Hanno ucciso l’uomo ragno: la storia degli 883 è quella di un sogno tutto italiano scritto da Federica Marcucci 11 Ottobre 2024 Hanno ucciso l’uomo ragno – La leggendaria storia degli 883 porta sullo schermo la storia di un sogno. Quello di due ragazzi, due grandi amici, che cambiarono per sempre la musica e la cultura pop italiana. La serie in otto episodi è disponibile dall’11 ottobre su Sky. Creata da Sidney Sibilia e da lui prodotta insieme a Matteo Rovere, Hanno ucciso l’uomo ragno è interpretata da Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli nei panni di Max Pezzali e Mauro Repetto. Di che cosa parla la serie Pavia, fine anni Ottanta. Max ama i fumetti e la musica americana. È un anticonformista in una città dove non c’è nulla a cui ribellarsi. In più, dopo aver trascurato il liceo per seguire nuove amicizie e serate punk, arriva inevitabilmente la bocciatura. Questo fallimento si rivela in realtà una nuova, fatale opportunità: nel liceo dove si trasferisce ha un nuovo compagno di banco, Mauro. La musica rende Max e Mauro inseparabili. Grazie alla forza trascinante di Mauro, Max abbraccia il suo talento e insieme a lui compone le prime canzoni che verranno prodotte da Claudio Cecchetto. Ma quando il successo li travolgerà, Max e Mauro, così diversi, riusciranno a rimanere uniti? Una storia d’amicizia “Mauro non esiste senza Max, così come Max non esiste senza Mauro”. Queste le parole dei due giovani protagonisti durante la conferenza stampa di presentazione in cui hanno raccontato quanto interpretare gli 883 li abbia legati profondamente, “ci siamo portati a casa un’amicizia”. L’obiettivo della serie era infatti quello di raccontare uno spaccato d’Italia ben inserita nel tempo e nello spazio ma allo stesso tempo dare vita a un racconto di crescita e amicizia intergenerazionale, capace di parlare anche a chi, quando Hanno ucciso l’uomo ragno spopolava in radio, non era ancora nato. “È una storia genuina, che parla di noi e del coraggio dell’inseguire i propri sogni”, ha dichiarato Sidney Sibilia. Perché la storia di Max e Mauro è talmente incredibile da sembrare un film. Gli stessi film che, insieme a musica e fumetti, i due amici consumavano voracemente e che hanno contribuito a far sì che con le loro canzoni i due dessero vita a un universo ancor oggi vivido e capace di raccontare le emozioni di ragazzi qualunque in modo unici. Una storia di provincia Perché del resto, i protagonisti di Hanno ucciso l’uomo ragno, sono due ragazzi comuni che hanno avuto successo proprio per essersi mostrati al mondo per quello che erano: loro stessi. Un viaggio di crescita che, da quella provincia che vestiva più stretta di un paio di jeans, a palcoscenici ben più grandi in cui Max e Mauro hanno avuto il coraggio di portare la loro individualità, le loro insicurezze ma, soprattutto, i loro sogni. Un racconto incredibile in cui i primi anni Novanta prendono vita grazie a una ricostruzione accurata e viva, rendendo omaggio a quella che oggi chiamiamo cultura pop. Al centro due giovani attori straordinari che riescono a vestire i panni di due icone amatissime mettendoci tanto cuore, senza però dimenticare l’importanza di sentirsi quella storia addosso. Una storia di sogni Infatti, come dicevamo in apertura, Hanno ucciso l’uomo ragno è in primis una storia che parla di sogni: del coraggio che ci vuole per perseguirli e di quanto ce ne voglia ancora per tenerli in vita una volta che sembrano raggiunti. O quasi. Ecco perché la serie riesce a essere contemporanea e generazionale allo stesso tempo. Un piccolo gioiello tutto italiano che vale la pena di essere visto, sia da chi gli 883 li ha cantati davvero, sia da chi non li ha ancora scoperti. Vi potrebbe interessare anche: A Complete Unknown: tutto sul biopic di Bob Dylan con Timothée Chalamet