Maurizio Gasparri paragona i cortei studenteschi alle insurrezioni armate contro lo stato del 1979 scritto da admin 18 Dicembre 2010 “7 Aprile 1979 a Padova: il sostituto procuratore della repubblica Pietro Calogero ordina l’arresto di un gruppo di dirigenti dei gruppi extraparlamentari Autonomia Operaia e Potere Operaio: tra di essi Toni Negri, Oreste Scalzone, Emilio Vesce, Luciano Ferrari Bravo, Franco Piperno, accusati di associazione sovversiva e insurrezione armata contro lo stato. Alcuni degli arrestati vengono anche accusati di aver preso parte al rapimento e all’uccisione di Aldo Moro (l’imputazione cade nel 1980). In sede giudiziaria (il processo 7 aprile), Calogero sostiene che Toni Negri sia stato la “mente” delle Brigate Rosse. Quasi tutte le accuse mosse agli arrestati vengono in seguito a cadere” (fonte Wikipedia). 19 Dicembre 2010: Maurizio Gasparri presidente dei senatori del Pdl, spiega che per porre fine all’ondata di violenza scaturita dalle proteste studentesche degli ultimi mesi bisognerebbe agire come in quei giorni d’aprile del 1979. Stop alle intrusioni dei centri sociali e dei gruppi di facinorosi Gasparri condanna le intrusioni dei centri sociali e di altri gruppi di facinorosi nei cortei di liceali e universitari e si dice preoccupato per una possibile degenerazione di questa brutalità in un nuovo periodo di terrore. Il presupposto non è sbagliato, a nessuno piace la piega distruttiva che hanno preso alcuni gruppi di manifestanti ma bisogna tener presente che spesso sono le parole a soffiare aria sul fuoco alimentandolo. Qualcuno si ricorda i motivi che hanno spinto gli studenti a protestare? Il rischio che si sta correndo è quello di perdere di vista i reali motivi della protesta: i tagli nelle scuole, le borse di studio senza fondi, la chiusura degli istituti, ricercatori senza assegni. Tutto questo ha portato gli studenti in piazza a protestare per difendere il proprio diritto all’istruzione. I ragazzi chiedono solo un po’ di attenzione per queste problematiche che riguardano tutto il Paese in quanto gli universitari di oggi saranno i lavoratori di domani. Le parole fanno male I partiti politici di ogni forma e colore sfruttano gli avvenimenti per portare a casa qualche voto o per gettare ombre sugli avversari, ma nessuno fa niente di concreto per aiutare la scuola italiana precipitata in un abisso senza fondo e i le rivendicazioni degli studenti diventano sempre più un sottofondo lontano e incomprensibile. E’ bene non dimenticarsi che la protesta non ha colore politico e va gestita con il dialogo a 360 °. La propositività è la migliore arma in questo momento così delicato. Mai come ora bisogna stare attenti a non lanciare provocazioni che potrebbero essere male interpretate da chi in piazza ci va solo per sfogare la propria violenza. Gli studenti, quelli veri, non sfasciano vetrine e non lanciano molotov contro le forze dell’ ordine, per tanto non vanno trattati come criminali o terroristi. Per loro bisogna cercare una soluzione civile, un punto di incontro tra le parti che dimostri la volontà delle istituzioni di farsi carico dei propblemi.