Intervista ad Ics: “Non mi accontento dell’hip hop” scritto da Alice Ziveri 17 Dicembre 2012 Ics è entrato a X Factor 6 come la pecora nera: con un genere non tradizionale, per il talent show, molto determinato e senza tanti peli sulla lingua. Come Elio ha ripetuto allo sfinimento, all’inizio stava “antipatico a tutti”. Ma iniziati i live show il cambiamento è avvenuto in fretta, già con le prime due esibizioni le gente ah iniziato a dire “ah però”. E più andava avanti, più si faceva apprezzare, con la sua simpatia, il suo fare disinvolto sul palco e la sua personalità artistica unica. La performance che, forse, ha definitivamente sdoganato Ics è stata quella di Der Kommissar: da lì in avanti l’hanno amato proprio tutti! Ics non è stato solo il primo concorrente a portare una ventata di rap e hip hop a X Factor Italia, ma anche il primo a rielaborare i testi dei pezzi assegnatigli con inserzioni scritte da lui – e anche qui abbiamo visto un talento. E’ arrivato secondo, un’immensa soddisfazione per lui, e adesso stringe fra le mani l’EP che contiene, oltre ad alcune cover, il singolo Autostima di prima mattina (scritto con Morgan) e un altro inedito, Lei è come te, scritto con Fish e Marco Zangirolami. “Dal nulla ad arrivare secondo a X Factor: non me l’aspettavo, ma ho sempre sognato di lavorare nella musica. Sono felice, e adesso voglio dare ancora di più” dice Ics. L’abbiamo incontrato qualche giorno dopo la finalissima, ecco cosa ci ha raccontato. Cosa facevi prima di X Factor? Ho fatto veramente poco a livello di esibizioni e serate. Lavoravo come operaio dal lunedì al sabato, o come operatore socio-sanitario da lunedì a domenica, più i turni e le notti, quindi era difficile incastrare delle serate. Spesso mi saltavano, e le poche che riuscivo a fare erano per la gloria, non guadagnavo niente. Però mi sono autoprodotto tantissime cose, una quarantina di dischi prodotti in casa e poi messi su internet: ovviamente però il range di persone che mi ascoltava non era vastissimo, erano sempre gli stessi, per quanto sfruttassi i social network. Insomma, non ho mai avuto occasioni vere prima di X Factor. Inizia tutto adesso, ne sono consapevole, ma mi sono impegnato così tanto proprio perchè prima non ho mai avuto niente. Come ti è venuta l’idea di fare le audizioni? L’anno scorso ho seguito tutto X Factor USA e tutto X Factor Italia. Mi sono reso conto che nella versione USA c’erano dei rapper, in quella italiana no. “Perchè no?” mi sono chiesto. Sapevo come la mia presenza ai casting sarebbe stata presa, all’inizio. Ma alla fine l’hip hop è musica come il pop, come il soul, come il metal… non è che sia un genere di secondo grado. Io mi presentavo come un cantante che portava il suo modo di fare: come Daniele portava il rock, Chiara l trip hop, io portavo la mia influenza hip hop, puntando sull’originalità. Ho detto influenza hip hop, attenzione, non l’hip hop: sono secondo classificato come popstar ed è quello che punto a diventare, ovviamente con le mie influenze rap e hip hop. Come ti sei avvicinato a questo genere? Il mio primo disco hip hop è stato Hello Nasty dei Beastie Boys, ancora uno dei miei preferiti. Lo comprai per caso, in Croazia. Avevo appena iniziato le superiori all’istituto d’arte, e lì avevo visto tante realtà diverse… metallari, rapper, rasta… mi attiravano molto. E mi attirava il fatto dei rapper che parlavano, facevano musica senza bisogno di cantare. Come una conversazione. Però hai messo in chiaro fin da subito che non ti accontenti dell’hip hop. I Cypress Hill, che per me sono il top, incrociano qualsiasi cosa. Conoscendo loro ho capito che io in realtà sono un rapper che non si accontenta solo del rap, e