Pierdavide Carone: “Osservo la vita intorno a me per scrivere di storie reali” scritto da Alice Ziveri 15 Febbraio 2012 Pierdavide Carone torna al Festival di Sanremo. “Torna” dopo averlo vinto, in senso lato, nel 2010 con Per tutte le volte che, cantata da Valerio Scanu. Questa volta però ci si mette in prima persona, questa volta è lui il rigorista, per usare una sua metafora. Nanì, il suo brano, parla dell’amore di un giovane per una prostituta: il brano è estratto dall’album Nanì e altri racconti… , prodotto da Lucio Dalla. Il cantautore bolognese sarà con lui anche sul palco dell’Ariston, nel ruolo di direttore d’orchestra. “Fondamentale”, così Pierdavide definisce il sodalizio umano-artistico con Lucio Dalla, “Inutile fare finta di niente, questo è un mestiere dove l’approvazione gli altri è essenziale. Andare da un guru come Lucio Dalla significa davvero mettersi in discussione, sudavo freddo, sembrava di essere tornato agli esami di maturità. Invece ne è nata questa collaborazione. Se uno come lui si accorge di me, e se ci mette la faccia, allora vuol dire che forse non è tutto sbagliato. Che si fida di quello che faccio” E non è il primo: Battiato ti ha scelto per aprire i suoi concerti… “Penso che loro abbiano visto in me un’idea di musica che oggi è un po’ in deflazione. L’idea di songwriter. Una figura che per la storia della musica leggera italiana è stata essenziale, ma dopo Bersani e Silvestri c’è stato poco o niente, ed è grave. Forse in me hanno visto un filo conduttore con loro, pur con un contesto sociale e culturale diverso. Ed io, di rimando, ho visto in loro i miei miti.” Che strada sta prendendo la tua musica? “Sto cercando di prendere un po’ le distanze dall’istrionismo del passato. C’è più introspezione e ricerca, di me stesso e del mondo che mi circonda. Mi guardo dentro, ma guardo altrettanto ciò che succede intorno a me. Il leitmotiv di tutto il disco è l’amore, ma non quello aleatorio, un amore terreno, che si può toccare. Le immagini che abbiamo dato, come quella di un piatto sporco che diventa motivo di una litigata, vogliono dire questo. Mi piace parlare della mia vita, ma anche della vita di tutti. E’ importante non perdere il contatto con la realtà, per avere argomenti interessanti di cui parlare. Anche il suono è un po’ più rock, più sporco, più arrabbiato. Crea come una zavorra che, anche lì, riporta alle cose più terrene. Anzi: più che arrabbiato è giusto dire disilluso. Dalla situazione, dalla mia generazione… L’ironia è stata ridimensionata per fare spazio al disincanto: è il disco in cui apro gli occhi.” In che senso? “E’ passato il momento in cui si parla dell’amore fatto in tutti i luoghi, in tutti i mari, in tutti i laghi: non sono più lo stesso. Con Nanì sfioro quasi lo “scandalo”, ma la sfida oggi sarebbe non scandalizzare… se parlare di una donna che vende l’amore, di due persone dello stesso sesso che si tengono per mano è qualcosa che ancora scandalizza, siamo davvero indietro. Paradossalmente, sarebbe un risultato se la canzone non venisse notata: significherebbe che abbiamo raggiunto un certo equilibrio mentale. Ma secondo me farà storcere il naso a qualcuno.” Nel duetto con Grignani la canzone sarà riarrangiata in chiave più rock? “La canzone ha un potenziale di frustrazione che ti porta ad essere un po’ tignoso, non è Pretty Woman, credo che Gianluca Grignani possa dare quel tocco di rabbia. Secondo me farà davvero “esplodere la pentola”, per così dire. Poi ci saranno tre generazioni di cantautori affiancate: Lucio rappresenta la genesi, Grignani l’età di mezzo, io sono quello che si deve ancora fare i calli.” E invece cosa puoi dirci di Mads Langer? Insieme canterete Anema e Core… “C’erano due versioni di Anema e Core straniere: una degli anni ’50, How Wonderful To Know. Poi c’è la versione più Las Vegas, quella di Micheal Bublé, che riprende Anema e Core un po’ in maccheronico; Mads Langer si rifarà a questa, dando un tocco esterofilo alla canzone più italiana che c’è. Mentre io tenterò di cantare in napoletano. La canzone è stata riarrangiata in una versione molto interessante. Poi lui mi ricorda tantissimo Jeff Buckley. Credo che sarà un bel momento.” In qualche modo, poi, il discorso si sposta sul cinema, un’altra grande passione di Pierdavide… “Mi piacerebbe cimentarmi in qualcosa di psicologico, sulla strada di Antony Hopkins. Ma per ora le uniche esperienze che ho avuto sono state quelle durante i musical di Amici, e me davano sempre i personaggi goffi e stralunati!” Non ti piacerebbe scrivere una colonna sonora? “Essendo la mia più grande passione il cinema, più della musica stessa forse, sarebbe la massima gratificazione poter sentire la mia musica come colonna sonora di un film. Sceneggiare? Non sarebbe male. Sarebbe divertente anche doppiare un cartone animato, non disdegno niente! Vedo l’arte a 360°, non mi preoccupo delle etichette.” Quale personaggio dei cartoni animati ti assomiglia? “Forse il Grinch! Visto che non amo particolarmente il Natale.” Ma nell’album c’è una canzone dedicata alla tua fidanzata Grazia? “Sì, c’è una canzone dedicata a lei. Però non ve la dico, dovete leggere fra le righe.”