Florence And The Machine: la recensione del nuovo album scritto da Francesca Parravicini 31 Maggio 2015 Se c’è una cosa che apprezzo e rispetto profondamente in un artista è la capacità di evolversi e di cambiare. E’ facile fossilizzarsi su una formula di successo per avere la certezza di vendere: più impegnativo è avere il coraggio di chiudere gli occhi e di buttarsi, di incanalare le proprie esperienze nella creazione e anche di mettersi a nudo, mostrando il lato più vulnerabile di sé. Questo è esattamente quello che è successo con il percorso dei Florence And The Machine e della sua frontwoman, Florence Welch. Questa ragazza londinese piena di sogni e fantasia ha iniziato la sua carriera in un club, cantando davanti alla dj Mairead Nash una versione molto ubriaca di Something’s Gotta Hold on Me di Etta James: Mairead la prende sotto la sua ala e la aiuta a costruire la sua band, la Machine. Il primo album, Lungs (2009) ha sonorità intense, travolgenti, da diamante grezzo ma ricco di sfumature; Florence è uno spiritello con corone di fiori tra i capelli, che canta scalza correndo da una parte all’altra del palco. Il secondo album Ceremonials (2011) è barocco, solenne, gotico; il look di Florence è quello elegantissimo di una dama pre-raffaelita. Alla fine del 2012 Flo conclude il tour per Ceremonials e si prende una lunga pausa. Scende dallo scintillante carrozzone del tour per entrare nella vita reale. Lascia la casa della madre dove ha sempre vissuto e si trova a vivere da sola e ad affrontare una quotidianità nuova e terrificante e una storia d’amore tormentata: da queste esperienze nasce How Big, How Blue, How Beautiful, in uscita l’1 giugno. Questo è un album molto diverso dai precedenti. Si può definire a tutti gli effetti rock: la chitarra sempre un po’ trascurata diventa centrale, mentre l’arpa, un elemento riconoscibilissimo della band passa in secondo piano e si sente soltanto in una canzone (Make Up Your Mind), le percussioni sono più forti che mai, il sound è più essenziale e focalizzato sulla voce. Se Ceremonials e Lungs sono fantasia, How Big, How Blue, How Beautiful è realismo: prevale un desiderio di vivere, di buttarsi nella vita, anche di ferirsi, ma di andare avanti sempre e comunque, con un senso di speranza. Il look di Florence è cambiato di conseguenza, abbandonando i lustrini in favore di più essenziali e rockettare pantsuit. Apre le danze Ship to Wreck uno dei brani più movimentati e orecchiabili dell’album. Torna il tema dell’acqua, molto caro a Florence e del naufragio. Un misto di disperazione e frenesia. What Kind of Man è stato estratto come primo singolo ed è un pezzo “terremoto” che cattura ad ogni ascolto: si apre con la voce di Flo distorta e malinconica, per poi esplodere in un riff di chitarra martellante. How Big How Blue How Beautiful è la title track e prende ispirazione dai cieli blu di Los Angeles. La chitarra scandisce ritmi ampi che fanno proprio pensare al cielo e esplodono nella conclusione, sostenuta da un coro di strumenti a fiato che si innalzano nel blu. Queen of Peace si apre con un coro paradisiaco di violini per poi esplodere in percussioni e tamburini. La voce di Flo è vellutata e forte, il testo una fiaba metafora dell’amore. Various Storms and Saints è uno dei miei pezzi preferiti. Cupo, intenso, sofferto, si concentra sulla voce di Florence, rotta dall’emozione. Torna il tema della tempesta marina e del coraggio di vivere nonostante le sofferenze. Delilah è una canzone d’amore arrabbiata e ritmata: un urlo contro la persona amata che è lontana e non risponde al telefono, amata e odiata. Con Long and Lost si torna alla voce pura, che si modella cristallina come un diamante su una melodia cupa e lenta. L’amore sofferto è ancora il tema principale. Caught sembra uscito direttamente dagli anni 70′: vi sfido a non ascoltare questo pezzo e immaginare atmosfere psichedeliche da Woodstock. Sonorità rock molto rilassate. Third Eye è un po’ la Dog Days di quest’album: un inno gioioso, che colpisce con la sua gioia disperata. Testo meraviglioso e empowering, che spinge ad amarsi e a cercare di cambiare le cose che vanno male. St. Jude è forse il pezzo più triste, con una melodia lenta come il battito di un cuore e la malinconica voce di Flo come un pianto, che canta di tornadi e amori falliti Mother è una preghiera piena di rabbia. Un brano graffiato, aggressivo, che parla di una libertà desiderata e si chiude con un incredibile assolo di chitarra che è un vero e proprio viaggio. Nell’edizione deluxe tante piccola gemme, con la poppeggiante Hiding, l’aggressiva Make Up Your Mind e l’epicissima Which Witch, oltre alle demo di Third Eye e How Big, How Blue, How Beautiful. Una bellissima prova di maturità, in tutti i sensi. Tracklist: 1. Ship to Wreck 2. What Kind of Man 3. How Big How Blue How Beautiful 4. Queen of Peace 5. Various Storms and Saints 6. Delilah 7. Long and Lost 8. Caught 9. Third Eye 10. St. Jude 11. Mother Deluxe Edition: 12. Hiding 13. Make Up Your Mind (Demo) 14. Which Witch (Demo) 15. Third Eye (Demo) 16. How Big How Blue How Beautiful (Demo) Ascolta Delilah, il nuovo singolo dei Florence And The Machine!