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Lavorare a Disneyland Paris: 6 leggende metropolitane da sfatare

scritto da Alberto Muraro

Disneyland Paris ha celebrato nel 2017 25 anni di onorata carriera. Aperto nel 1992, il parco di divertimenti più importante d’Europa ha accolto nel corso di un quarto di secolo più di 300 milioni di visitatori, diventando in breve tempo la meta turistica più visitata d’Europa. Ma non solo.

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Fra i record che il parco di divertimenti può vantare c’è anche la presenza del maggior numero di dipendenti della stessa azienda (15.000 persone) in un’area circoscritta, un nutrito gruppo di persone (per un totale di più di 500 mestieri!) fra i quali sono inclusi tanti, tantisssimi italiani. Molti di più di quelli che potreste aspettarvi. Sottoscritto compreso.

Entrare a far parte del cosiddetto talent pool dei cast member di Disneyland (ve ne abbiamo già parlato qui) è in effetti piuttosto facile. Tutt’altra storia invece è indossare il proprio costume e mettersi seriamente in gioco. Il fatto è che, nonostante i vostri sforzi, amici, parenti e conoscenti in Italia (e non) continueranno imperterriti a farvi sempre le stesse domande. In parallelo, su siti vari ed eventuali, troverete puntualmente tutta una serie di bufale scritte da giornalisti che, evidentemente, non si sono mai dovuti vestire da pirata per andare a lavoro.

Ecco dunque, una volta per tutte, i miti da sfatare sul lavoro a Disneyland. E tutto quello che ho imparato nel corso degli anni (ormai quasi 7) in qualità di cast member.

 

  1. No, non faccio Topolino.

La frase che più spesso mi sento dire quando rivelo di essere stato assunto a Disneyland è “ah ma fai Topolino?”. Spesso, la domanda è accompagnata da un risata sotto ai baffi, come a sottolineare quanto il mio lavoro sia ridicolo. La risposta, ovviamente, è negativa, almeno nel mio caso: al parco ho lavorato come commesso, ma le possibilità di assunzione sono infinite, dalla ristorazione alle attrazioni passando per la biglietteria, gli hotel e molto altro ancora. Se proprio lo volete sapere, il colloquio (o per meglio dire, il provino) per i personaggi l’avevo anche fatto, ma avendo al coordinazione di un bradipo ero ovviamente stato scartato. Perché sì, per “fare Topolino” dovete anche sapervi muovere. Una piccola postilla: personaggi e ballerini hanno uno stipendio lievemente più alto del mio, per cui sarebbe anche ora che vi levaste dalla faccia quel sorriso ebete.

2. No, non vivo a Parigi

Disneyland Paris sorge in un’area che dista dalla capitale francese circa 40 km. Raggiungere Paris, in ogni caso, è semplicissimo: in poco meno di un’ora la metro RER A, infatti, ti conduce in centro città. Per il resto i cast member sono alloggiati in residence e hotel (no, non quello della Bella e la Bestia!) sparsi in un raggio di approssimativamente 5 o 6 km. Considerato che co riferiamo a centri urbani nati in funzione del parco dove precedentemente non c’era nient’altro che campagna, stiamo parlando di un gruppo di paesini tutti uguali e non dissimili da quelli visti in The Truman Show. In una zona dimenticata da dio anche soltanto trovare un supermercato aperto può trasformarsi in un’impresa.

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3. No, non abito nel Castello

Per quanto possa sembrarvi assurdo, ci sono veramente persone convinte che noi cast member veniamo alloggiati nelle simpatiche casette di cartonato di Main Street. Senza poi contare i clienti che restano a bocca aperta quando racconti che ogni giorno fai il pendolare fra Francia e Italia. Nel caso in cui ve lo steste chiedendo, mi è successo davvero.

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4. No, non mi diverto. Sto lavorando

Per quanto lavorare in un parco di divertimenti pieno di bambini abbia sicuramente i suoi lati positivi, trovarsi di turno a Disneyland Paris nei periodi più frequentati dell’anno non è esattamente il massimo. Come ogni lavoro, per esempio nel mio caso, è richiesta puntualità, precisione, professionalità e capacità. La magia che dobbiamo ricreare con i clienti è senza dubbio importante, ma non è sempre facile mantenere il sorriso quando di fronte a te hai una fila d’attesa di decine di persone da gestire. E magari sono le 23:50 del 31 dicembre. Prendersi poco sul serio e stare al gioco, soprattutto nei momenti più difficili, può tuttavia essere l’unico modo per sopravvivere.

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5. Si (santo cielo!) parlo francese

Vivi e lavori in Francia. Un buon 70% dei tuoi clienti, com’è ovvio, è francese. Eppure, amici, conoscenti e gli stessi clienti stranieri (italiani in primis!) ti chiedono se sai parlare la lingua locale. Eccezion fatta per i ballerini, che spesso non hanno quasi a che fare con personale francofono, la risposta che a molti verrebbe da dare è “ma secondo te?”. Com’è ovvio che sia, l’unico modo giusto di reagire in questi casi è sfoggiare un’elegante “poker face”.

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6. No, non puoi avere tutto gratis

Il fatto che io sia tuo amico e che lavori al parco non significa (necessariamente) che tu possa entrare gratis. Esistono varie modalità con le quali i cast member possono ospitare una o più persone a Disneyland per una giornata di divertimento ma ciò non significa che tutto sia gratis o, meno che meno, che si possa saltare la fila d’attesa. Sarei falso se dicessi che non ho mai aggirato alcun divieto, ma le regole esistono per tutti, cast member compresi. Se ti beccano, sono dolori.

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Avete mai lavorato a Disneyland Paris? Quali sono i luoghi comuni da sfatare, secondo voi?