Città di carta: la recensione di GingerGeneration.it! scritto da Federica Marcucci 5 Settembre 2015 “Ad ognuno di noi spetta un miracolo”, questo si ripete Quentin “Q” Jacobsen (Nat Wolff) nella speranza di poter conquistare la bella quanto evanescente Margo Roth Spiegelman (Cara Delevingne). Ultimo anno di liceo, amici, speranze… la conta delle “ultime volte” e delle “prime volte”, Città di carta vuole essere molto di più del solito film giovanilistico. Abbandonando stereotipi banali e ad alto tasso glicemico, il film di Jake Schreier tratto dall’omonimo romanzo di John Green racconta giovani veri, fatti di sogni ma soprattutto di insicurezze. I ragazzi dell’immaginario dello scrittore best seller John Green sono infatti assai lontani da qualsiasi cliché a cui col tempo siamo stati abituati: gente normale, giovani normali, talmente normali da essere quasi degli outsider, dei perdenti o loser, per dirla all’americana. L’unica creatura in bilico tra il mondo delle persone qualunque e delle persone che sono qualcuno nel microcosmo del liceo, è Margo Roth Spiegelman. Adorata da tutti, dopo il tradimento del fidanzato vede crollare in pezzi quel fragile piedistallo sul quale era stata innalzata e sul quale, forse, non aveva neanche mai creduto tanto. Così, dopo ben nove anni di silenzio, la ragazza piomba di notte nella camera di Quentin, innamorato di lei sin da quando erano amici d’infanzia. Le serve un “ninja” per compiere la sua personalissima quanto bizzarra vendetta. Tuttavia dietro quel sorriso si cela un’anima sensibile, ma inquieta e tormentata per la sua giovane età. Dopo l’ennesima fuga da casa Margo sparisce, lasciando, come sua consuetudine, una serie di indizi su dove si trovi. Convinto che gli indizi parlino direttamente a lui, Quentin, con l’aiuto dei suoi migliori amici, andrà a cercare “la ragazza di carta che si trova in una città di carta” senza sapere realmente a cosa andrà incontro. Un viaggio impossibile, ovviamente simbolico, in cui Quentin e suoi amici si lasciano alle spalle quello che resta della loro prima giovinezza, ognuno in attesa del proprio miracolo. La ricerca di libertà, il sogno dell’impossibile si intrecciano a miti americani come il cantautore folk Woody Guthrie e il poeta Walt Whitman, concretizzandosi in quel punto geografico che in realtà esiste solo sulle cartine. Una beffa per i cartografi, l’idea di un sogno per qualcun altro. Fedele allo spirito del romanzo, che tuttavia si conclude con un finale aperto, il film sceglie di essere per certi versi più diretto per quanto riguarda il percorso emotivo e la maturazione interiore del protagonista. Ci auguriamo di poter vedere di nuovo in azione il giovanissimo cast e soprattutto i due protagonisti, Nat Wolff (già visto in Colpa delle stelle) e Cara Delevingne che a quanto pare ha lasciato le passerelle per tentare una carriera da attrice. Curiosità: Cara Delevigne compare in Città di carta per circa 20 minuti. Avete notato il simpatico cameo di Ansel Elgort? Che cosa ne pensate di Città di carta?