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Concorso EF: Keep Calm!

scritto da admin

Per il Concorso  EF, vi abbiamo chiesto di scrivere il racconto di una vacanza; le risposte vengono pubblicate e le più votate potranno vincere la borsa di studio per una vacanza studio EF. Ecco la risposta di Roshandcia! Se vi piace, condividetela per aiutarla a vincere.

Ricordo la mia vacanza studio a Malta come una delle esperienze più formative/tragicomiche della mia vita. Avevo 14 anni e la mia scuola aveva organizzato questo viaggio con lo scopo di convincere anche i meno interessati, a seguire un corso pomeridiano di inglese. Ignari delle numerose sfighe che avremmo dovuto sopportare, contenti fino alla stoltezza, arrivò il GRAN GIORNO: quello della partenza. Il 25 Aprile se ben ricordo. Primo problema che tutto sommato fu abbastanza banale e semplice da affrontare: a causa di un errore con le prenotazioni, il mio nome e quello dell’insegnante che avrebbe dovuto accompagnarci, erano stati registrati in modo erroneo e rischiavamo di non partire. Dopo quasi un’ora e mezza spesa, riusciamo finalmente a raggiungere tutti gli altri che nel frattempo erano passati oltre. Aereo: deliziosa turbolenza che ,cogliendo di sorpresa il mio purtroppo debole di stomaco “vicino di posto”,diede al mio viaggio un’atmosfera molto più simile a quella di un libro di Stephen King di quanto si possa immaginare. Scesa totalmente stravolta cerco la mia migliore amica. Quest’ultima però a differenza di me, era stata ben più fortunata: aveva rimediato il numero di telefono di un ragazzo che a giudicare dall’aspetto, avrebbe dovuto spiegare tanto al mio foruncoloso e malaticcio vicino. Con un’alzatina di spalle, la mia amica mi sorride quasi con pietà. Attendiamo le valigie.Ovviamente la mia è stata l’ultima ad arrivare. La prendo e me la faccio cadere su un piede. Stoicamente proseguo e mi avvio verso il bus che ci attendeva per portarci dall’aeroporto all’hotel. Questa volta fu tutto molto indolore, e credevo che le mie sfighe fossero terminate così, senza troppe vittime. Ma mi sbagliavo. In hotel il mio primo ed unico pensiero fu quello di farmi una doccia. Grave errore anche questo dato che la vasca da bagno era stata scelta come abitazione dal ragno che credo avesse partecipato al film “Io e Annie”. Okay. Potevo accettare anche questo. Dopotutto lui era arrivato per primo. Anzi, prima che la signora delle pulizie se ne occupasse lo battezzammo chiamandolo Frollo. Adorabile; sento ancora la sua mancanza (riuscirete a leggere un certo velo ironico) .
Dopo una notte di sonno pieno, io e le mie compagne di camera, ci svegliammo con atteggiamento positivo e speranzoso. Era il primo viaggio che facevamo tutte insieme anche se con una di loro ero già andata a Lisieux, in Francia, per uno scambio culturale. Ora che ci penso, in effetti avrei potuto parlare di quello per raccontare un’esperienza estremamente felice, ma probabilmente imparai di più a Malta, dove venni posta di fronte alla dura legge della giungla. Solo i più forti sopravvivono. E non solo riuscimmo a sopravvivere, ma trovammo anche il modo ed il tempo per divertirci e conoscere gente a dir poco meravigliosa con le quali, nonostante siano passati anni, intrattengo tutt’ora una corrispondenza epistolare.
Ad ogni modo, dopo esserci sistemate , ci recammo a lezione di Inglese dove ci attendeva un simpaticissimo Italo-americano che ci accolse nel migliore dei modi.La lezione prosegue per il meglio finchè… entra un pipistrello in classe che terrorizza tutti, compreso il professore che inizia ad urlare con una voce stridula e piuttosto femminile. Usciamo tutti dall’aula ridendo e continuammo la lezione sui verbi irregolari. Tutt’ora mi ricordo quella spiegazione e da allora non ho più sbagliato per lo meno.
La sera cenammo all’Hard Rock Cafè e ci beccammo tutti e dico TUTTI una deliziosa intossicazione alimentare.
Il giorno dopo credo fu il più bello. Conobbi una ragazza di nome Elisabeth e il suo ragazzo, Andy, che portarono me e le mie amiche in giro per il quartiere di Rabat. Provenivano da Bristol e recentemente ho avuto il piacere di andarli a trovare. Si trovavano a Malta per lavoro e ci fecero da guida facendoci conoscere deliziosi ristoranti dove potemmo mangare senza venire praticamente avvelenate. Per tornare a St.Julien, dovevamo prendere il bus e la cosa ci entusiasmava tantissimo perchè gli autobus maltesi sono particolarissimi e le mie capacità descrittive non sono così straordinarie da poter rendere chiara l’idea. Scoprimmo dopo circa tre fermate da quella in cui dovevamo scendere , che per prenotare la fermata bisognava tirare verso il basso una sorta di cavo scoperto che stava sul tetto. A quattordici