Bianca come il latte, Rossa come il sangue – Luca Argentero: “Credo nei sogni, come il professore” scritto da Alice Ziveri 3 Aprile 2013 Era un argomento difficile da affrontare già per iscritto, quello di Bianca come il latte, rossa come il sangue, romanzo di successo di Alessandro D’Avenia. Doppiamente difficile tradurlo in immagini: eppure il film, dal 4 Aprile 2013 nelle sale italiane, riesce a farlo con delicatezza e senza banalità.La storia di Leo (Filippo Scicchitano) è quella di un ragazzo qualunque, in mezzo ai “casini” qualunque di un ragazzo qualunque (amici, calcetto, scuola, amore) si trova suo malgrado ad affrontare una situazione enorme. Trovandosi in bilico fra le sue esistenza “ordinaria” e quell’altra, così forte, intensa e ingiusta da fare sembrare tutto il resto vano. Saranno un giovane professore (Luca Argentero) e l’amica di Sempre Silvia (Aurora Ruffino) a fargli ritrovare la voglia di credere nei sogni. Ecco cosa hanno avuto da dire, alla presentazione di Bianca come il latte, Rossa come il sangue, i protagonisti, Luca Argentero e Filippo Scicchitano. Come ti sei trovato nei panni del professore? L: Mi sono trovato drammaticamente invecchiato! Iniziano ad arrivare i copioni in cui sono un professore e non più uno studente, un padre e non più un figlio… insomma, si fa una banalissima considerazione su sè stessi, su come il tempo passa e cambia la percezione che gli altri hanno di te. Scherzi a parte, è anche molto interessante. Ho avuto un buonissimo rapporto con la scuola, per cui tornarci è stato piacevole. Sicuramente la mia scuola non prevedeva delle figure così moderne come quello del film e come è, poi, Alessandro D’Avernia. Ovvero? L: Licenze poetiche a parte, lui ha un rapporto molto diretto con i suoi ragazzi, e loro sono davvero molto rapiti quando lo sentono parlare. L’ho visto spiegare un canto di Dante e loro seguivano e facevano domande, non necessariamente legate alla Divina Commedia: si parlava di vita, di amore, di morte. E’ un educatore unico, e mi piace molto questa parola. Soprattutto in Paese nel quale spesso questa categoria è bistrattata. Eppure è una figura di cui, soprattutto nell’età adolescenziale, le persone hanno bisogno. E’ un’età delicatissima, in cui si plasma gran parte della personalità, e l’educatore è una figura super partes che gioca un ruolo fondamentale in questo. E’ peccato che spesso le vengano tarpate le ali. Com’è stato il rapporto con gli attori più giovani? E com’è il tuo rapporto con i giovani in generale, ti piace parlare con loro? L: Il rapporto con i ragazzi sul set è stato molto positivo. Speravo di dover dare io a loro dei consigli, invece mi sono trovato a riceverli! Sono un gruppo di attori giovani ma preparatissimi, pregni di un talento inaspettato. Ci manderanno tutti a casa a breve! Invece mi capita spesso di andare a parlare nelle scuole e nelle università, ed è una cosa che mi piace molto fare. Negli ultimi 10 anni qualche esperienza l’ho accumulata, e se posso condividerla mi fa molto piacere. Credi anche tu nei sogni come il professore del film? L: Credo fermamente nei sogni, nelle energie che portano a fare qualcosa. Ne ho vissuti parecchi di sogni, in questi anni. Anzi, lo vivo tutti i giorni: vivere di un lavoro che ti appassiona e ti entusiasma è non solo un sogno, ma un lusso incredibile. Si parla di sogno anche ad Amici, la tua prossima avventura. L: C’è un link molto stretto. Credendo che le cose non succedano mai a caso, sono convinto che questo film e l’esperienza che sto per affrontare ad Amici siano strettamente collegate, come significato. Il minimo comune denominatore è quello dei sogni, l’interlocutore è lo stesso… giovani, adolescenti che credono nei sogni. Nel caso di Amici è un ottimo mezzo per fare sì che si realizzino, per gli attori del film è stata una buona tappa del percorso e per i personaggi è una tappa che li porta a essere diversi da come hanno iniziato quell’anno scolastico. Sono cresciuti, sono diventati più maturi e consapevoli. Filippo, come sei cambiato da Scialla a Bianca come il latte, Rossa come il Sangue? F: Leo è sicuramente stata una sfida rispetto a Luca di Scialla. C’era un libro da comprendere, un personaggio da rispettare. E’ una figura drammatica, ho dovuto fare un dialogo interno con me mie emozioni. Penso di esserne uscito migliorato anche a livello umano. Pensi che un professore come quello del film potrebbe fare la differenza nelle scuole? F: Ce ne fossero professori come il sognatore! Credo che sicuramente una guida del genere sia importante nella fase di crescita di un adolescente. Il mestiere del professore non è facile, con la consapevolezza che ogni errore si può riversare sulle 20, 30 persone che hai davanti. Credi di continuare sulla strada del cinema? F:Credo che continuerò su questa strada. E sarebbe fantastica lavorare ancora con Luca: abbiamo un rapporto molto positivo e allegro. L: Io sono rimasto molto colpito dalla che avevano nei confronti del lavoro. Sì, si ride, si scherza, si sdrammatizza, ovvio, ma Filippo ha delle scene molto difficili emotivamente e tenere l’emozione per tutte quelle lunghe ore sul set è un esercizio molto impegnativo. E’ tosta.