La 10 Year Challenge serve a raccogliere dati per il riconoscimento facciale? scritto da Alberto Muraro 16 Gennaio 2019 Se anche voi state leggendo questo articolo, è possibile che vi siate imbattuti (o abbiate partecipato) alla 10 Year Challenge, nelle ultime ore diventata virale su tutti i social. La sfida nasce con l’intento di mostrare ai nostri contatti quanto siamo cambiati nell’arco di 10 anni. Per partecipare, basta pubblicare due foto appaiate, di cui una attuale e una risalente al 2009. Apparentemente, tutto molto semplice, e soprattutto innocuo. Penso che parteciperò anche io 💪🏼 #10YearChallenge pic.twitter.com/6JNikejPpR — ALVARO SOLER Italia (@asolermusic_it) January 16, 2019 Lungi da noi fare i complottisti, ma vale la pena di segnalare che, sugli stessi canali dove si è sviluppata, questa sfida ha generato alcune perplessità. Per non dire inquietanti dubbi. Tutto nasce, in particolare, da un tweet pubblicato dalla giornalista Kate O’Neill, che ha poi riportato le sue riflessioni su Wired. probabilmente, 10 anni fa avrei partecipato al gioco pubblicando il meme sui miei profili Facebook e Instagram. Adesso invece mi chiedo come questi dati potrebbero essere sfruttati e utilizzati per gli algoritmi del riconoscimento facciale sulla progressione dell’età e il riconoscimento dell’età. Me 10 years ago: probably would have played along with the profile picture aging meme going around on Facebook and InstagramMe now: ponders how all this data could be mined to train facial recognition algorithms on age progression and age recognition — Kate O'Neill (@kateo) January 12, 2019 Come sottolineato dalla giornalista, il tweet è stato scritto con intento quasi ironico, eppure fin da subito il riscontro degli utenti è stato inaspettato. Nell’articolo, in effetti, si racconta di come le foto che vengono pubblicate e soprattutto tracciate via hashtag potrebbero essere utilizzate da terzi, a nostra insaputa. Che il riconoscimento facciale sia una realtà è noto, d’altra parte è uno strumento che viene utilizzato per motivi di sicurezza in molti dispositivi mobile di nuova generazione. Eppure, appunto, ci potrebbe essere di più. Non c’è dubbio che vi siano infatti molte aziende potenzialmente interessate a sapere come cambiamo nel corso del tempo (pensiamo, ad esempio, al mondo della cosmesi) e che potrebbero facilmente utilizzare certe informazioni per effettuare ricerche di mercato. Quale miglior modo, dunque, di raccogliere certe informazioni se non con immagini selezionate direttamente dagli utenti e appartenenti ad un preciso arco temporale? wired In tempi non sospetti, abbiamo avuto la conferma che alcuni giochi online (i famosi “Che star di Hollywood sei?”) sono serviti a Facebook per raccogliere dati di milioni di utenti. Su GingerGeneration.it ve ne abbiamo parlato in questa occasione per raccontarvi, nel modo più semplice possibile, lo scandalo di Cambridge Analytica. Questo non vuol dire che la 10 Year Challenge sia da considerare, per forza di cose, qualcosa di simile. Gridare “al lupo al lupo”, in questo caso, sarebbe decisamente prematuro. Tuttavia, articoli e teorie come questi ci portano ancora una volta a rimettere in discussione le modalità con cui inseriamo dati e informazioni personali sul web. Dati e informazioni che, appunto, non abbiamo idea di dove andranno a finire, nel bene e nel male. Che cosa ne pensate della 10 Year Old Challenge? Secondo voi è davvero un nuovo sistema per raccogliere i nostri dati?