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il rapper !DEA si racconta: dagli inizi ad Amici fino al nuovo singolo Gerda (INTERVISTA)

scritto da Giovanna Codella
!DEA gerda

Esce venerdì 18 ottobre GERDA, il nuovo singolo del poliedrico rapper !DEA, nome d’arte di Matteo Spadavecchia.

Il brano segna l’inizio di un nuovo capitolo della storia musicale dell’artista. Il suo percorso da solista inizia infatti dopo anni di tanta musica dal vivo e di scrittura di gruppo con i RAFT, band con cui ha partecipato al talent show Amici di Maria de Filippi.

GERDA trae ispirazione dalla storia della fotografa di guerra Gerda Taro, morta nel 1937 a soli 26 anni, e racconta gli ultimi istanti di vita attraverso gli occhi e i ricordi del suo compagno Robert Capa.

Questo pezzo testimonia tutto lo strazio di un amore che non avrà mai fine. Il dolore di quell’uomo, inerme e paralizzato al pensiero di non poter più riabbracciare la sua amata, evidenzia il sentimento di odio e il ripudio alla violenza che i due giovani condannano tramite i loro scatti fotografici.

L’ immagine di Gerda Taro è oggi universalmente simbolo di pace, resistenza, monito di rinascita e riscatto sociale per chi crede negli ideali di giustizia e libertà.

Intervista a !DEA

Ciao Matteo, il tuo nuovo singolo GERDA è ispirato alla storia di Gerda Taro. Quale intento ti ha spinto a raccontarla?

GERDA è un brano che trae ispirazione dalla storia della fotografa di guerra Gerda Taro, morta nel 1937 a soli 26 anni durante un conflitto bellico. Tramite gli occhi del suo amato, Robert Capa, inerme e paralizzato al pensiero di non poter più riabbracciare la sua amata, si evidenzia il sentimento di odio e il ripudio alla violenza che i due giovani condannano tramite i loro scatti fotografici. Il brano sottolinea quindi la brutalità e l’orrore della guerra ed è figlio del momento storico che stiamo attraversando, L’ immagine di Gerda Taro è oggi universalmente simbolo di pace, resistenza, monito di rinascita e riscatto sociale per chi crede negli ideali di giustizia e libertà: è questo il messaggio che vorrei arrivasse agli ascoltatori, non scordarsi dell’importanza della parola PACE!

Puoi condividere qualche aneddoto interessante o memorabile, se si è verificato, legato alla creazione di questo brano?

Come per tutti i brani, parto sempre dalla produzione della base musicale (beat). In studio con Mero (producer) abbiamo inizialmente dato vita ad una strumentale molto complessa e originale, assolutamente al di fuori dello standard di scrittura al quale sono abituato. Questo ha reso non poco complesso l’approccio al brano e non nascondo di aver pensato più e più volte di “scartare temporaneamente” la base per concentrarmi su altro. Ma non potevo non lasciarla andare! Volevo dire la mia su quello che stiamo indirettamente vivendo: la situazione in Palestina, le “guerre silenziose” che nessuno conosce, la politica italiana.. tutto ciò trovando una mia chiave di lettura. Necessitavo di un tramite, una storia per fruibile il messaggio e allo stesso tempo cercar di fare cultura, perché chi fa arte sa di avere delle responsabilità nei confronti degli spettatori. Da qui nasce “il link” con Gerda Taro e la sua incredibile storia.

Hai iniziato il tuo percorso artistico con le arti visive, grazie a tuo padre. Quanto ciò ha influenzato la tua musica e la creazione di GERDA?

Papà è colui che mi ha insegnato ad amare il bello. I suoi quadri sono decisi ma silenziosi, perché lui non ama declinare i suoi dipinti ma lascia che l’immaginazione e la curiosità dello spettatore trovino la giusta lente. Grazie al suo fare penso di aver sviluppato una maggior sensibilità e interesse all’ ascolto. Anche Gerda Taro e Robert Capa erano due artisti, due fotografi per l’appunto. Per questo motivo penso ci sia una speciale connessione!

Puoi raccontarci un po’ degli inizi della tua carriera musicale, dalle prime esperienze freestyle fino al debutto vero e proprio con la band RAFT?

