Mulan: un live action pigro, politically correct e poco femminista – Recensione scritto da Federica Marcucci 3 Settembre 2020 “Ho sentito tante cose su di te Fa Mulan”. I fan di vecchia data ricorderanno cosa diceva l’Imperatore della Cina all’eroina nel film d’animazione omonimo del 1998. Dal canto nostro anche noi ci aspettavamo grandi cose dal remake in live action di questo amatissimo film d’animazione, viste le premesse e il tam tam della stessa Disney. LEGGI ANCHE Mulan: in arrivo dal 4 settembre su Disney+ a 21,99€ Tuttavia le nostre aspettative sono state ampiamente deluse. Mulan è un live action stanco, pigro che risente di un ritmo confuso – a tratti dramma, a tratti film d’azione. Ma soprattutto cade nella rete di cercare un politicamente corretto esagerato, trasformandosi al contempo in una storia in cui il tema del femminismo è messo in un angolo. Sono anni ormai che la Disney, complici i guadagni facili e il fascino delle operazioni nostalgia, ha intrapreso la strada dei remake in live action. Nulla di strano: il cinema è sempre vissuto di remake, reboot, riproposizioni. Ma quando è la casa madre a voler raccontare, a neanche una generazione di distanza, la stessa storia sorge un problema. Disney’s MULAN..Mulan (Yifei Liu)..Photo: Film Frame..© 2019 Disney Enterprises, Inc. All Rights Reserved. Diretto dalla neozelandese Niki Caro, Mulan ricerca infatti una fedeltà nelle ambientazioni sicuramente interessante e degna di nota. Gli attori, tra cui spicca la protagonista Liu Yifei, sono tutti eccezionali. Ma se da una parte apprezziamo il rifiuto dell’ennesima operazione di whitewashing da parte di una major americana, dall’altra non possiamo non criticare le mancanze di Mulan a livello tematico. Soprattutto perché siamo di fronte a un remake dichiarato (il logo stesso del film è uguale a quello del 1998), dunque evitare dei parallelismi sarebbe impossibile. Ecco perché non c’è Mushu nel film: Pensato come un film di arti marziali, con risultati a tratti disastrosi (i movimenti di macchina di 180 gradi anche no, così come i combattimenti in stile Matrix), il film commette il grandissimo errore di presentare sin da subito la propria eroina come una guerriera. Qualcuno che sa chi è, ma viene represso dalla propria famiglia e dalla propria società. Da qui anche il dualismo, abbastanza malriuscito, con il personaggio di Xian Lang, la strega. Quando la protagonista arriva sul campo di battaglia non esita e combatte, come se avesse sempre saputo farlo. L’unico suo tormento è quello di non essere “vera”, come recita il mantra dei soldati imperiali. Per questo si scioglie i capelli e si mostra per quello che è. Senza pensare che nessuno avrebbe mai ascoltato una donna. Eppure niente di questo accade. Il film procede liscio, in modo troppo facile e senza sorprese. In questo in live action manca di profondità, introspezione e sì, potenza. Se infatti ripensiamo al conflitto interiore dell’eroina nel film d’animazione, questa nuova Mulan che combatte come una macchina da guerra appare estremamente fredda, poco empatica e lontana da qualunque femminismo. Un tema, quest’ultimo, che negli anni ’90, durante il Rinascimento Disney, era più chiaro di oggi per molti aspetti. Non a caso la forza di Mulan era la sua volontà, ma anche quella di nascondere la sua femminilità per amore del padre. Una ragazza che non sa chi è, ma fa di tutto per capirlo. Qualcuno che alla fine diventa una donna E una guerriera. Non una donna modellata su un guerriero. Scusate se è poco. Ventidue anni fa la Disney diceva: Abbi il coraggio di scoprire chi sei perché sei unico. La tua famiglia e le persone a te care ti amano per questo. Oggi dice: Sii te stesso nonostante tutto. A noi la prima sembra molto più completa e profonda… ci piace di più. Voi che ne pensate? E che cosa ne pensate del remake in live action di Mulan?