Intervista ai Finley: “Fuoco e Fiamme è il nostro nuovo primo disco” scritto da Alice Ziveri 30 Maggio 2012 Un nuovo disco, un nuovo bassista e una nuova etichetta: i Finley celebrano i loro 10 anni con una marea di novità, e sono più determinati e positivi che mai. Fuoco e Fiamme, il loro quarto album di studio, è uscito il 29 Giugno, a due anni di distanza dall’ultimo Fuori!. In questo arco di tempo, almeno due sono stati i cambiamenti fondamentali: da una parte l’uscita dalla band del bassista Ste e l’ingresso di Ivan, che con questo album diventa ufficialmente uno dei Finley. Dall’altra, l’abbandono della loro casa discografica “storica”, EMI, per gettarsi nell’avventura di un’etichetta indipendente – che quale altro nome avrebbe mai potuto avere se non Gruppo Randa? Pedro, Ka, Dani e Ivan sono pieni di orgoglio per questo disco che segna un punto di svolta importante e che ora, finalmente, anche i fan potranno ascoltare. Un disco che, come dice bene il titolo, è una vera e propria scarica di energia: “Il fuoco è l’elemento che ripercorre tutte e tredici le tracce”, ci racconta Pedro, “Fuoco e Fiamme è un disco che si appoggia sulla positività, un disco che vuole anche dare un po’ di colore in un periodo grigio. E i Finley sono prima di tutto un gruppo di amici legati da qualcosa di profondo, che portano avanti questa professione alimentandola ogni giorno con la passione: è questa la chiave “. Com’è cambiato il modo di lavorare, avendo una vostra etichetta discografica? Ka: E’ cambiato in maniera radicale: le giornate sono infinite. Dopo sei anni con EMI e Claudio Cecchetto, anni fantastici e pieni di traguardi importanti, iniziavamo a sentire l’esigenza di un cambiamento. Volevamo gestire il nostro progetto musicale sotto ogni punto di vista: si parla di indipendenza artistica e musicale, ma anche di comunicazione del progetto. E sentivamo che una nostra etichetta sarebbe stata l’unico modo di rispondere a questa necessità. Dani: E’ anche una sfida verso noi stessi, un modo di vedere e di fare vedere agli altri cosa riusciamo a fare da soli. Come descrivereste Fuoco e Fiamme? Ka: Secondo me questo disco somiglia molto al primo. Che piaccia o meno, quello era un disco che dall’inizio alla fine suonava in un certo modo, ha un’identità. Succede lo stesso con Fuoco e Fiamme, che infatti ci piace chiamare il nostro “nuovo primo disco”: ha un’identità, è coeso, e forse i due dischi in mezzo sono serviti a esplorare un po’ di nuove rotte per poi arrivare a questa nuova identità. Poi naturalmente c’è Ivan, che ci ha dato una grande mano sia a livello di equilibrio che di arrangiamento dei nuovi pezzi. Dani: Ci sono di mezzo anche le mani sapienti di Guido Style, il produttore artistico, che ci ha aiutato molto ad asciugare il nostro sound. Abbiamo tolto tutto il superfluo lasciando che fossero chitarra, basso, batteria e voci a costruire il suono. Nonostante di solito siamo molto gelosi dei nostri pezzi, con qualcuno della sua esperienza non puoi fare altro che fidarti! E a livello di testi e tematiche? Dani: Tutto il disco vuole essere uno sprone ai giovani di oggi che vivono un periodo difficile. Questo album dice loro di vivere le loro passioni e credere nei loro sogni, nel lavoro che vogliono fare, negli studi che stanno facendo: in un momento come questo è molto facile lasciarsi andare, ma in realtà bisogna stringere i denti e proseguire. La mia generazione è proprio il brano dove cerchiamo di dare coraggio ai giovani. E’ un pezzo rabbioso, ma positivo; rabbioso perchè per tutti questi anni ci hanno dipinto negativamente, come quelli che non hanno voglia di sbattersi e non si scollano da casa. E ci saranno anche giovani così, ma non è giusto generalizzare: in realtà ci sono tanti ragazzi che lavorano duro e tirano fuori il meglio di sè. Poi però non trovano uno sbocco e devono andare all’estero. Nel disco siete tornati a collaborare con Edoardo Bennato… Dani: Abbiamo conosciuto Edoardo a