Il basket si veste di rosa scritto da admin 5 Marzo 2008 Non ha ancora 24 anni eppure scende sul parquet ogni settimana con maestria ed esperienza.Lei è Alice Romagnoli, classe 1984, 190 cm, ala della squadra dell’Umana Reyer, Venezia, tra le favorite per lo scudetto nella massima serie femminile. L’abbiamo raggiunta in un momento di pausa dagli allenamenti per farci raccontare com’è il mondo del basket femminile. Quando hai iniziato a giocare a basket? Ho iniziato da giovanissima, anche se ho provato altri sport come pallavolo ed equitazione; alla fine la passione per il basket ha avuto il sopravvento un po’ perché anche mia mamma da giovane aveva giocato, un po’ per l’altezza e soprattutto perché mi piaceva e mi divertivo. Quanto impegno richiede una carriera nel mondo professionistico del basket? Molto, davvero. Ci vuole impegno e dedizione. Il basket occupa tutte le mie giornate ed è giusto che sia così visto che il livello è molto alto. Abbiamo gli allenamenti tutti i giorni, mattina e pomeriggio. Di solito abbiamo uno o due giorni liberi a settimana, il lunedì post partita ad esempio, ma per il resto della settimana siamo tutte sul parquet a sudare. Ci racconti com’è la tua giornata tipo? Sveglia alle 8.00, due ore di allenamentio, poi pranzo e un po’ di riposo davanti alla tv o al computer. Nel pomeriggio altre due ore di allenamento, cena, relax davanti alla tv o al computer e poi a letto presto. Cosa fai per rilassarti? Guardo la tv e soprattutto navigo in internet. Faccio zapping fra i canali, guardo programmi diversi, seguo le fiction, lo sport. La cosa che però mi piace di più è navigare in internet: visito molti siti così mi tengo aggiornata. Come concili sport e vita privata? Con molta difficoltà devo dire, visto che il basket mi impegna moltissimo. Vedo i miei genitori una volta alla settimana perché per fortuna sono abbastanza vicini e il mio fidanzato fa avanti e indietro. Per fortuna riesce a raggiungermi almeno nel fine settimana. Torniamo al basket: hai da poco cambiato squadra facendo il salto nella massima serie femminile del nostro campionato. Come ti trovi? È la mia prima esperienza in un grande club che corre per lo scudetto e devo dire che è impegnativo. La passione mi aiuta a superare le difficoltà e per me è un momento positivo. Da quando sono in una società di alto livello mi alleno con grandi atlete americane e sono circondata da professionisti. Per me questo è importante perché mi permette di mantenere un alto livello di preparazione. Cosa consigli alle ragazze che vorrebbero intraprendere una carriera nel basket? Di avere tanta passione e di essere pronte al sacrificio per portare avanti i propri sogni. Se si vuol diventare un’atleta bisogna già sapere che non si potrà uscire la sera e che ci sarà molto da faticare e sacrificare. Se c’è la passione però ogni rinuncia verrà ripagata. I sacrifici certo, ma ci saranno aspetti positivi… Certo, giocare a basket mi è servito anche a livello personale. Per seguire la mia passione ho dovuto imparare a convivere con le mie compagne, andare a vivere da sola, ambientarmi in situazioni e con persone diverse, ho imparato ad essere indipendente e questo è stato un forte stimolo a crescere. Prima di salutarti un’ultima domanda: come ti vedi tra 30 anni? Ancora non riesco ad immaginarmi. Direi che mi vedo con una famiglia tutta mia, una casa, dei figli e un bel lavoro, non nel mondo del basket però. Certo, se i miei figli vorranno giocare sarò felice di aiutarli, ma per me immagino un’altra carriera, nel mondo del marketing e della comunicazione in internet.