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DARK: la recensione della nuova serie Netflix su GingerGeneration.it

scritto da Alberto Muraro

DARK è il titolo della prima Original Series di Netflix interamente prodotta in Germania. Lo show è disponibile sulla celebre piattaforma di streaming dallo scorso 1 dicembre ed è ambientato nella cittadina di Winden, un luogo in cui, almeno in apparenza, “non succede mai niente”.

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Eppure, dentro alle case degli abitanti di Winden, nei suoi boschi e nei pressi della sua spettrale centrale nucleare si nascondono segreti e verità incoffessabili, se non addirittura incomprensibili.

DARK non è esattamente una serie da “Netflix and Chill“. Se volete godervela appieno vi consigliamo infatti di prendere carta e penna, perché sarà molto facile perdersi nei suoi meandri spazio-temporali. Raccontare una serie di questo tipo in maniera esaustiva, in effetti, è una vera e propria impresa.

Esistono un’infinità di spunti per discutere di DARK. Si potrebbero per esempio analizzare le sue somiglianze con serie del calibro di Twin Peaks o Stranger Things o ancora le sue citazioni e i rapporti con il mondo della (fanta)scienza. In questa occasione, abbiamo cercato di spiegare DARK punto per punto, con la speranza (vana?) di non esserci dimenticati nulla per strada.

 

LA TRAMA (ATTENZIONE SPOILER!)

Winden, 1986. In una tranquilla cittadina tedesca scompare all’improvviso il giovane Erik. Il dramma, già ripetutosi nel passato, coinvolgerà nel bene o nel male la famiglia di Ulrich Nielsen, quella di Jonas Kahnwald, quella della poliziotta Charlotte Doppler e infine la famiglia Tiedemann.

A scomparire nel nulla sarà in breve tempo anche Mikkel Nielsen, figlio di Ulrich. Il bambino, si scoprirà, è in realtà il padre di Jonas (che da adulto si chiama Michael). Nel bosco di Winden, infatti, è presente una caverna che collega tre distine dimensioni temporali: passato (il 1986), presente (il 2019) e futuro. Mikkel ha dunque compiuto un viaggio nel passato che gli ha così permesso di conoscere Hannah, la madre di Jonas. Tutti gli altri eventi, le sparizioni, i misteri e i paradossi che stanno alla base della serie dipenderanno proprio dal passaggio di alcuni dei personaggi da una dimensione all’altra.

Il burattinaio che controllerà (in parte) il corso degli eventi, come si scoprirà a metà della serie, è l’inquietante prete Noah. L’uomo, presentato come una sorta di Anticristo, utilizzerà alcuni bambini della zona come cavie per la sua (difettosa) macchina del tempo. In apparenza, l’uomo sembra avere intenzione di controllare il tempo; nel suo cammino, tuttavia, si ritroverà ad affrontare Claudia, un personaggio altrettanto ambiguo a capo della centrale nucleare di Winden nel 1986.

 

 

LA SPIEGAZIONE E IL SIGNIFICATO DI DARK

Per comprendere DARK a fondo è necessario avere una conoscenza, anche minima, di alcuni principi di fisica moderna e, nello specifico, della teoria dei buchi neri. Secondo questo principio, in soldoni, sarebbe idealmente possibile viaggiare nel tempo passando attraverso delle deformazioni presenti nello spazio/tempo, come sono appunto i buchi neri. Qualcosa di molto simile è stato sviluppato anche nella trama di Interstellar di Christopher Nolan.

In base a questa teoria è dunque possibile che si vengano a creare dei paradossi o delle situazioni difficilmente immaginabili, come per esempio la coesistenza di due “entità” appartenenti ad epoche diverse che sono in realtà la stessa persona. In DARK ciò avviene nel caso di Helge e di un altro personaggio del quale però non vi anticipiamo nulla per non spoilerare troppo.

Da questo punto di vista, gli esseri viventi diventano delle mere pedine nello spazio tempo, dove tutto potenzialmente può accadere. È questo il principio del Come sopra, così sotto, alla base dell’Ermetismo. Il livello macro condiziona il livello micro, e viceversa. In questo senso, non solo il passato può influenzare il futuro, ma anche il futuro può influenzare il passato. Esattamente ciò che succede nella serie.

 

LA COLONNA SONORA

Le canzoni della soundtrack di DARK non sono un semplice accompagnamento sonoro ma sono funzionali al racconto della storia e alla creazione della giusta atmosfera per ogni singolo avvenimento. I brani inclusi nella soundtrack sono essenzialmente di due tipi: da un lato c’è il pop carico di sintetizzatori tipico degli anni ’80 (vedasi You Spin Me Round dei Dead or Alive), mentre dall’altro c’è un indie/electro magniloquente e celestiale per raccontare le vicende ambientate nel 2019. In ogni singolo episodio, inoltre, c’è una canzone inserita dal regista proprio per accompagnare una fase di transizione o di rinnovata consapevolezza da parte dei personaggi.

Magnifico, infine, il brano scelto per la sigla di DARK: come vi abbiamo raccontato qui, si tratta di Goodbye del dj tedesco Apparat.

 

I PERSONAGGI E LE LORO STORIE

DARK non è esattamente una serie corale, ma è comunque ricchissima di personaggi. Risulta piuttosto difficile orientarsi e tenerli a mente tutti, anche in considerazione del fatto che molti dei loro nomi si assomigliano e che essi cambiano fattezze da un’epoca all’altra. Alcune delle storie personaggi sono ben definite e relativamente lineari (è il caso di Jonas, Ulrich e dell’integerrima poliziotta Charlotte); altre invece sono appena accennate o lacunose, nonostante abbiano un ruolo chiave nella vicenda.

 

Nell’arco delle 10 puntate di DARK non sempre il cerchio si chiude per tutti. Alcune storie infatti restano sospese o persino fini a loro stesse, come per esempio la relazione fra Magnus e Franziska, che con tutto il rispetto non ha aggiunto nulla alla storia centrale.

 

IL FINALE, IL PARADOSSO E LA PROBABILE SECONDA STAGIONE

Il finale di DARK (qui per la spiegazione con spoiler) lascia la strada aperta per una seconda stagione. Purtroppo, la storia non si conclude nel migliore dei modi. Il motivo non è tanto legato al colpo di scena degli ultimi istanti, dopo tutto prevedibile, quanto piuttosto al plot twist rappresentato dal monologo finale del misterioso Noah. Nel suo discorso a Bartosz, il prete apre infatti altri scenari e punti di vista su personaggi dei quali non si era minimamente parlato prima (nello specifico, Claudia). La sensazione, in certi punti, è che venga chiesto allo spettatore di colmare i buchi di trama con interpretazioni personali e non necessariamente corrette. Nel caso in cui, tuttavia, fosse stata proprio questa l’intenzione dei produttori, allora non c’è dubbio che DARK abbia colpito nel segno.

Che cosa ne pensate di DARK di Netflix? Vi è piaciuta questa serie?