Justin Timberlake – Man of the woods: la recensione di GingerGeneration.it scritto da Alberto Muraro 3 Febbraio 2018 Mettiamo subito le cose in chiaro: Justin Timberlake ha fatto di meglio, molto di meglio nella sua carriera rispetto al suo quinto disco Man of the woods, uscito lo scorso 2 febbraio. L’album da padre di famiglia, da uomo innamorato, da artista maturo non è certo un brutto prodotto discografico, ma è soprattutto un disco lungo, a tratti confusionario, che non si sa bene dove voglia andare a parare. Nell’era dei 140 caratteri, del like usa e getta, 16 brani della durata media di 4 minuti (e più) sembrano (ahimè) decisamente troppi. Non che la lunghezza sia di per sé, un difetto, attenzione, ma deve essere giustificata da una coerenza di fondo, da una storia, da un fulcro centrale al quale aggrapparsi. Un focus che in Man of the woods manca, completamente, fin dalla confusa e cacofonica title track. Man of the Woods is out Friday. And yes, this is how cold it is in Minnesota right now ?(Pre-order up ?) Un post condiviso da Justin Timberlake (@justintimberlake) in data: Gen 30, 2018 at 5:55 PST Anche in questa occasione, Justin Timberlake ha deciso di affidarsi a tre producer ben rodati come Timbaland, Neptunes (leggasi, Pharrell Williams e Chad Hugo) e Danja. Il risultato finale è un disco ricco di iper produzioni ma anche di confusione. Nonostante sia stato Justin stesso ad aver precisato che non ci troviamo di fronte ad un disco country, ci sono effettivamente dei momenti che ce lo lasciano pensare, il fatto è che sono mescolati (anche all’interno dello stesso pezzo, è il caso di The Hard Stuff) con un certo tipo di r&b, soul, pop che non c’entra poi molto. Timberlake tira fuori l’artiglieria pesante, quella con cui ci ha fatto innamorare di lui, proprio quando torna alle origini. Supplies, in questo senso, è una bomba vera (il bridge è da applausi) in quanto delizioso connubio dei falsetti dell’artista con una base profonde, oscura e quasi trap dei Neptunes, ma che suona à la Tim Mosley. Anche il singolo di lancio Filthy, nonostante necessiti più di qualche ascolto, coglie nel segno e ci riporta con le sue distorsioni alle atmosfere del capolavoro FutureSex/LoveSound. Non che il resto dei brani presenti in Man of the woods sia di scarso livello, Timberlake è infatti il classico esempio di artista che difficilmente riesce a dare vita a pezzi “brutti”. Tuttavia, l’album richiede di essere metabolizzato. È il caso del groove di Higher, Higher o di Montana, che fanno l’occhiolino ad un tipo di funky che su Justin sta addosso come un abito fatto su misura. D’altra parte, secondo molti, la vera musica di qualità non dovrebbe essere immediata. È l’eterno conflitto fra il mainstream e quello che è considerato “di nicchia”. Con Man of the woods, in breve, Justin Timberlake ha voluto dimostrarci quanto sia diventato un buon padre di famiglia e un modello di marito da seguire, cercando tutti i mezzi possibili (forse troppi) per raccontare la sua storia. Nella notevole ballad folk Say Something, in collaborazionc eon l’icona del country Chris Stapleton, Justin canta “forse sto cercando qualcosa che non posso avere, a volte il miglior modo per dire qualcosa è non dire niente“. Bravo Justin, hai imparato la lezione, “less is more”, vedi di applicarla al prossimo disco perché sei uno di quelli che possono regalare grosse soddisfazioni. Qui sotto trovate copertina e tracklist di Man of the woods di Justin Timberlake: vi è piaciuto questo disco? https://www.instagram.com/p/BddbDrrB-nw/?hl=it&taken-by=justintimberlake Filthy Midnight Summer Jam Sauce Man of the Woods Higher Higher Wave Supplies Morning Light feat. Alicia Keys Say Something feat. Chris Stapleton Hers (interlude) Flannel Montana Breeze Off the Pond Livin’ Off the Land The Hard Stuff Young Man