Vallo della Lucania, nel 2008. Ci siamo incrociati durante una data del tour e abbiamo improvvisato Le ragazze fanno grandi sogni insieme. Successivamente, un anno e mezzo fa, ci ha fatto l’onore di richiamarci per MTV Storytellers, dove vari artisti reinterpretavano i suoi brani. Noi abbiamo fatto Rinnegato. E’ stata una bellissima esperienza, e dopotutto lo consideriamo un po’ uno dei nostri maestri di musica. Ci siamo accorti che qualcosa è cambiato dopo l’incontro con lui; abbiamo inziato a sperimentare anche con gli accordi blues, l’utilizzo dell’armonica a bocca, e anche a livello testuale. E la sua partecipazione in Il meglio arriverà è davvero un regalo. E’ una persona che ha molto da insegnare, e nonostante la differenza di età, a livello di spirito è più giovane di noi 4 messi insieme: una vera macchina da guerra! Avete già pensato ai live? Pedro: L’instore tour sarà una prima occasione di presentare il disco, poi verrà un tour vero e proprio. E’ stato pensato, come sempre, mettendosi dalla parte dei fan dei Finley: cosa voglio trovare in questo disco tanto atteso? Così abbiamo pensato ad un pass che porti l’esperienza del disco oltre allo stereo di casa propria. Il pass Rock’n’Experience permette di vivere delle esperienze con noi, come guardare il concerto direttamente sul palco, incontrarci prima del live o interagire durante lo spettacolo. Abbiamo in mente tante idee e iniziative, fra cui un primo raduno nazionale. Insomma, è un po’ come una card di appartenenza al nostro Gruppo Randa: se non ce l’hai sei out! Dani: I concerti partiranno dal 29 Giugno, abbiamo appena finito le prove di allestimento. Saranno live molto serrati e molto faticosi, un’infilata di brani rock; e la nostra idea è che non dovremmo essere gli unici che sudano sul palco, vogliamo vedere la gente sotto che si diverte e che suda fino all’ultima goccia! Cosa pensate dei talent-show? Dani: Penso che siano nati con l’intento di trovare giovani cantanti di talento, ed effettivamente non ne ho ancora sentito uno che non sappia cantare. Poi però, nella realtà, questo buon intento è stato deviato per rimpinguare le casse delle etichette discografiche in crisi. Ovviamente è più conveniente investire in un artista singolo e già conosciuto grazie a mesi in TV: non c’è neanche la necessità di lanciarlo. Ka: Trovo più che altro imbarazzante che tutto sia stato piegato a queste dinamiche: case discografiche, giornalisti, radio… Per non parlare dei ragazzi che firmano il contratto di diretta e si trovano sotto major dall’oggi al domani. Com’è il vostro rapporto con internet e con i social media? Dani: Internet è fondamentale per tenere il rapporto con i fan. Soprattutto nella fase di realizzazione di un disco, durante la quale solitamente un artista scompare, noi abbiamo voluto che la gente potesse sbirciare dalla serratura del nostro studio creando Timeline Diary e Timeline Videodoc. I fan hanno vissuto la lavorazione di questo disco, in qualche modo, e non arrivano a comprarlo a scatola chiusa. Ka: Quello che ci piace dei social network è la democraticità del sistema: puoi decidere se seguire qualcuno o meno, se interagirci o meno. Dani: Internet è utilissimo anche sotto questo punto di vista, ti dà modo di scoprire nuovi artisti a seconda di quelli che sono i tuoi gusti, a differenza della radio che ti bombarda con gli stessi pezzi finchè non finiscono per piacerti. Ma in realtà ti sono stati somministrati. La copertina sembra il monte Rushmore, quello con le facce dei presidenti americani… Dani: Volevamo una copertina molto semplice, noi quattro con i colori che richiamassero il titolo, il fuoco e le fiamme. Ka: E l’autore del progetto grafico è riuscito a rendere molto bene una cosa che noi sentiamo parecchio, soprattutto con l’arrivo di Ivan: il fatto di avere ritrovato compattezza e di essere riusciti a dare un suono rotondo e omogeneo alla nostra band. E lì sembriamo un’unica testa. Photo credit: Tommaso Gesuato