anni ero troppo timida per chiedere semplicemente a qualcuno come fare e le mie compagne non avevano le competenze linguistiche per farlo,quindi ci accontentammo di fare giusto una ventina di minuti a piedi. In un certo senso questo fu molto utile perchè potemmo ammirare la bellissima spiaggia e conoscere un’altra coppia di amici:Sam e Alexis. Dopo aver fatto un pò di conversazione, andammo a prendere un gelato e ci raccontarono dei loro rispettivi lavori. Uno era un insegnante di francese, l’altra… beh l’altra ancora proviamo a capirlo. Essendo americana, ci fu qualche piccolo problema di comprensione, ma fu divertente provare a farsi capire gesticolando come dei mimo. Andammo in hotel solo per cenare e dormire, solo che la tranquilla dormita si trasformò in pigiama party ebbi la possibilità di conoscere meglio anche una mia compagna di classe con la qule non avevo mai parlato molto. Fu proprio questa la cosa bella del viaggio. Non solo conoscemmo persone nuove, ma rafforzammo pure i vecchi legami e tutt’ora quando parliamo della nosta vacanza a Malta, diventiamo un pò nostalgiche.
Ma ho già anticipato che non furono tutte rose e fiori, quindi andrò avanti con il racconto.
Mattina seguente, lezione di inglese. Di nuovo.Questa volta niente amichetti di Dracula o animali simpatizzanti per Twilight. Uscimmo allegre e serene, quasi saltellando. Anzi, mi rimangio il quasi. Saltellando. Solo che questo delizioso sobbalzo provocò dei danni irreversibili al mio bel vestito di lino bianco, lasciandomi in una sorta di costume adamitico. Resamene conto, arrossì violentemente e le mie amiche mi fecero da scudo umano finchè non arrivammo nella nostra stanza dove potei coprirmi adeguatamente. Riuscimmo e andammo in giro per negozietti. Qualche foto, molte risate e un divertente balletto improvvisato per la strada.Balletto che questa volta non distrusse il mio vestito, ma trovò una vittima nella mia amica Valeria facendole rovinare le scarpe. “Basterà tornare in hotel” pensammo. Ma la pioggia ci colse alla sprovvista, e non una di quelle pioggerelline primaverili, ma una vera e propria tempesta che ci costrinse a correre come credo non abbia mai corso nella mia vita nonostante io partecipi ogni anno alle gare sportive indette dalla mia provincia. Arrivare nella stanza iniziammo a ridere. Una di quelle risate che non dimentichi, in cui non riesci nemmeno a respirare . E ti senti vivo, e parte di qualcosa . In quel momento ci siamo sentite per la prima volta unite, un vero gruppo e ancora oggi le mie vecchie compagne di albergo sono le mie migliori amiche.Passammo un’ora buona a ridere delle nostre sventure , ma poi la conversazione cambiò. Parlammo di noi, delle nostre ambizioni, paure , progetti per il futuro, speranze. E prima che ce ne rendessimo conto era già ora di cena. La professoressa era felice perchè avevamo preso i “problemi tecnici” con una certa filosofia. E in questa filosofia Zen dovemmo includere anche una partita di calcio maschi vs femmine umiliante,il triste saluto a Frollo il Ragno, la visione di uno dei film più brutti che abbia mai visto, per di più in una lingua che non ho la più pallida idea di quale fosse (forse greco),una racchetta da pingpong in fronte, un camion che passando su una pozza d’acqua vicino al marciapiede ci lavò dalla testa ai piedi,e per finire la rottura della zip della mia valigia che con inaspettate doti da sarta, riuscì a cucire dopo aver comprato ago e filo. Ma nonostante tutto , il giorno del nostro ritorno a casa avremmo ancora voluto restare. E sembra che il fato avesse ascoltato i miei pensieri più inconsci. Stesso problema che all’andata. Errore nella registrazione, questa volta non solo per me e la professoressa , ma anche per due delle mie compagne di stanza. Rassegnate, iniziammo a ridere esattamente come il giorno del temporale quando arrivammo zuppe nella stanza. Anche questa volta, un’ora e mezza di discussioni varie (“Andiamo, sono delle ragazzine, non delle terroriste” cit. Professoressa) riuscimmo ad imbarcarci, e questa volta accanto a me, uno straordinario vecchietto che mi introdusse al magico mondo del gioco della Briscola.
Ho imparato davvero tanto da quel viaggio. Non solo ho scoperto in Malta un posto stupendo, ma ho anche capito l’importanza del sapersi adattare e che spesso non tutto va come speriamo, ma non per questo ciò che accade è sempre negativo. Bisogna prendere ciò che arriva così come ti viene dato. “Se la vita ti offre i limoni, tu fai la limonata” .
La mia limonata la bevo ancora oggi: quando ricevo lettere da Sam o da Elisabeth,o quando non mi dispero se devo cucire qualche bottone perchè ormai lo so fare.
Nonostante i piccoli problemi quindi, ripeterei tutto esattamente come prima.