Brexit: ecco cosa cambierà per i giovani! scritto da Laura Valli 24 Giugno 2016 Si sente tanto parlare di Brexit in questi giorni, ma cosa significa? E quali conseguenze deriveranno da questa scelta? Le votazioni della Brexit hanno rivelato un netto spaccamento tra gli elettori, con risultati disaggregati, evidenziando un voto generazionale: il 75% dei giovani fra i 18 e i 24 anni ha votato Remain, ovvero contro la Brexit, al contratto il 61% degli ultra 65enni hanno votato per uscire dall’Unione Europea. Il Mirror questa mattina sintetizza perfettamente la situazione che sempre più chiaramente si sta delineando, i grandi sconfitti in questo referendum sono senza dubbio i giovani: “I giovani hanno votato con un ampio margine per restare, ma il loro voto è stato surclassato”, ha commentato Tim Farron, leader dei Liberal democratici. “Sono andati a votare per il loro futuro, che però gli è stato portato via”. I giovani britannici, specialmente Diplomati e Laureati, si sentono europei, interconnessi e integrati, e per convincere e per sensibilizzare giovani e giovanissimi per andare a votare, hanno puntato sull’impatto che la Brexit avrà sulle loro vite, respingendo in blocco i discorsi dell’establishment sul referendum e tutte le motivazioni burocratico-finanziarie che hanno tanto colpito genitori e nonni. Dai sondaggi svolti dal Financial Times risulta che vi è stata una rush finale per la registrazione al voto di giovani migliaia di giovani, ma ciò non è bastato e da oggi la Gran Bretagna è uscita dall’Unione Europea. Quello della Brexit è un referendum storico, che pone fine al processo di integrazione del Vecchio Continente, innescando una relazione particolarmente complessa, che apre un periodo di particolare incertezza, tanto per il Regno Unito quanto per l’Europa. Ma cosa cambierà ora per i giovani dopo la Brexit? Innanzitutto, Brexit è un acronimo creato dai giornalisti unendo Britain & Exit, ovvero la decisione dei britannici di uscire dall’Unione Europea che avevano contribuito a fondare nel 1992 (dopo l’ingresso nella CEE nel 1973, ndr). L’unione Europea si è sempre fatta paladina delle più elementari libertà, tra le quali la libertà di viaggiare, studiare o lavorare negli stati membri, al fine di creare un senso unitario e dar vita ad una generazione che si sentisse veramente europea. L’idea di andare a studiare o lavorare in Gran Bretagna che molti ragazzi Italiani hanno, specie in questa stagione, d’ora in poi non sarà più così facile ed immediata … in primis tutti dovranno munirsi di Passaporto! Anche per gli oltre 600mila italiani che è già si trovano a Londra (si stima più di 450mila solo nella capitale) o nelle altre città del Regno unito, la Brexit implica notevoli conseguenze: sarà necessario presentare un visto per entrare e un permesso di lavoro per lavorare, come ha detto chiaro e tondo Nigel Farage (leader del partito euroscettico Ukip) : “Finirà il diritto automatico per i cittadini Ue di entrare in Uk”. il permesso di ingresso si otterrà grazie a un sistema a punti all’australiana, ossia verranno valutate le competenze e le capacità di ogni richiedente, nonché la conoscenza della lingua. Chi non passa l’esame, non entra! Ciò va a scapito di chi andava in Gran Bretagna per migliorare il proprio inglese scegliendo un posto da cameriere o barista. studiare in Inghilterra sarà ancora più appannaggio di una élite, in quanto se i cittadini europei la retta annuale di una Università è di 9mila sterline (12mila euro), per gli “studenti internazionali” lievita di molto e può variare dalle 14mila alle 19mila sterline (dai 16 ai 22mila euro).grandi svantaggiati li avranno anche i cosiddetti cervelli in fuga, ricercatori italiani che dopo anni di studi ed enormi sacrifici si vedranno tagliati i fondi per la ricerca, perché molti vengono da finanziamenti Ue. Voi cosa ne pensate del risultato della Brexit? Cosa avreste votato?