La Corrida è tornata su RAI 1: recensione e commento scritto da Claudia Lisa Moeller 23 Aprile 2018 La Corrida è tornata su RAI 1 in onda ogni venerdì sera alle 21.15. La Corrida era il programma storico di Corrado (1968 – 1977, 1986 – 1997) e poi tornato con Gerry Scotti (2002 – 2009) e ancora dopo con Flavio Insinna (2011). La prima edizione radiofonica degli anni ’60 su RADIO 2, il resto sempre su Mediaset. Con buona pace della RAI che sostiene (così dice Carlo Conti aprendo la seconda puntata) che dopo 50 anni ritorna la Corrida a casa. Il format televisivo è sempre stato sulla concorrente Canale 5, ma poco conta. A condurre per RAI 1 c’è Carlo Conti, la Barbara d’Urso della Prima Rete. Sempre presente, sempre in video. Poco ci manca che sostituisca anche qualche conduttrice nella fascia pranzale e non mi stupirebbe (e almeno segnerebbe una novità) un conduttore uomo ai fornelli nella fascia delle casalinghe. Ma si sa né RAI, né Mediaset hanno voglia di innovare e cercare nuovi format, quindi eccoci con la Corrida. Carlo Conti non è proprio il personaggio più indicato per trattare con i ruspanti concorrenti. Basti a vedere il fastidio (la fede girata tre o quattro volte) per decifrare il pensiero di molti concorrenti. La valletta Ludovica Caramis è la riprova che la RAI non solo ricicla programmi, conduttori e anche vallette. Gli affezionati dell’Eredità la conosceranno già, ora è anche valletta del programma. Non c’era davvero nessun’altra? Fare la valletta è sempre il primo passo nel mondo della televisione e ormai pare che sono pochissime le elette che possono aspirare di entrarci. In più le poche fortunate paiono condannate a rimanere in tale posizione subalterna per sempre. Il format è semplice. Dilettanti allo sbaraglio recita il sottotitolo della trasmissione. Cantanti, poeti, ballerini, suonatori tutti si cimentano sul palco della Corrida. Come i tori che si scontrano contro l’abile torero, così con genuinità e istintività i concorrenti si presentano sul palco sperando bene di non essere uccisi dai fischi e dai campanacci. La curiosità, infatti, del programma è che il pubblico in studio decreta le sorti magnifiche o pessime dei concorrenti tramite il loro gradimento espresso o in applausi o con rudimentali strumenti. Campanacci, pentole, fischietti, maracas improvvisate tutto vale per far sentire il proprio dissenso. Magari ci fosse stato qualche membro del pubblico a suonare con forza i coperchi di pentola nelle orecchie dei dirigenti RAI che hanno pensato bene di resuscitare quanto doveva rimanere morto e sepolto. Perché il problema della Corrida non è solo nella scarsità di originalità (transeat), ma nel fatto che ormai tutti i vari talent show hanno ammazzato quella fonte di personaggi che hanno fatto la fortuna della Corrida in passato. Qualcuno mi dovrebbe spiegare la differenza tra un Italia’s Got Talent e una Corrida? Ah sì, nel primo tipo di programma i giudici decretano il successo e insuccesso. Nel secondo caso, invece, il pubblico decreta il successo o insuccesso. La Corrida, specie questa edizione, preferisce mostrare i curiosi casi umani che con coraggio e spontaneità si mostrano davanti al pubblico. Senza millantare improbabili talenti, ma solo per spasso si fanno avanti e per apparire dieci minuti in tv. La possibile bonarietà del programma originario sparisce per lasciar spazio al povero buffone di paese, del quale ridono tutti. Voto a la Corrida? 4. Nella Corrida il toro muore ucciso perché il professionista torero lo infilza con sapiente abilità. Gli ingenui concorrenti sono il toro buttato nell’arena, dove gli spettatori aspettano solo di vedere il sangue delle vittime scorrere. E tu cosa ne pensi del ritorno della Corrida?