I giovani e il mondo del lavoro: quali contratti ci sono e come funzionano? scritto da Claudia Lisa Moeller 24 Agosto 2018 Come e cosa cambia il Decreto Dignità voluto fortemente dal nuovo governo? Cosa cambia per un giovane che si affaccia al mondo del lavoro? Noi abbiamo cercato di fare un breve riassunto e quadro della situazione attuale italiana lavorativa. Cosa è legittimo che possa sperare un giovane alle prime armi che inizia a lavorare? Quale è il miglior contratto su piazza? E cosa è più realistico che ottenga un giovane? Qui cerchiamo di darvi qualche risposta e un quadro generale della situazione. Cosa ha stabilito il nuovo decreto voluto dal M5S e Lega? Il Decreto Dignità, approvato nel luglio 2018, prevede che il primo contratto duri massimo 12 mesi (e in casi straordinari 24 mesi). Dopo questo periodo si aprono due possibilità. La prima è la conferma definitiva del lavoratore, quindi si ottiene l’agognato posto fisso. Il posto fisso è vostro se decade naturalmente il primo contratto di 24 mesi: se non sentite nulla alla fine del vostro contratto, potete stare tranquilli. Siete assunti. Se, invece, il vostro datore di lavoro vuole ancora tenervi in prova può. Il rinnovo previo consenso del lavoratore può avvenire per 4 volte massimo, per chi non ha già avuto contratti da 24 mesi e ogni rinnovo non può superare l’anno di durata. Nel Decreto Dignità si è anche aggiunto il Bonus Assunzione valido fino ai 35 anni. Il Bonus prevede che il datore di lavoro ha uno sgravio fiscale fino al 50% per il neoassunto che percepisce uno stipendio di massimo € 3000. Il tutto per un massimo di 36 mesi. Ciò dovrebbe agevolare e convincere i datori di lavoro ad assumere giovani uomini e donne. Il tutto sarà valido fino al 2020. L’apprendistato, invece, è il contratto introdotto per insegnare un lavoro ai giovani. Ne esistono di tre tipi. La legge di riferimento è il famoso Jobs Act del 2015 voluto dal governo Renzi. Il primo è l’apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale: dura al massimo 3 anni (4 se il corso è erogato dalla Regione) e chi ne può usufruire deve avere l’età compresa trai 15 e i 25 anni. L’apprendistato professionalizzante, invece, è un altro tipo di contratto che riguarda i giovani dai 18 anni ai 29 anni. Il contratto dura minimo 6 mesi e massimo 3 anni (massimo 5 per l’artigianato). Tutti i settori, pubblici e privati, possono stipulare questo contratto. Il terzo e ultimo tipo di apprendistato è quello di alta formazione di formazione e ricerca. Valido sempre per chi ha trai 18 anni e 29 anni. La durata è definita dal corso, dal percorso di studio o dalla professione. Il datore di lavoro ha due vantaggi. Il primo è che gli apprendisti possono essere retribuiti meno rispetto ai loro colleghi che svolgono le stesse funzioni. Il secondo vantaggio è legato al trattamento contributivo agevolato, ovvero il vostro datore di lavoro sarà aiutato nel pagare i vostri contributi (es. pensione, copertura assistenziale maternità e malattia, ecc). Il vantaggio per il lavoratore è che il contratto garantisce il posto fisso finito il periodo di apprendistato e di prova. E arriviamo ai voucher. Con il Decreto Dignità tornano i voucher, ovvero quella retribuzione legale per le prestazioni occasionali. I voucher sono in particolar modo pensati per aiutare quei settori che hanno bisogno di lavoratori stagionali. Vedere l’agricoltura e il turismo. La paga all’ora è di € 9 (netti). Anche gli studenti delle superiori possono essere pagati con i voucher. Infine rimane la prestazione occasionale. Interessa chi, per esempio, dà ripetizioni e può rientrare tra quelle spese sotto Libretto famiglia. Le famiglie, infatti, possono regolamentare non solo i collaboratori domestici e chi assiste un parente malato, ma anche chi dà ripetizioni. Ultima, poi, forma di contratto per iniziare a lavorare è lo stage o tirocinio. Gli stage sono o curriculari, i tiricini extracurriculari. Gli stage si svolgono quando il/la giovane (universitario e di scuola superiore) lavora in cambio di crediti e studia ancora. Il tirocinio inizia dopo il conseguimento del titolo (in genere la laurea) e prevede una retribuzione minima per chi inizia ad avvicinarsi al mondo del lavoro. La minima indennità è di € 300, ma ogni Regione può stabilire la retribuzione. Il tirocinio post lauream è per chi si è laureato da meno di un anno. Il tirocinio è una delle prime risorse per incominciare a lavorare nonostante la scarsa paga. Esiste, ancora, il co.co.co il contratto che è destinato a quei lavoratori che stanno a metà strada trai dipendenti e gli indipendenti. E tu cosa ne pensi di questi nuovi contratti per iniziare a lavorare?