L’appello di Alessandro D’Avenia – Recensione del nuovo romanzo

“Diventare adulti è smettere di fuggire, cominciare a cercare e poi restare, essere presenti a se stessi senza scappare di fronte alla realtà.”
A dieci anni dall’uscita del suo romanzo rivelazione, Bianca come il latte, rossa come il sangue, Alessandro D’Avenia torna in libreria con L’appello.
Edito da Mondadori e disponibile dal 3 novembre in tutte le librerie e store online, il romanzo è una storia che mescola ragionamento filosofico e quotidianità mettendo al centro il rapporto professori-studenti. Anzi Maestri-alunni, per citare l’autore.
Protagonisti sono Omero Romeo, un insegnante di scienze non vedente, e i suoi studenti, dei giovani già feriti nel profondo dalla vita. Insieme daranno vita a un nuovo modo di fare l’appello: una piccola grande rivoluzione il cui obiettivo è tirar fuori la vera essenza di ognuno. Un essere presente coraggioso, in nome di se stessi e degli altri.
Ricco di citazioni, spunti e riferimenti, il romanzo dà vita a un affresco familiare e allo stesso tempo metaforico. Omero, i suoi studenti e gli altri personaggi sono infatti dei tipi umani che possono farci pensare a noi stessi ai nostri attuali o ex compagni di classe.
Tutti loro ci ricordano com’è o com’è stata la nostra esperienza scolastica, perché a tutti è capitato o capiterà un professore fuori dal comune come quello nato dalla penna di D’Avenia.
Non vedente come il mitico poeta dell’Iliade e dell’Odissea, il protagonista de L’appello non si lascia definire da questa condizione. Al contrario, abbraccia quell’idea di sapienza tanto cara al mondo classico (non a caso Alessandro D’Avenia è dottore di ricerca in Lettere Classiche) in cui cecità diventa sinonimo di una più limpida visione della realtà.
La scuola ideale del protagonista (ma anche quella dello stesso autore) non è più quindi quella delle verifiche a sorpresa e dell’autorità fine a se stessa, ma quella di un’alta istituzione da un compito importantissimo: educare e insegnare i giovani a mettere tutto in discussione per giungere alla verità. Per diventare adulti senza scappare di fronte alla vita, qualunque sfida ci si ponga dinanzi agli occhi.
Anche per questo, leggendo L’appello, è impossibile non pensare al prof. rivoluzionario de L’attimo fuggente ma anche ai dialoghi di Platone. In particolare il celebre Mito della Caverna:
“Paragona la nostra natura, in rapporto all’educazione e alla mancanza di educazione, a una condizione di questo tipo. Immagina dunque degli uomini in una dimora sotterranea a forma di caverna […]”.
Omero risveglia le coscienze dei suoi studenti ascoltando, dando valore, educandoli alla bellezza.
Un’esperienza che può sembrare idealistica ma che può davvero accadere a scuola, tutti i giorni. Basta essere disposti ad accettare l’altro, studente o insegnate, senza pregiudizi. A occhi chiusi.