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Ultima notte a Soho, un sogno illuminato da luci al neon: la recensione

scritto da Federica Marcucci
ultima notte a soho

Uscito ieri nelle sale, dopo essere stato presentato al Festival di Venezia, Ultima notte a Soho è il nuovo film di Edward Wright con protagonisti Anya Taylor-Joy, Thomasin McKenzie e Matt Smith. Un sogno (o un incubo) a occhi aperti illuminato da luci al neon, in bilico tra passato e presente.

Dichiaratamente ispirato a due classici del genere horror-thriller (Repulsione e A Venezia… un dicembre rosso shocking), il film è un omaggio dichiarato alla Swingin’ London ma, allo stesso tempo, si muove autonomamente prendendo presto una direzione inaspettata.

ultima notte a soho

Tra passato e presente…

Eloise (Thomasin McKenzie) è una giovane aspirante fashion designer che si trasferisce a Londra. Timida e affascinata dal passato la ragazza ha una sensibilità tutta sua che, suo malgrado, riesce a connetterla a fantasmi più o meno reali. Qualcosa che resta sottinteso per tutto il film, ma che ci ricorda quanto a volte possa funzionare abbozzare soltanto una caratteristica di un personaggio.

Pesce fuor d’acqua in un contesto a lei estraneo, la ragazza prende in affitto un monolocale. Un rifugio che si rivelerà essere un passaggio tra le pieghe del tempo, ma anche un luogo custode di segreti che contribuirà alla risoluzione di un mistero riguardante una giovane, Sandy (Anya Taylor-Joy, sempre a suo agio in atmosfere retrò) che visse lì molti anni prima. Nonché alla definitiva presa di coscienza della protagonista sulla propria identità.

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Eloise infatti è una di quelle persone che soffrono delle “sindrome dell’epoca d’oro”. Lei vive, si veste sogna e si rifugia negli anni ’60 come se appartenesse davvero a un altro tempo. Un desiderio che chiaramente nasconde un disagio interiore che, come apprendiamo ben presto, è connesso alla prematura scomparsa della madre ma anche alla sensazione di non appartenere al “qui e ora”.

E, non a caso, un primo momento le fughe nel passato di Eloise – bellissima la prima sequenza in cui la fessura del lenzuolo in cui vediamo dormire protagonista si trasforma in un vicolo che si apre sulla Londra del passato, diventano una sorta di ragione di vita: il momento della giornata che aspetta con ansia e trepidazione. Tuttavia l’identificazione con la bella e ambiziosa Sandy coincide con la perdita della propria identità, qualcosa di molto pericoloso che è anche anticamera di un misterioso segreto destinato a venire alla luce.

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Ed è proprio la luce, un continuo oscillare tra rosso e blu, uno degli elementi che ci ha colpito di più di questo film, visivamente e tematicamente curatissimo. Basti pensare anche alla colonna sonora. Non è un caso che la stanza di Eloise, costantemente illuminata da un neon esterno rappresenti allo stesso un varco ma anche la chiave del mistero stesso.

Sotto questo punto di vista, complice anche un montaggio incalzante, Ultima notte a Soho è un ottimo giallo, pur prendendo in prestito elementi dal thriller e dal genere horror. Il risultato è un film originale, che riesce a omaggiare il passato dando però vita a qualcosa di diverso. Una cosa che ci piacerebbe vedere più spesso in tempi recenti.

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Tutto merito di un mix vincente e di un cast super azzeccato, trainato da una fantastica Thomasin McKenzie in duetto con Anya Taylor-Joy e impreziosito da Matt Smith e Michael Ajao.

PICCOLO SPOILER:

Ci ha colpito inoltre che, in un’epoca contraddistinta dal politically correct, la storia non abbia paura di dare alla figura di Sandy la doppia accezione di vittima e carnefice, rendendola a tutti gli effetti un personaggio tragico e con la necessità di liberarsi delle proprie colpe.

Menzione speciale per Diana Rigg, a cui il film è dedicato, che interpreta Miss. Collins. Vera e propria icona del cinema inglese degli anni ’60, l’attrice è venuta a mancare lo scorso anno. Insieme a lei anche due celebri figure di quegli anni: Terence Stamp e Margaret Nolan.