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“Il piumino globale: il Moncler”

scritto da admin

Se vi trovaste a passeggiare per Corso Italia a Cortina d’Ampezzo e ne foste sfornite, potreste rischiare di essere guardate con aria di sufficienza, siete avvertite! Se ad agosto voleste per caso avvantaggiarvi sugli acquisti invernali, vi consiglio di correre a comprarlo perché da lì a poco non ne troverete più nemmeno uno: altro che saldi di gennaio! In giro, poi, non si vede “altro”, tutte a “sfoggiarlo” e super attente a verificare se compare quell’indiscusso segno di riconoscimento, il famoso stemma bianco raffigurante il mitico galletto rosso e blu. Insomma, se ancora non avete capito di cosa sto parlando, care amiche modaiole, sappiate che una volta indossato, non ve ne separerete più, tanta è la sua leggerezza e il suo calore.

Vi bastano gli indizi? Spero proprio di sì perché il piumino Moncler non ammette dubbi o incertezze di sorta: tutte le sue caratteristiche, infatti, sono riunite nello storico marchio nato nel 1952 dalla collaborazione fra il fondatore Renè Ramillon e l’alpinista Lionel Terray. Il piumino in sé, poi, salì alla ribalta solo 16 anni più tardi, quando appunto la Moncler (nome nato dall’abbreviazione di Monestier de Clermont, località nelle vicinanze di Grenoble, città natale dell’azienda, n.d.r.) divenne fornitore ufficiale della squadra nazionale francese di sci alpino durante le Olimpiadi invernali che si tennero proprio a Grenoble.

Ma abbandoniamo la storia e addentriamoci nel percorso fashionist del Moncler, di tutte quelle variabili insomma che lo incoronarono, ad esempio, capo preferito dai paninari durante i mitici anni ’80. Voi giovanissime non lo ricorderete di certo ma se ogni tanto vi capitasse di beccarlo in qualche passaggio televisivo (il dvd di questo film non esiste!), non perdetevi la visione del film “Sposerò Simon Le Bon”, una pellicola cinematograficamente scadente, sia chiaro, ma verosimile e realistica per lo spaccato che fornisce sugli adolescenti milanesi di quell’epoca e sul loro look super curato.

Insomma, se in quegli anni si era di età compresa fra i 14 ai 18 anni e si frequentava il mitico liceo Berchet di Milano ad esempio, il look doveva rispondere ad alcune semplici ma fondamentali regole base: sotto la felpa Naj Oleari i jeans andavano stretti sulla caviglia, legati in vita da una cintura texana rigorosamente firmata El Charro. Le scarpe? Timberland ovviamente, possibilmente con calzini colorati a rombi in vista. E sulle spalle? Cosa se non l’immancabile zainetto Invicta o Best Company? A corollario del tutto, infine, non si poteva non indossare “lui”, il piumino Moncler, possibilmente nelle colorazioni azzurro, giallo, arancione, verde o fucsia per le ragazze, un tripudio “di colori da golosa centrifuga vitaminica”, come recita uno dei comunicati stampa dell’azienda francese.

Dopo quel successo inaspettato, il piumino Moncler tornò per svariati inverni a sostare negli armadi degli ex paninari (oggi divenuti padri e madri di famiglia) forse perchè giudicato troppo “ingombrante” durante gli anni ’90, per antonomasia ribattezzati come l’epoca del minimal chic! La difficile situazione dell’azienda, poi, si protrasse fino al 2000 quando finalmente venne presentata la prima collezione Spring/Summer disegnata dal nuovo patron Remo Ruffini. Da allora, il Moncler è tornato alla ribalta, comparendo non solo sulle piste da sci ma trovandosi a suo agio come capo invernale anche in città e divenendo il protagonista anche di svariate serate mondane: non per niente, la collezione Fall/Winter 2007/2008 è stata accompagnata da uno slogan che recita così “dalle piste innevate alla Prima della Scala”.

Un capo invernale, quindi, che va molto oltre il semplice piumino antifreddo/antipioggia: la texture, infatti, è caratterizzata dal nylon laccato lavorato in modo da acquistare la terza dimensione (Ginger ve lo aveva preannunciato già qui); un nero/bianco laccato e lucido che da lontano crea degli effetti ottici che da vicino neanche vedreste; una voglia di decoro, di accessori e di forme anni ’50 che richiamano i cappottini che Audrey Hepburn sfoggiava in “Colazione da Tiffany”, soprabiti imbottiti dalla linea elegante, sofisticata e adatti anche per una serata glamour. Per i colori si parte da quelli standard come nero, oro, blu, grigio e fango per arrivare a quelli super accesi e allegrissimi come il verde menta del modello Amandine (guarnito da sei macrobottoni neri e piatti, dettaglio che contraddistingue quest’ ultima collezione), il giallo zafferano di “Clarisse” per arrivare al corallo di Elodie o all’anice di “Charlotte”.

Se, poi, oltre a farvelo regalare dal papà e dalla mamma voleste convincere quest’ultima a regalarsi questa meraviglia fatta solo di piuma, consigliatele di sceglierne uno dalla linea Gamme Rouge, la sezione “gioiello” della Moncler disegnata da Alessandra Facchinetti (la designer che attualmente ha preso il posto di Valentino nella direzione creativa delle collezioni donne dell’omonima maison, n.d.r.) che completa così la gamma delle proposte dell’azienda di Grenoble e che risulta caratterizzata da un’eleganza preziosa nei ricami e nei dettagli. Insomma, il piumino “globale”, così come lo definisce il suo patron, ha uno stile tutto suo, dotato di mille forme, in bilico tra passato e presente ma forte di una sola, unica personalità.

Lasciatevi avvolgere dal tepore che vi offre mentre siete per strada, sullo scooter o nel corso di una fredda serata: lui conosce noi ragazze e la voglia di sentirci coccolate e abbracciate. “Lui” non vi deluderà e voi, per ringraziarlo, a partire da quel momento, non conoscerete un altro piumino all’infuori di lui.