Pixar. 30 anni di animazione: perché andare alla mostra di Roma scritto da Federica Marcucci 17 Ottobre 2018 Dopo essere sbarcata a Milano, qualche anno fa, Pixar. 30 anni di animazione arriva finalmente nella capitale a Palazzo delle Esposizioni. Una mostra allestita in grande stile, fortemente voluta dalla Pixar stessa che ha organizzato l’intero allestimento in collaborazione con MEET | Fondazione Cariplo. Organizzata secondo un percorso ad anello, la mostra è pensata per un pubblico eterogeneo e più ampio possibile, dai più piccoli fino a coloro che conoscono, apprezzano e amano il lavoro dello studio d’animazione. A questi ultimi, di qualunque età siano, l’allestimento fornisce spunti e suggestioni per sognare e capire come abbiano preso vita le storie che conoscono e amano. LEGGI ANCHE: Pixar. 30 anni di animazione: tutto quello che c’è da sapere sulla mostra di Roma Partendo da Toy Story, ma ancor prima dai corti (come il celebre Knick-Knack) per arrivare fino al recentissimo Coco, la mostra entra nel vivo del processo creativo della Pixar per far capire agli spettatori che cosa sia accaduto in questi 30 anni di animazione. “I nostri film sono assolutamente high-tech, ma alla loro origine ci sono storie e personaggi sbocciati dall’immaginazione e dalla traccia di una matita su carta”. (Lee Unkrich) Una storia lunga fatta di idee, fantasia, innovazione, ma con un’attenzione costante alla volontà storie capaci di coinvolgere il pubblico. Da qui una cura particolare allo sviluppo di personaggi, idee e ambientazioni credibili. Non a caso, all’interno del percorso, viene dato tanto spazio ai bozzetti preparatori, agli storyboards e allo studio sul colore. Ovviamente non mancano le sorprese anche per i conoscitori e fan più incalliti della Pixar. La mostra propone infatti anche bozzetti inediti e rendering in cui è possibile osservare ambienti e personaggi dei film durante la fase di lavorazione. Tra le chicche dell’allestimento vi è l’Artscape, un montaggio di disegni e bozzetti montati tra loro in 3D per rivivere la storia della Pixar, ma soprattutto lo Zoetrope. Quest’ultimo, donato alla Pixar da colleghi dello Studio Ghibli e raffigurante i personaggi di Toy Story, è un particolare macchinario che sfrutta l’illusione ottica per creare una sorta di “moto apparente”. Insomma, che siate fanatici del primo giorno dello studios, appassionati recenti o anche semplici amanti del disegno animato, Pixar. 30 anni di animazione è una tappa obbligata. Se passerete di fronte a quei disegni guardandoli con gli occhi di quando eravate più piccoli probabilmente ci uscirà anche una lacrimuccia. Andrete a vedere la mostra sulla Pixar a Roma?