Amy Lee: “Gli Evanescence sono come il mio diario” scritto da Alice Ziveri 11 Ottobre 2011 A otto anni dal loro maestoso debutto con Fallen e a cinque dall’uscita del loro ultimo lavoro, The Open Door, gli Evanescence tornano sulle scene con un nuovo album, questa volta auto-intitolato. E non è un caso perchè, a detta di Amy Lee, mai come in questo caso c’è stato un vero lavoro di gruppo per la creazione dei pezzi. E’ proprio lei, la straordinaria vocalist, pianista e autrice dei testi, ad incontrare i giornalisti a Milano. Gli indimenticabili occhi di ghiaccio riescono a far breccia tra la piccola folla, individuandola in men che non si dica. Incarnato candido, lunghi capelli corvini, un abito bianco panna con balze e drappeggi, stivaloni invernali con cinghie di cuoio e pochi bijoux metallici: Amy sembra uscita direttamente da qualche saga celtica. Parla sempre con il sorriso, ed entusiasta racconta di questo nuovo disco, del lavoro con la band e del suo rapporto con i fan. Quello che, naturalmente, tutti si chiedono, è cosa sia accaduto in questi anni di assenza. “Ho praticamente scritto ogni singolo giorno. Sono anni che non mi prendo una vacanza! E, una volta resami conto che volevo fare un disco di qualche sorta, ho iniziato a concentrarmi davvero tanto. Abbiamo lavorato alle canzoni di questo album per due anni, e sì, ci sono canzoni sull’album che hanno davvero due anni. E’ bello però, perchè c’è molta dinamica. In due o tre anni accadono tante cose nella vita, e quindi c’è tanto di cui parlare e anche tanti elementi di sperimentazione musicale“. Amy confessa che, nel corso del processo creativo, per lungo tempo non è stata sicura se quello che stava elaborando fosse un disco solista o un disco degli Evanescence. Finchè poi ha “familiarizzato di nuovo con ciò che sono e possono essere gli Evanescence: un’enorme tela, dove non deve essere tutto fatto sempre allo stesso modo. La nostra musica è sempre stata un po’ dinamica“. Si deduce quindi che ci sarà qualche elemento di novità nell’album in uscita l’11 Ottobre (anticipato dal singolo What You Want, già in rotazione radiofonica). “Beh, è in qualche modo diverso. Volevo fare una deviazione, sperimentare una varietà di cose… Quando si scrive un album si attraversano molte fasi prima di trovare il sound che avrà. Ma ho avuto modo di ricordare e apprezzare e ritrovare la mia casa all’interno della band di cui sono sempre stata parte. Quindi sì, l’album è un distacco, è un po’ diverso, ha un nuovo atteggiamento, è up-tempo, it’s kinda bad-ass, ma al tempo stesso è assolutamente un disco degli Evanescence. Penso che non sarebbe stato nemmeno giusto, per i fan, intitolarlo Evanescence, se non fosse stato un vero disco degli Evanescence.” E a proposito di fan, la band dell’Arkansas ha sempre avuto un rapporto speciale con loro: “Mi ricordo che la prima volta che siamo andati in tour, visitando altri paesi, incontrare i fan era bello perchè era un’esperienza nuova. Ma ancora non li conoscevamo. Mentre ora ho imparato che abbiamo dei fan che sono fan a vita. Sono profondamente interessati a tutto il lavoro e ci seguono e ci sostengono, ed è stupendo tornare adesso per la terza volta e sapere che sono lì che ci aspettano. Non per giudicarci, non sono lì a dire “Faranno meglio ad essere all’altezza delle aspettative e darci un bel disco!“… ci amano e basta. Questo accade in tutto il mondo, ma in particolare sento questo amore con i nostri fan qui, in Italia. Ne incontreremo alcuni a fine giornata. Li ricordo come un gruppo di amici che incontriamo ogni volta che veniamo oltreoceano, è fantastico per noi. I fan sono uno dei motivi principali per cui possiamo ancora fare tutto questo. E’ come un’amicizia vecchia e forte.