Voglio cambiare sport: il tennis scritto da admin 29 Marzo 2008 Mia madre mi racconta sempre che è stato il primo sport da lei praticato: in cantina conserva ancora la sua vecchia racchetta di legno! Mio padre ha vinto svariati tornei (ci sono trofei e foto che lo testimoniano) e i miei due fratelli sono da sempre appassionati. Io, ovviamente, da unica principessina della casa, non potevo non intraprendere questo sport senza amarlo da subito; o forse mi sono più appassionata alle gonnelline bianche plissè che mia madre mi comprava? Mah! Sta di fatto che la fra la miriade di sport che ho cominciato a praticare dalla tenera età, il tennis è l’unico di cui non mi sono mai stancata.e, ancora oggi e quando posso, scappo con il mio amato boy sul campo in terra per infliggergli una vittoria schiacciante! Ma passiamo a raccontare in cosa consiste questo meraviglioso sport, un’attività che potrebbe affondare le proprie radici nei giochi latini (pila trigonalis), in un gioco praticato nella corte bizantina e, infine, nella francese jeu de paume, ossia un’evoluzione della pallacorda; la pallacorda, infatti, già nel XVI secolo, esigeva l’uso della racchetta mentre in precedenza era giocato con il palmo della mano coperto da un apposito guanto. Il tennis, infatti, è uno sport che vede opposti due giocatori (si parla di match singolare) o quattro (due contro due, si parla di match di doppio). I giocatori utilizzano una racchetta, in passato con telaio in legno, poi in leghe leggere ora in materiali polimerici, con una rete rigida di corde verticali e orizzontali, fissate al telaio, al fine di colpire una palla. Lo scopo del gioco, se non ne siete proprio ignare, è colpire la palla per far sì che l’avversario, posto nell’altra metà del campo da gioco, non possa ribatterla dopo il primo rimbalzo o battendola finisca con il commettere fallo. Detto così, sembra molto semplice ma in realtà il tennis è uno sport che richiede molto allenamento e costanza: se non lo si pratica con frequenza, infatti, è facile perdere fluidità nei movimenti, cosa che può influire molto sulle traiettorie della pallina e, quindi, sull’esito del gioco. (Per il regolamento, potete cliccare qui). Ovviamente, la prima cosa che i maestri insegnano quando si inizia a giocare, sono i quattro colpi base: il dritto o diritto; il rovescio (il più famoso rovescio bimane rimane sicuramente quello di Andree Agassi, qui a lato); la battuta o servizio e, infine, la volèe. Per quanto riguarda il punteggio, invece, il punteggio segue la successione di 15 – 30 – 40 – vittoria: se i giocatori, però, sono sul punteggio di 40 – 40, vince chi conquista due vantaggi consecutivi. In Italia, l’aumento della popolarità di questo sport, si verificò nel corso degli anni ‘70/’80, grazie anche ai successi di giocatori come il nostrano Adriano Panatta (che con la squadra vinse la prima Coppa Davis nel 1976) o alle prodezze di Lea Pericoli (la tennista italiana famosa per le sue mutandine di pizzo sempre in bella vista!). Chiaramente noi apparteniamo ad un’altra generazione, quindi è sicuramente più facile avere a modello tenniste come Maria Sharapova o Anna Kournikova che ricordare nomi come quello di Gabriela Sabatini, Monica Seles, Martina Navratilova o Steffi Graff, tenniste di fama mondiale che hanno fatto la storia di questo sport. In più, aggiungiamo al tutto che oggi le tenniste più famose, vengono anche notate più per la loro bellezza o per i loro flirt che per le loro prestazioni fisiche e sportive, non parlando poi delle maggiori case di abbigliamento sportivo che fanno a gare per accaparrarsele come testimonial per l’ultimo modello di racchetta o di scarpa da tennis. Sicuramente esplicativa, a riguardo, la famosa dichiarazione che rilasciò Anna Kournikova (forse la più bella del reame), semifinalista a Wimbledon a 17 anni ma mai vincitrice di alcun torneo professionistico, diventata miliardaria e famosa per aver sfilato più sulle passerelle che sui campi da tennis e, particolare non superfluo, per essersi conquistata il bel Enrique Iglesias: «Sono come un menu molto, molto costoso. Magari puoi anche leggerlo, ma difficilmente te lo puoi permettere». E se lo dice lei, ci possiamo credere!.