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La scuola post legge Gelmini

scritto da admin

ScuolaPrima delle vacanze natalizie le piazze di tutta Italia erano infiammate dai cortei studenteschi che protestavano contro il ddl Gelmini divenuto poi Legge, i tagli alle borse di studio, l’ignoranza del Governo, il precariato dei ricercatori e tanto altro. Dopo il lungo break è calata una nube grigia che ha ricoperto tutto di uno strato di desolazione: gli studenti sono tornati nelle aule, i ricercatori sono scesi dai tetti, i docenti precari hanno ripreso il proprio tran tran. Ma cosa succede adesso? Come, la nuova legge, sta cambiando lo scenario studentesco? Che ne è dei “baroni” e della meritocrazia punti fondamentali della controversa legge?

Docente di merito

La proposta del ministro dell’Istruzione di premiare con una sorta di 14esima mensilità i docenti più meritevoli si è rivelata un buco nell’acqua ed è stata bocciata dalla maggior parte delle scuole prese a campione per sperimentare la metodologia di scelta. Alla base del rifiuto c’è un vizio di forma poiché per giudicare i risultati ottenuti dagli insegnanti degli istituti è stata pensata una commissione formata dal dirigente scolastico, due professori scelti tra quelli più accreditati (automaticamente esclusi dal premio proprio perché facenti parte della commissione) e il presidente del consiglio di istituto. Si intuisce facilmente che nessuna di questa figure può valutare equamente il lavoro degli insegnanti dato che, o sono troppo lontane dalla didattica quotidiana, o facenti parte della categoria che deve essere giudicata. Il problema di fondo non è il concetto di meritocrazia che è giusto, lodevole ed acquisito ma piuttosto è la metodologia che lascia perplessi. Non si capisce in base a quali schemi o metodi si possa determinare il lavoro di uno piuttosto che dell’atro insegnante.

Sarebbe molto più serio se fossero gli studenti, ad esempio tramite questionario, a decretare quali sono i migliori insegnanti, in termini di interesse per la materia insegnata, per capacità di trasferire i concetti, per l’attenzione alle problematiche della scuola, per la professionalità, l’approfondimento,il coinvolgimento, gli aggiornamenti ecc. Sembra una soluzione molto facile forse è per questo che non è stata presa in considerazione.

I Baroni regnano sovrani

Un altro punto fondamentale della legge 240/2010 riguarda i baronismi. Se l’intento era quello di eliminare il sovra potere dei rettori che rimangono anni e anni all’interno degli atenei agevolando la carriera di amici e parenti e prendendo decisioni in totale autonomia sulle sorti dell’Università, dei docenti, dei ricercatori e degli studenti, allora si può dire che non è andato a buon fine.

Di fatto i rettori mantengono inalterato il loro potere gestendo le commissioni ed escludendo dalle decisioni proprio le categorie che la legge intende tutelare ripristinando di fatto lo status quo ante con la differenza che ora i Baroni si sentono legittimati ad agire dalle nuove disposizioni.

I presupposti non sono dei migliori, la situazione deve essere monitorata da vicino perché la Legge è stata approvata ma mostra ancora troppe falle nella sua applicazione e le categorie che dovevano essere difese ricercatori, professori, personale non docente, precari e studenti rimangono ancora prive di tutela.