Hop: James Marsden, Luca Argentero e Francesco Facchinetti a Roma scritto da Laura Boni 30 Marzo 2011 Si è tenuta a Roma la conferenza stampa di Hop alla presenza della protagonista del film, l’attore americano James Marsden e dei doppiatori italiani, Francesco Facchinetti e Luca Argentero. Il film per la regia di Tim Hill, è in uscita il 1 Aprile. Come avete affrontato le difficoltà del doppiaggio? Luca: Il doppiaggio è un mestiere difficilissimo, estremamente tecnico e complicato. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere Fiamma Izzo in sala che ci ha diretto e quindi il merito del nostro lavoro spetta a lei. È la seconda volta che doppio un film (il primo era stato Beverly Hills Chihuahua) ed entrambe le volte, forse con un po’ di rammarico, ho sempre interpretato un personaggio umano. In questo invidio Francesco, perché il personaggio animato ti da’ la possibilità di prenderti delle libertà che invece il doppiaggio umano non ti dà. Ti accompagna sempre la consapevolezza del lavoro svolto dall’attore e questo limita la tua libertà di azione Francesco: Mi sono molto divertito. La fortuna è stata Fiamma Izzo che in qualche modo, da subito, mi ha fatto entrare nel personaggio del coniglietto. La fortuna è stata anche avere un film in cui la musica è quasi centrale, perché il nostro coniglietto vuole fare veramente il batterista. Quindi in qualche modo ho identificato suo padre con il mio. È un film secondo me molto trasversale, che può prendere sia i piccoli che i grandi. Hai trovato difficoltà nell’interpretare un personaggio con il solo ausilio del green screen? James: la risposta è si. Quando sei circondato dal green screen un conto è girare un film come X-men, reagire contro scene di esplosioni o di battaglie, un’altro è invece interagire con un attore che non hai di fronte. Devi pensare e immaginarti ogni cosa. Nel primo caso quando tornavi a casa eri soddisfatto delle scene fatte mentre qui erano due/tre settimane senza nulla, non avevi nessun riscontro. A fine giornata ti sentivi come un folle. Si tratta di un processo molto tecnico James come scegli i tuoi ruoli? Come passi da un personaggio drammatico, ad un film d’animazione fino a una commedia come questa? J: Provo a confondere le persone cambiando continuamente generi e personaggi.. In realtà una delle cose migliori di questo mestiere è la possibilità di diventare personaggi diversi in differenti periodi di tempo. Questa è una delle cose che preferisco dell’essere attore. Penso che per un attore sia interessante saltare da un ruolo ad un altro, è sintomo di creatività. Prima di Hop ho lavorato in Straw Dogs, un intenso e drammatico thriller psicologico e quando sono entrato in questo mondo, con tutti questi pulcini, uova e colori sono come rinato. Il messaggio finale di questo film è essenzialmente quello di seguire i propri sogni. Quanto condividete questa idea? L: Fatta a me questa domanda ha un sapore particolare perché mi aspettavo tutto tranne che finire a fare l’attore. E così invece è stato. È un po’ quello che succede a Fred: trovare qualcosa che solo rispetta le tue ambizioni ma che ti piace veramente fare. Sono grato per quello che mi è successo e perciò mi sento vicino al film. Mi rendo conto, in questo momento di difficoltà soprattutto per i giovani che escono dall’università, che la mia è una fortuna sfacciata. F: Per tanti avere un sogno è proprio il motore della vita. Al giorno d’oggi la situazione è abbastanza grave perché abbiamo molti ragazzi incredibili che grazie a internet sanno tutto di tutti ma che non applicano questa conoscenza. Io vorrei lanciare un messaggio piccolo ma preciso ai genitori. Loro dovrebbero imparare ad assecondare non i vizi dei figli ma le loro passioni. Se i genitori riuscissero a perdere parte della loro giornata per aumentare la passione nei loro figli, sicuramente al giorno d’oggi ci sarebbero dei ragazzi avrebbero fatto molte cose nell’ambito artistico per esempio. L: Sono d’accordo. Come loro anche io sono stato veramente fortunato ad avere dei genitori che mi hanno sostenuto quando decisi di entrare nel mondo folle di Hollywood e di diventare attore. Sono cresciuto in Oklahoma nel Midwest che è un posto dove è difficile intraprendere questo tipo di carriera, specialmente fuori dalla realtà locale. Ma il supporto dei miei genitori mi è stato d’aiuto durante la mia carriera e nel raggiungimento del successo. Non so assolutamente cosa avrei fatto se non fossi diventato un attore. Non avevo piani di emergenza. Devo ringraziare i miei genitori. Ora ho due figli, di 5 e 10 anni. Andare a Hollywood è come andare a Las Vegas, è un azzardo. Il successo si definisce in base a quanto riesci ad inseguire le tue passioni e in base a quanto riesci a realizzare i tuoi sogni. Penso che questo film parli della passione in ciò che ami fare e sui risultati che uno intende raggiungere. Guarda la photo gallery dei protagonisti di Hop a Roma: [nggallery id=21]