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Intervista a Max Pezzali: esce domani “Hanno ucciso l’uomo ragno 2012”

scritto da Alice Ziveri
j-ax max pezzali

Hanno ucciso l’uomo ragno è l’inno di una generazione. A 20 anni dalla sua pubblicazione, il primo, leggendario disco degli 883 torna sugli scaffali dei negozi in una riedizione che vede la collaborazione di Max Pezzali con alcuni de maggiori esponenti della scena rap italiana. Hanno ucciso l’uomo ragno 2012 esce domani, 12 Giugno, già anticipato dall’inedito realizzato in collaborazione con J-AX, Siamo noi.

“E’ stata un’operazione non preventivata, nata agli MTV Days dell’anno scorso” racconta Max “Parlando con i Club Dogo, che sapevano tutte le canzoni degli 883 a memoria, ho scoperto che tanti rapper sono cresciuti con quelle cose lì. Mi sono divertito tantissimo. Fare la canzone con Ax è stato davvero tornare ai tempi degli 883, con la tastierina sul letto e il computer lì di fianco, ho recuperato un aspetto ludico del mio mestiere che probabilmente era un po’ cambiato negli ultimi anni. Lavorare con qualcuno è sempre più dialettico.”

In una lunghissima conversazione di oltre un’ora, in cui si parla di tutto e si fanno un sacco di risate, Max racconta ai giornalisti il significato di questo disco e traccia parallelismi fra la realtà da adesso e quella di vent’anni fa, fra i giovani e la musica.

“Il rap è il nuovo pop. Nel ’92 questo disco raccontava con linguaggio quotidiano la vita quotidiana di due idioti qualunque di Pavia. Con una sfrontatezza, sia dal punto di vista dei testi che degli arrangiamenti e della produzione, che risultava come un pugno in faccia. Un pugno che non lasciava indifferenti: o ci si amava o ci si odiava. Andavamo contro il gusto comune dell’epoca. Ora questo lo fanno i rapper: cantano in faccia ai giovani quello che i giovani stessi vivono, e lo fanno con il loro stesso linguaggio. Creano empatia e identificazione, pur con le dovute differenze rispetto a quello che eravamo noi. Ma è come se fossero due facce della stessa medaglia, a 20 anni di distanza.”

L’operazione è divertente e efficace: le canzoni di Hanno ucciso l’uomo ragno con inserti rappati di Entics, Dargen D’Amico, Club Dogo, Baby K, Ensi, Fedez, Two Fingerz e Emis Killa che prendono il pezzo e lo ribaltano negli anni 2000, raccontando la cose come succederebbero adesso.

“Ho notato questa cosa: la figlia di mia moglie, che ha 15 anni, ha come idoli proprio quei rapper lì. E ha cominciato a capire quello che facevo io allora. Avendo loro come “garanti” si accorge che “ah, ma allora era figo quello che dicevi tu in quell’epoca là”. Così il disco diventa un po’ come uno specchio. Ho sperimentato sul campo, fa capire a quelli della mia età qualcosa di più dei loro figli, dei giovani, e viceversa: fa sì che i giovani capiscano di più i proprio genitori. I figli pensano “cavolo, sembrate dei vecchi bacucchi ma allora anche voi avete provato quello che sto provando io”, e i genitori dall’altra parte dicono “cavolo, sembrate dei presuntuosi viziati e annoiati ma in realtà provate le stesse cose che provavo io da piccolo”. Cade un muro, e fa ridere, perchè alla base di tutto c’è il divertimento e l’ironia. E fa ridere vedere le cose di allora filtrate dagli occhi di oggi”.

E’ anche vero che Max Pezzali ha sempre saputo come restare sulla stessa linea d’onda dei ragazzi, nonostante l’età avanzi. Sarà che, come ha dichiarato J-Ax, “siamo affetti dalla psicosi dello sviluppo bloccato, invecchiando senza perdere la mentalità da ragazzini di provincia”.

“Cerco sempre di essere curioso. E, dopo un po’, mi annoia l’estabilishment, le cose troppo perfettine. Ecco perchè mi risulta naturale avvicinarmi a certe realtà più alternative della musica, come il rap. Oggi non c’è nient’altro di italiano, secondo me, che meriti di essere suonato su un impianto figo di una macchina tamarra. Non mi interessa lo stereo della Jaguar, preferisco quello della Punto Turbo. Che non so neanche se esiste, ma suona abbastanza tamarro.
“Spesso si cade nella trappola del pensare che per diventare adulti bisogni per forza stravolgere la propria natura. E’ una cosa molto italiana: nei paesi nordici ci sono ottimi 55enni e padri di famiglia che la sera vanno ai concerti metal vestiti da metallari anni ’80. In italia si pensa di diventare patetici. C’è la sindrome della maturazione artistica, della credibilità cantautorale. Che poi rischia di diventare solo un atteggiamento, una credibilità di maniera, priva di contenuti; allora meglio essere sè stessi, senza travestimenti. Per la maturazione è un’altra cosa: è l’imparare a trovare il proprio equilibrio nei confronti di sè stessi e di ciò che ci circonda”.

Nonostante le storie e le situazioni del disco, storie di quotidianità, di normalità, siano sempre attuali, la realtà generale è cambiata rispetto al 1992.

“Allora c’era un ottimismo di fondo nonostante tutto. Usciva quel disco in pieno delirio Tangentopoli, ma noi lo vedevamo come una cosa positiva: tutto il vecchio veniva spazzato via, si faceva spazio al futuro, c’era uno sguardo positivo sull’avvenire. Le stragi di mafia univano l’Italia più che mai, erano tutti solidali e uniti in una battaglia che volevamo vincere. L’Europa era vista come una cosa bellissima, tutte le barriere che cadevano, tutti fratelli, tutto un enorme Interrail. Ora è l’esatto opposto. L’Europa è il diavolo assoluto, c’è una cappa di pessimismo cosmico generale, di rassegnazione nei confronti del futuro. In questo senso sono utili i tamarri anni ’90, quelli come me o Ax (ride). Abbiamo un atteggiamento mentale diverso, non stiamo ad avvitarci dentro i sentimenti, dentro i problemi… c’è bisogno di cose che picchiano, la musica pop deve aiutare la g”ente, in un momento difficile, ad avere l’intrattenimento energico, quello dove ci si diverte e ci si muove e si fanno vibrare le casse sul serio. Per me questo stanno facendo i rapper, fanno sentire i ragazzi parte di qualcosa di più grande, danno loro una motivazione”.

Ci si chiede, naturalmente, se all’orizzonte non si prospetti un ravvicinamento degli 883, una nuova collaborazione di qualche sorta fra Max Pezzali e Mauro Repetto.

“Recentemente ci siamo rivisti, abbiamo riniziato a sentirci su base regolare, e devo dire che ci siamo molto divertiti a scambiarci opinioni e idee su musica e altro. E’ stato come ritrovare un amico che ho lasciato solo pochi giorni fa, anche se sono ormai passati tredici anni. Non so se questo porterà a qualcosa, lui ormai ha una vita totalmente diversa. Difficilmente riuscirebbe a conciliarla con il fare musica continuativamente. Ma a livello di progetti singoli, sporadici, sarebbe bello poter fare qualcosa insieme”.