Ratched: le origini dell’infermiera di Qualcuno volò sul nido del cuculo – Recensione scritto da Federica Marcucci 29 Settembre 2020 Dopo Hollywood, Ryan Murphy torna su Netflix con Ratched: serie originale prodotta insieme a Evan Romansky e interpretata da una delle sue attrici feticcio, la magnetica e camaleontica Sarah Paulson. Ratched nasce dichiaratamente come origin story di Mildred Ratched, cattivissima infermiera di Qualcuno volò sul nido del cuculo: prima immaginata dalla penna di Ken Kesey e poi portata sul grande schermo da Louise Fletcher nel 1975. Con la sua conquista del Premio Oscar per il ruolo, l’infermiera diventa uno dei personaggi più iconici della storia del cinema tanto da finire al 5° posto della AFI’s 100 Years… 100 Heroes and Villains. Dare un passato a Mildred Chi conosce il film – e vi consigliamo di recuperarlo se avete visto la serie o pensate di guardarla, sa bene che la durezza dell’infermiera rappresentavano una sorta di metafora del sistema. Dopotutto si parla degli anni ’70 negli USA: un momento storico particolare, tra rivolte e insoddisfazione, in cui il cinema racconta spessissimo storie di personaggi che vanno contro l’ordine precostituito dalla società. Nessuno aveva mai sentito il bisogno di dare un passato a Mildred Ratched. Semplicemente perché lei incarna una società da combattere, senza se e senza ma. Senza troppo spessore umano. Poi sono arrivati Ryan Murphy ed Evan Romansky, i quali hanno deciso di tornare molto indietro nel tempo. Più precisamente nell’assolata California del 1947, dove una più giovane infermiera Ratched inizia un lavoro in una clinica psichiatrica tra piani personali, una missione e tanti traumi profondi. Una serie visivamente perfetta, ma… Non c’è che dire, sul piano visivo Ratched è un piacere per gli occhi. Come ogni cosa curata da Murphy tutto è orchestrato nei minimi dettagli: dal meraviglioso guardaroba della protagonista, alla fotografia dai colori saturi, la colonna sonora con inserti di canzoni d’epoca o la ricostruzione degli ambienti. Eppure, come in Hollywood, c’è qualcosa che stona. Non sono tanto le citazioni che rimbalzano tra Hitchcock e Kubrick (forse troppe), quanto piuttosto l’idea stessa di aver voluto dare una storia d’origine e una profondità a un personaggio che non ne aveva bisogno. Questo non significa che Ratched non funzioni, al contrario. Sarah Paulson è una meraviglia e lei sola vale l’intera serie. Ma se Ratched si fosse intitolata “Scratched” – gioco di parole, sarebbe stata comunque un’ottima serie thriller psicologica. In parole povere: capiamo perché un personaggio del genere possa incuriosire, ma non è detta che riaprire certe storyline possa essere una scelta vincente. Finale aperto Ovviamente Ratched non è conclusa. Il finale della serie è apertissimo, infatti sappiamo già che una seconda e conclusiva stagione è già in lavorazione; nell’idea iniziale dovevano essere addirittura quattro. Non è chiaro se alla fine della storia Mildred incontrerà Randall P. McMurphy, il protagonista di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Ma soprattutto quali saranno gli eventi che la porteranno a diventare QUELLA Ratched. Non ci resta che aspettare. Nel frattempo Netflix ha messo le mani su un altro prequel che sarà dedicato al protagonista di Chinatown, altro celebre film degli anni ’70 con Jack Nicholson. È iniziata una nuova era di origin stories? Avete già visto Ratched, che cosa ne pensate?