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Paolo Nutini: “Nel prossimo album sarò un po’ più sfrontato”

scritto da Alice Ziveri
Paolo Nutini dovrebbe essere la star della round table oggi, all’evento Land Rover per celebrare il tour mondiale di Range Rover Evoque. Dovrebbe esserlo, ma arrivati in sala stampa si fa fatica ad individuarlo, mimetizzato com’è fra una ventina di membri dello staff che sembrano più superstar di lui. T-shirt semplice, pantaloni neri, stivaletti in pelle di dubbio gusto, capelli spettinati e occhialino stile Ray-Ban che non vuole saperne di stare dritto. Anzi, forse è solo grazie all’onnipresente “occhialeda star” che viene il sospetto che possa essere lui: però, a differenza dei VIP che vogliono fare i VIP, Paolo gli occhiali se li toglie per fare l’intervista.
Mille punti ancora prima di iniziare.

L’intervista
Lo conosciamo per quella voce roca, bassa, graffiata, che dimostra almeno dieci anni più dei suoi 24, e i pezzi che vanno dall’introspezione più intima alla pura gioia di vivere, senza tante vie di mezzo. Une perla musicale degli ultimi anni, che ha saputo catturare sia la critica che il grande pubblico. Paolo si siede fra i giornalisti e parla con voce sommessa in un percepibilissimo accento scozzese, con quel mezzo sorriso sghembo che lo caratterizza e guardando le persone negli occhi. Sa bene cosa vuole dire, e racconta con spontaneità, niente risposte preconfezionate. Neanche se, ospite di un evento messo in piedi da una casa automobilistica, deve dire che in realtà lui la macchina non ce l’ha, e a dire il vero non ha neanche la patente. “So guidare, ma non ho la patente. E comunque di solito sono sempre in tour, fra bus, aerei, treni… la macchina costa e comunque non la userei” e continua… “Poi, di solito, dopo un concerto magari ci si beve un paio di drink… quindi comunque non potrei guidare!“. Ma stasera sarà un’eccezione: “Devo saltare sull’aereo appena finito lo show. A casa c’è la festa del 21esimo compleanno di mia sorella, se me la perdo sono un uomo morto!
Si parla poi di internet: Paolo è scettico a proposito, e pur riconoscendo qualche cosa positiva, come la possibilità di scoprire band e cantanti e venire in contatto con nuova musica, dice che “l’aspetto della semplicità e della convenienza sta prendendo il sopravvento sulla tangibilità delle cose.. ed è lo stesso con i libri, piano piano tutto questo si estenderà a libri e giornali, la gente non li comprerà più, avranno tutto sul telefono… è noioso!
Parla uno che con i dischi ci è cresciuto, anzi, ancor prima con le musicassette: “La prima che ho preso si chiamava Jive Bunny Megamix” ridacchia “Una raccolta di vecchie canzoni soul… mi ha aperto degli orizzonti. Poi c’è stato Madman Across The Water, di Elton John: lo presi da uno di quei tizi che vendono cianfrusaglie dal bagagliaio della macchina, in Scozia si chiamano carbootsy… mi costò 40 pence. E se lo ascoltaste capireste perchè“. Quello che gli ha cambiato la vita, invece, è stato un album di Damien Rice, O, ascoltato da adolescente: “Così semplice… un ragazzo e la sua chitarra acustica.  Quell’album mi ha fatto capire che volevo suonare, e che volevo scrivere… mi ha portato a scrivere le mie prime due canzoni, e a volerle dedicare a qualcuno…
Già, le sue canzoni: l’ultimo album è uscito nel 2009, molti si chiedono che cosa aspettarsi dal prossimo lavoro. “Sarò un po’ più sfrontato, più monello. In passato mi sono concentrato molto sui problemi, le relazioni, su ciò a cui cercavo risposte… mi sono dimenticato di tutto il resto, di quello su cui avrei dovuto concentrarmi a 18. 19 anni” parla come se ora ne avesse ottanta “..ma ho ancora un paio d’anni per fare errori, sbagliare, fare quelle cose per cui la gente ti direbbe cresci!
E’ l’idea la parte più divertente del creare nuova musica, secondo Paolo. Il primissimo inizio, quando ti balza in testa qualcosa e “lo registro sul telefono, su un registratore. E poi puoi portarla ad essere una canzone, arrangiarla… arrangiare le tracce mi fa felice, per qualche motivo. Ma l’inizio è decisamente la parte più bella, è come con un bambino, all’inizio te lo tieni stretto ed è tutto tuo, ma ad un certo punto devi lasciarlo andare e vedere cosa succede“. Una canzone non è mai finita, secondo Paolo, perchè anche una volta liberata la gente se ne impossessa e ne fa qualcosa di sempre nuovo… e d’altronde suonare per il pubblico è lo scopo ultimo di tutto quanto.

Spiega come gli piaccia suonare sia ai propri concerti che ai festival
: ai primi sai che la gente è lì per te, perchè vuole esserci e vederti.Ai festival invece spesso non tutti conoscono la tua musica, “è una sfida a vedere se riesci a catturare la loro attenzione, a farli fermare mentre passano di lì“. L’altra cosa divertente dei festival è che un momento sei sul palco, il momento dopo sei spettatore: “…e posso andare in giro con la faccia dipinta… camminare in giro, travestito da… cos’era l’ultima volta? Da Tartaruga Ninja! Quello sì che era un travestimento“.
Ai concerti invece capitano cose strane, come un tizio a Berlino che si è arrampicato fin sul palco – non per ballare, come succede spesso, ma per cercare di sferrargli un pugno. E strani possono essere i regali delle fan, che una volta gli hanno gentilmente offerto due quiche: “Una era ok, ma quando ho aperto l’altra ci ho trovato dentro della biancheria intima. Strano modo per consegnarla eh? Dentro ad una quiche“. E di fan Paolo Nutini ne ha, non solo per la sua musica ma anche per il suo “bel faccino”, anche se lui non pensa di poterci fare molto affidamento: “Ci sarà sempre qualcuno di più bello, più giovane, con capelli migliori e scarpe migliori. E poi dipende sempre da quanto sono andato a correre ogni settimana… sai, la pancia!
Ultimo ma non ultimo: se dovesse scegliere una frase, fra le sue canzoni, che lo rappresenti al meglio, Paolo citerebbe un pezzo di Comin’ Up Easy: “It was in love I was created and in love is how I hope I die”.
Ho il lusso di avere una famiglia e persone che mi sostengono. Ovunque vada mi viene dato tanto amore, e lo devi dare indietro, non è una strada a senso unico. Spero che un giorno avrò anch’io persone da amare, di cui prendermi cura, da potere supportare. Quella frase mi riassume abbastanza bene…e poi chissà, magari ci sarà qualcosa nei nuovi pezzi“.Segue un bel live di mezz’ora circa, con la band al completo e una set-list mista.
In contemporanea, a Shanghai si esibisce Mark Ronson e a New York CeeLo Green, e tutte e tre le città si collegano via satellite per dei saluti internazionali.
Modestamente parlando, l’evento di Milano si è beccato un ospite tre spanne sopra gli altri.
Godetevi parte della performance di Paolo Nutini!