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C’è ancora domani non può essere candidabile a Miglior Film agli Oscar

scritto da Federica Marcucci
c'è ancora domani

C’è ancora domani agli Oscar? Non esattamente e vi spieghiamo perché in modo più chiaro possibile. Ma prima facciamo un passo indietro. Negli ultimi due giorni sui social e sui giornali si sono rincorse notizie che lasciavano intendere che il grande successo di Paola Cortellesi fosse potenzialmente candidabile come Miglior Film agli Oscar e che addirittura fosse già stato candidato. Purtroppo si tratta di informazioni riportate in modo scorretto e superficiale che non tengono conto di due cose fondamentali: la prima è che, neanche a dirlo, le candidature ufficiali saranno rese note il 17 gennaio, la seconda è che “candidabile” non equivale al fatto che un titolo possa essere effettivamente nominato.

Ma che cosa significa, candidabile?

L’equivoco nasce dal fatto che C’è ancora domani, con il suo titolo americano There Is Still Tomorrow, compare nella lista dei film che l’Academy ritiene eleggibili per alcune categorie. Per poter essere considerato eleggibile un film deve rispondere a una serie di criteri come ad esempio essere proiettato per almeno sette giorni di fila in particolari città o zone geografiche del paese (tra cui Los Angeles e New York). Guardando meglio questa lista possiamo però constatare che C’è ancora domani non è eleggibile in tutte le categorie, in particolare quella per Miglior Film che, a seguito delle revisioni degli ultimi anni, presenta dei criteri molto specifici. Il film, inoltre, non è neanche candidabile nella categoria Film Internazionale in quanto l’Italia ha scelto di portare avanti Vermiglio di Maura Delpero. In linea del tutto teorica C’è ancora domani potrebbe essere candidabile in tutte le altre categorie anche se, come ha sottolineato la stessa Cortellesi, è improbabile che il film riesca a portare a casa qualcosa.

Perché è così difficile che C’è ancora domani possa vincere agli Oscar?

Nonostante il grande successo a livello internazionale C’è ancora domani non si può paragonare a una grande produzione che ha la possibilità di investire in una campagna di comunicazione tale da poter competere con i giganti di Hollywood. Inoltre, come già anticipato, non si tratta del titolo che l’Italia ha scelto di portare avanti come proprio candidato. Le possibilità restano dunque basse ma tutto questo ci fa riflettere, ancora una volta, sul potere dilagante delle fake news che troppo spesso rischiano di spodestare la verità: qualunque essa sia.

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