La diseducazione di Cameron Post: la regista parla del film con Chloë Grace Moretz scritto da Federica Marcucci 20 Ottobre 2018 Abbiamo amato moltissimo La diseducazione di Cameron Post, ma ascoltare le parole della regista Desiree Akhavan e della sceneggiatrice Cecilia Frugiuele è stato meraviglioso per capire come sia nato questo progetto. Il film è infatti l’adattamento cinematografico di una parte del romanzo di Emily M. Danforth. Come spiegato dalla sceneggiatrice la scelta di adattarne solo una parte è stata dettata dalla volontà di concentrarsi su una parte precisa della storia. In questo modo era più più facile trattare in modo incisivo le importanti tematiche del romanzo. LEGGI ANCHE: La diseducazione di Cameron Post – l’orgoglio della propria identità “È un libro onesto e parla di molte cose. Parla di adolescenza, ma anche di omosessualità, di amore e della scoperta di sé stessi. Mentre lo leggevo avevo le farfalle nello stomaco.” Ricorda sempre Cecilia Frugiuele che, da persona etero, si è sentita personalmente dice di essersi coinvolta nella vicenda narrata. L’obiettivo della regista, qui al suo secondo film, era infatti quello di trattare una storia onesta che parlasse a tutti e che avesse come focus principale la ricerca dell’identità. Qualcosa che, come spiegato da lei stessa, è una da sempre una questione principale nella sua vita. “Sono americana ma sono figlia di immigrati iraniani. Da sempre ho sentito il bisogno di comprendere il significato del bisogno d’appartenenza. Crescendo mi sono resa conto che non è qualcosa che a che fare con l’incasellamento. I social, per esempio, ci trattano come se fossimo dei pacchetti preconfezionati… pensiamo agli ashtag di Instagram. Mentre invece nella vita ci sono tante opzioni, tante coincidenze.” Anche per questo La diseducazione di Cameron Post non è stata soltanto l’occasione di portare sullo schermo una vicenda a lei molto vicina, ma anche una storia di una ragazza scritta da una ragazza. Una questione che sta molto a cuore a Desiree Akhavan la quale è convinta che, sebbene si stiano facendo tanti passi avanti in fatto di rappresentazione di storie femminili, c’è ancora molto da fare. Riguardo al rapporto con il giovane cast tra cui Chloë Grace Moretz la regista racconta di come il suo obiettivo fosse di mettere tutti a proprio agio. “È stata un’esperienza collaborativa, abbiamo vissuto nella location per tutta la durata delle riprese. Volevo che ogni personaggio avesse una sua dignità, per questo accettavo volentieri consigli degli attori. Non tratto mai nessuno di loro come pupazzi.” Andrete a vedere La diseducazione di Cameron Post al cinema?