Cambiare vita a 22 anni, si può? scritto da admin 12 Aprile 2014 Mi chiamo Anna-Riina, sono finlandese e ho 25 anni. Sto studiando teologia a Roma, in un corso di Storia della Chiesa all’Università della Santa Croce. Mi sono convertita al cattolicesimo tre anni e mezzo fa Come cattolica, sono molto contenta di studiare a Roma, in un ambiente cattolico e ricevendo ulteriore formazione per comprendere meglio i sacramenti ed approfondire la mia fede. Studiavo già teologia a Helsinki prima di convertirmi e, poiché la facoltà non era luterana, di per se, leggevamo anche il Catechismo della Chiesa Cattolica. Perciò avevo già alcuni dati e alcune idee su quello che era la Chiesa Cattolica, ma nessuna esperienza o informazione di quello che effettivamente significa essere cattolici. Penso che quello che più mi ha attratto al cattolicesimo sia stato il modo in cui puoi vivere la tua fede nel quotidiano. Quando mi sono convertita non ho cambiato facoltà, ma ho cambiato il mio indirizzo di studio, perché quello precedente era indirizzato a diventare una pastora luterana, perciò orientai i miei studi verso un indirizzo più sociale. Inoltre il mio corso era in Storia della Chiesa e Storia della Chiesa Medievale, per cui fondamentalmente stavo studiando storia della Chiesa Cattolica. La mia fede cattolica mi aiuta molto nella mia vita ordinaria. Per esempio, solo il fatto di essere in un paese nuovo: non potrei farcela senza l’orazione e la Messa quotidiana. È tutto meraviglioso: la confessione, il Rosario, tutta la devozione alla Madonna, come lei ci può aiutare. Questo mi aiuta molto e mi dispiace che i miei amici luterani non abbiano queste “cose extra”, per esempio la grazia fondamentale dei sacramenti. I cattolici in Finlandia sono molto messi nella loro fede perché siamo minoranza e la maggior parte dei cattolici finlandesi sono persone che, come me, si sono convertite. Perciò in Finlandia non vediamo molti cattolici non praticanti, ma qui, per esempio, in Italia – e, per quello che ho sentito, anche in Spagna e in altri posti – li vedo, e penso che queste persone non sanno che tesoro hanno, di essere nati in una famiglia cattolica, di essere stati educati come cattolici, della possibilità di ricevere i sacramenti… È un regalo così grande, che penso che persone che vengono da famiglie cattoliche che non praticano, semplicemente non lo apprezzano. So che, a volte, la gente giovane pensa che essere cattolici significa non essere liberi e che la Messa è noiosa. Questo è un concetto sbagliato di quello che significa la libertà, perché se pensi che la libertà è: “io voglio fare tutto quello che voglio”, non sei libero, sei solamente schiavo dei tuoi desideri. Quello che queste persone non vedono è che quando dai a Dio un po’ di quello che puoi, Lui ti dà moltissimo di più. Se alcuni pensano che la Messa è noiosa, secondo me è per mancanza di formazione e perché a volte non gli si è insegnato che cos’è veramente la Messa. Dovrebbero pregare di più perché quando preghi, quando chiedi qualche cosa a Dio, Lui te lo dà se è conveniente per te. Nel mio paese natale, dove continua a vivere la mia famiglia, non c’è una chiesa cattolica, ma a Helsinki, dove ho studiato, ce ne sono due. Ho cominciato ad avvicinarmi alla fede nella parrocchia, dove c’era un corso informativo per persone interessate alla fede cattolica in generale o a convertirsi. E così sono andata a questo corso che è durato un anno accademico. In primavera sono stata ricevuta nella Chiesa e poi ho continuato la mia formazione cattolica attraverso l’Opus Dei. Subito dopo la Messa in cui ho ricevuto la Cresima e ho fatto la Prima Comunione, abbiamo fatto un ricevimento nella sala parrocchiale e una signora dell’Opus Dei si è avvicinata a parlare con me. Ci siamo messe d’accordo di rivederci e lei mi ha parlato delle attività di formazione cristiana e della residenza universitaria. Ho frequentato lì le lezioni di catechismo e questo è stato molto importante perché avevo ancora molto da imparare e da approfondire riguardo alla fede. La cosa più importante che mi ha insegnato san Josemaría è stata l’idea di dare tutto a Dio, il fatto che tutto quello che fai -il tuo studio, il lavoro – puoi trasformarlo in preghiera. E anche l’idea dell’apostolato, e come nei suoi scritti e nella sua spiritualità l’apostolato è molto semplice: apostolato è semplicemente amare la gente con gli stessi sentimenti di Gesù Cristo. Dio mi ama e io amo gli altri, e voglio che si avvicinino di più a Dio. Allora è chiaro che voglio aiutarli. E l’unità di vita, cioè non avere un tempo per pregare come una cristiana e poi andare al lavoro e raccontare barzellette sporche o parlare male degli altri. Perché questo può succedere, possiamo separare la vita spirituale dalla vita lavorativa o di studi dove non facciamo entrare Dio. Scoprire l’unità di vita è stato qualche cosa di molto bello per me, così come imparare a dare tutto quello che faccio a Dio e fare tutto per Lui. Fonte: www.josemariescriva.info