Il rap è stato amore a prima vista, di quelli che non puoi più dimenticare. A Molfetta c’è sempre stato un “movimento musicale” importante e da ragazzini ci si ritrovava in strada per sfidarsi a colpi di rime per emulare i più grandi, per dimostrare di essere i più bravi, veloci e tecnici! Sinceramente però, il freestyle non è mai stato il mio forte. Ho sempre pensato che lo studio e l’analisi del mondo esterno fossero invece più nelle mie corde. Perciò, dopo le prime rime in rap, in seguito ad un incontro casuale (come tutte le cose belle della vita) con altri ragazzi musicisti, nacquero i RAFT (acronimo di Run Away From Treblinka), il mio primo grande progetto! Grazie a loro o, meglio, grazie a noi e a quello che siamo stati posso dire di esser maturato come persona e soprattutto come musicista. Sarò sempre grato ai ragazzi, Corrado, Armando e Giorgio!

Che cosa ha rappresentato per te partecipare ad Amici 15. Come artista, che cosa ti è rimasto di quell’esperienza?

L’esperienza ad Amici è stata formativa e costruttiva, anche se nel talent le dinamiche possono cambiare velocemente e probabilmente i ventenni che eravamo un tempo non erano pronti per un carico di lavoro ed una pressione di tal livello. Ci siamo comunque divertiti un mondo! Abbiamo lavorato con professionisti del settore e “jammato” con alcuni interpreti/compositori italiani come Carboni e Bennato! Sono stati mesi favolosi che solo chi vive può comprendere. Il post invece lascia l’amaro in bocca, perché ti rendi conto che molto spesso è tutto effimero, la visibilità cala e i numeri lentamente diminuiscono. Questo, nell’ industria musicale fa la differenza. Ci siamo dovuti rimboccare le maniche per lavorare il doppio di prima, confermare alla critica che i RAFT non erano un fuoco di paglia ma avevano e potevano dire la loro. Il risultato dei nostri sforzi si è concretizzato con il primo album “Fuoricorso”, disponibile su SoundCloud ed altre piattaforme. Uno dei lavori meglio riusciti della mia carriera musicale!

Quali sono state le sfide più grandi che hai affrontato nel passaggio dalla scrittura di gruppo al tuo attuale percorso da solista?

La quotidianità della sala prove, il confronto di gruppo e le trasferte. Quest sono gli aspetti che più mi mancano della vita di una band e gli scogli che bisogna saper accettare ed affrontare quando si passa da un progetto di gruppo ad uno solista. Dal punto di vista compositivo invece, posso dire che nulla o quasi è cambiato; l’ autonomia di scrittura c’è sempre stata, sia in band che ovviamente come !DEA.

Ci racconti come è nata la scelta del tuo attuale pseudonimo: chi è esattamente !DEA?

!DEA (con il punto esclamativo) nasce dalla ferma consapevolezza che le idee sono il motore, a benzina e il mezzo per una basa di confronto. E il confronto è il traguardo per qualsiasi raggiungere qualsiasi obiettivo. Un’idea può essere un lampo di genio o un’ovvietà, ma va sempre rispettata anche se soggettiva o strettamente personale! Con questo nome ricordo a me stesso quanto sia importante essere aperti all’ ascolto per far tesoro delle esperienze e delle “idee” di chi ci circonda.

Anche se non rientri in uno standard stilistico ben preciso, ci sono stati dei generi musicali che hanno portato a configurare le tue scelte artistiche?

Direi di sì, direi di no! Inizialmente il rap, un genere musicale al momento sempre più in secondo piano. Amo la musica e l’arte tutta e mi sento molto fortunato.

Come vedi il futuro della tua carriera musicale? Hai già in mente dei veri e propri, nuovi, progetti oppure hai semplicemente dei sogni nel cassetto?

Al momento mi concentro su me stesso e sulla ricerca del mio stile. Non inseguo la “tecnica”, anche perché per quanto mi riguarda, è una parola che non ha troppo senso se intesa come “più rime, più stile”. Voglio godermi il percorso, crescere “con qualità” e collaborare con chi crede in Matteo e nelle sue idee.

Infine, c’è un messaggio che vorresti recapitare ai tuoi fan e anche a chi non ti conosce ancora, attraverso l’uscita di questo singolo?

Grazie ragazzi, per l’attenzione e il tempo dedicato alla lettura di questa intervista, tutto questo non è banale! Spero che il “GERDA” possa avvicinarvi alla storia di Taro e Capa e farvi riflettere su quanto sia inutile covare odio e rancore in un mondo che oggi più che mai ha bisogno di pace.

E voi siete incuriositi dalla nuova canzone di !DEA?