento della sua carriera, delle sue passioni e ovviamente d’amore: “Ho avuto la possibilità di lavorare con Christoph Walz e mi sono innamorato di Malena (Reese Witherspoon), la sua donna. In viaggio con questo circo di animali, attraverso zone dell’America che sfuggono al luccichio di Hollywood”, ha detto all’intervistatore, “Ci sono segreti dark in questo film, come nella vita. E se c’è l’idea dell’amore salvifico: io ci credo. Non sono uno sdolcinato, però ho un animo romantico”.

Come va con le ragazze?

Essendo cresciuto con due sorelle maggiori ho un profondo rispetto per la femminilità. Dettesto la mancanza di pudore, l’esibizione dei corpi m’annoia. Sesso e sentimenti per me vanno a pari passo.

Il tuo lato rock: dicono che passi le serate con gli amici ad ascoltare musica di Tom Waits, Van Morrison e del compianto Jeff Buckley:

 La musica è un punto fermo della mia vita. Vorrei interpretare un film su Buckley, la sua voce, la sua musica di cantautore mi hanno dato tantissimo. Faccio ricerche sulla sua creatività, sulla sua esistenza e sulla sua morte per annegamento, nel 1997, nelle acque del Missuri.

Che uso fai di internet?

Strumentale. Il mio film preferito dell’anno scorso è The Social Network e vorrei un giorno lavorare con David Fincher. Tutto ciò che fa è interessante e ha tirato fuori il meglio da un attore che stimo moltissimo, Jesse Eisemberg.

Robert, tu sei un idolo: ma qual’è il tuo idolo?

Jack Nicholoson. Cinque pezzi facili, Coincidenza carnale, Shinning, Chinatown che per me resta un film inimitabile. Jack ha avuto carriera enorme e si è sempre impadronito dei suoi personaggi. Mentre in fondo, per tante persone io sono Edward il vampiro e nella vita sono solo Robert . In comune abbiamo la pettinutura. ma quando leggo gli articoli interi sui miei capelli mi faccio un gran risata anglosassone.

A proposito: che cosa ti ha portato da Londra a Hollywood?

Confuse prospettive di lavoro. Non avevo grosse esperienze come attore, avevo posato come modello un pò imbranato per alcuni commercial: poi il cinema. Nel film Vanity Fair ero il figlio di Reese Witherspoon, l’attrrice di cui nell’ultimo film sono l’amante.

Con tutto il rispetto: credenziali non proprio da predestinato.

No, non ero certo di voler fare l’attore; ho sempre pensato che nella vita sarei diventato scrittore o musicista. Poi mi ha affascinato l’aspetto avventuroso del cinema. E ho trovato dentro di me la disciplina, il mestiere, e (mi faccia dire) l’inconscia vocazione, dell’attore. Che mi ha aiutato a strutturare con ritmi e prospettive la mia vita.

Poi è arrivata la celebrita che ha definito disumana: quella del vampiro. Come hai difeso la persona Robert dai fan in cerca soprattutto di personaggi?

Una premessa è importante. Io sono un cinefilo, nel senso che nel cinema mi sono sempre nutrito. Chiamiamola pure passione. Al cinema attribuisco al massimo, e più vero, dei poteri mediatici: fa sognare, potenzia l’immaginazione, e si, può anche aiutare a migliorare le persone e dunque il mondo. Io ho iniziato a studiare, sia pure da schiappa, il francese solo perchè mi interessavano i film di Jean-Luc Godard e della novelle vague. Poi ho dovuto penetrare nei meccanismi di Hollywood, ma tutto ciò non fa di me un attore oggetto.