che effettivamente il mio genere è quello filo-Caparezziano, con influenze che vanno dal reggae al rock all’elettronica a tutto. Anche perchè alla fine il rap è nato come un ibrido. Secondo me è proprio questo che ha convinto la gente, il fatto che io non mi sia fossilizzato solo sul filone hip hop, ma che l’abbia usato come influenza dentro il pop. Altri artisti che amo sono Rage Against The Machine, Insolence, Living Colour… fra li italiani Caparezza, Frankie Hi Energy… tutta gente che non fa tanto caso alla collocazione. Ecco. quando diventi incollocabile, allora sì che sei veramente hip hop. Nel loft mi ero portato dischi dei Led Zeppelin, Opeth… veramente poco rap. Per fare un bell’hip hop non bisogna ascoltare solo hip hop, secondo me: quello di Caparezza è un grande hip hop proprio perchè non è soltanto quello. Infatti il suo mito è Frank Zappa. Come vedi il rap mainstream italiano di oggi? Vedo che adesso l’hip hop italiano è diventato una sorta di nuovo pop. Va molto. Sta avendo una rivalutazione commerciale importante, che è anche uno dei motivi per cui ho deciso di presentarmi a X Factor con questa influenza. Ci sono artisti che mi piacciono e altri no, ma comunque in questo momento è molto forte, ed è molto pop nel senso di popular. Non è più una cerchia ristretta. Che adolescente sei stato? Preso spesso per sfigato e incompreso. Spesso però, devo dire, non mi interessava neanche essere compreso. Come dico nell’inedito: “La mia voce piace/ l’immagine non tanto/ sono anche capace di farmene un vanto”. L’incomprensione è una brutta bestia, non di rado porta all’emarginazione. Ma per me a un certo punto è diventata quasi un’arma, la giravo al contrario. Mi davano la prova che ero differente, bene. Caparezza dice: “Non sarò nè migliore nè peggiore di nessuno, finchè sarò diverso”. Chiaro, a volte ci soffrivo, ma cercavo di mantenere alto il mio tono. Sei anche un’appassionato di danza, non è vero? Io ho il mito di Michael Jackson e i Queen, sopra a qualsiasi cosa. Michael Jackson è colui che è semplicemente inarrivabile, per chiunque abbia la passione della danza. E’ il tutto fare che fa tutto bene. Io ho fatto balli latino americani a livello agonistico. Ho fatto anche hip hop ma quello sotto i portici con gli amici – spalle rotte, ginocchia fracassate, di tutto! Il ballo è essenziale per me, lo amo. Quando ci hanno portato a ballare in un locale ho continuato per tre ore senza fermarmi, mentre gli altri facevano le loro pause. Quando parte qualsiasi cosa io non riesco a stare fermo, è l’animo dancer: i ballerini infatti mi adoravano, perchè mi davano delle coreografie difficili ma vedevano che le imparavo subito. Anzi, spesso allora mi aggiungevano delle parti! Quindi in dei futuri concerti vorresti ballare? Certo! Ho bisogno di ballerini e ballerine, coreografie. Mi piacerebbe portare in giro lo stesso spettacolo che la gente ha visto a X Factor. Infatti a Bologna, quando ho fatto il concerto, mi mancava l’elemento coreografico. E quando ho fatto i King Crimson, che non mi hanno dato la coreografia, mi sono quasi offeso! Partecipa e vinci: Per festeggiare l’uscita dell’Ep di Ics, Ginger Generation mette in palio una copia del cd Autostima di prima mattina, che contiene l’inedito e altre quattro cover che ha interpretato ad X Factor. Per vincere il disco di Ics basterà rispondere a questa domanda mandando una mail a [email protected]. La risposta più bella, creativa e originale, secondo il giudizio insindacabile della Redazione di Ginger vincerà il premio: La canzone di Ics si intitola Autostima di prima mattina. Cosa vi rende carichi di autostima e perché? Guarda Ics e gli altri finalisti esibirsi al punto EnelSharing