Jurassic World: Il regno distrutto, la recensione del film scritto da Paola Pirotti 6 Giugno 2018 Jurassic World: Il regno distrutto è ormai nei cinema di tutto il mondo da giorni. La sua scalata al podio del box office va a gonfie vele e punta sempre al suo fandom. Dai dialoghi alla musica, dalla Spielberg face degli attori fino agli effetti speciali. Jurassic Park è un culto che non ha bisogno di troppe spiegazioni, ma che possiede una forza collettiva, rintracciabile in tutti i suoi elementi. Insomma, è magia che ti piace e non c’è bisogno di sapere perché. Anche se il perché esiste. Dio crea i dinosauri. Dio distrugge i dinosauri. Dio crea l’uomo. L’uomo distrugge Dio. L’uomo crea i dinosauri. È iconica e rappresentativa la battuta del dottor Ian Malcolm nel primo capitolo di Jurassic Park (S. Spielberg). Una battuta semplice – che nel 1993 fece impazzire il mondo. Di creature che si ribellano all’uomo ne abbiamo viste sia nel cinema che nella letteratura, ma cos’ha di speciale il parco giurassico dei dinosauri? Nel 2015, Colin Trevorrow ha preso in mano la regia del ritorno a Jurassic Park con tutti i rischi e i pericoli che comportava. E la sfida è stata vinta: Jurassic World ha incassato 1,6 miliardi al box office mondiale ed ha ottenuto critiche positive in tutto il mondo. Jurassic World: Il regno distrutto è, dunque, un sequel atteso con entusiasmo e preoccupazioni. Tornano Chris Pratt e Bryce Dallas Howard. Torna Spielberg (alla produzione). Solo che questa volta, il franchise tenta un azzardo: il parco non c’è più. E si arriva ad una fase successiva: i dinosauri rompono la bolla in cui si sono scatenati per invadere il mondo reale. O perlomeno è questo quello che vogliono farci credere. Perché in realtà, Jurassic World sposta i dinosauri da una prigione all’altra, mettendo da parte la dimensione mediatica presentata nel film precedente. Perché in Il regno distrutto il mondo è all’oscuro di quello che succede nella tenuta di Benjamin Lockwood (James Cromwell). Juan Antonio Bayona (regista visionario di The Impossible, Sette Minuti dopo la Mezzanotte e Penny Dreadful) conferma di essere un regista capace di saper gestire in modo eccelso le sequenze d’azione e di impatto emotivo. Il problema è tutto il resto. L’intrattenimento c’è, ma tutto quello che la storia originale cercava di raccontare sembra ormai perso. Fuori fuoco. Il film è un giocattolo di sequenze (la maggior parte incredibilmente ben gestite ed epiche) che insieme non danno vita ad una storia appagante. Al contrario, sembra mancare di un intero terzo atto. La storia di Jurassic Park è fonte di narrazioni inesauribili, ma Jurassic World 2 sembra aver preso una direzione a senso unico che offre tanto intrattenimento e pochissima anima e sostanza. Pronti per tornare al cinema tra i dinosauri di Jurassic World?