“ Tornando a parlare di musica, la cantante trentenne racconta che non ama pianificare niente quando si tratta di creare, nè dal punto di vista dei contenuti nè dal punto di vista delle modalità: “Cambia da canzone a canzone. A volte mi siedo al piano da sola ed inizio a buttar giù idee, altre volte le idee nascono insieme alla band. Per me è una buona cosa, in certi casi, sedermi da sola per arrivare all’idea della canzone, e in un secondo momento portarla agli altri per renderla completa. Ma in altri casi lo spunto parte da un riff di chitarra, o da una parte di batteria, o letteralmente dal sedersi tutti insieme e dire “Ok, chi ha un’idea?” oppure “Ascolta questo, come ti sembra?“. E poi ognuno dà il suo contributo. Questa collaborazione è qualcosa di nuovo per gli Evanescence, ed è uno dei motivi per i quali l’album è auto-intitolato: è decisamente band-driven. E’ bellissimo, gli dà un’energia speciale. Ma scrivo molto anche da sola, soprattutto i testi. Arrivano quasi sempre alla fine di tutto: una volta fatte musiche e melodie dico “Ok, ciao!” e mi chiudo a scrivere“. E’ affascinante che Amy componga spesso le canzoni all’arpa… “Sì. Non c’è l’arpa in tutto l’album però. Nella versione Deluxe ci sono tre canzoni, mentre in quella normale soltanto una. My Heart Is Broken è stata scritta all’arpa, ed inizialmente era molto più lenta. Quando si è poi trattato di lavorare alla canzone con tutto il resto della band, è diventata sempre più veloce, fino al punto in cui era praticamente impossibile per me da fare all’arpa! Quindi è diventata un pezzo di piano. Ma penso che non sarebbe stata così com’è se originariamente non l’avessi composta all’arpa… non avrei fatto salire le note così in alto…“ Parlando della band, gli Evanescence hanno attraversato non poche modifiche alla line-up, negli anni. Ma con quella presente sembra esserci un feeling molto speciale: “Lavorare insieme è stato bellissimo. Questa è la stessa band con cui abbiamo fatto l’ultimo tour, con Open Door, e ricordo di avere pensato, alla fine dei concerti, che fosse la migliore live band che avessimo mai avuto. E quando è diventato chiaro che il nuovo album sarebbe stato un album degli Evanescence, io più di chiunque altro al mondo volevo fortemente che quello stesso gruppo fosse nell’album. E sono contentissima che abbia funzionato, e che siano ancora tutti a bordo. Sento che fare show sarà grandioso: ognuno nella band è un ottimo musicista e porta qualcosa di unico e significativo al gruppo. Quando ci sediamo a lavorare riusciamo a spalleggiarci a vicenda, ed in questo modo ad essere migliori. Quando batteria, chitarra, basso, piano e voce lavorano tutti insieme, come un’unica entità, è una sensazione stupenda. It feels like a band!“ Amy parla con un tale entusiasmo, con tanta solarità e gioia che è davvero difficile riallacciarla ad una musica dai lati dark e malinconici abbastanza evidenti. “Gli Evanescence sono come il mio diario. E’ il luogo dove buttare i miei sentimenti più grandi. Non è tutto triste, non vorrei mai che risultasse così. Ma, sai, a volte i sentimenti più forti vengono da momenti difficili. La nostra musica è sempre stata come un’esternazione terapeutica delle emozioni, è molto passionale. Ma io non sono una persona triste, sono felice, ho una bella vita e voglio che la nostra musica mantenga sempre l’elemento della speranza. Spero che passi anche questo.“ Lasciamo le ultime righe per l’ultima canzone dell’album, Swimming Home, che è senza dubbio quella dove la sperimentazione si sente di più, insieme alle influenze elettroniche. Una canzone che a lungo è sembrata troppo diversa per essere incorporata all’album, ma di cui Amy si dice molto fiera: “E’ la calma dopo la tempesta. Una specie di addio dolceamaro… penso che funzioni molto bene.“